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Il personaggio: Zabelinskaya Back for good - La russa torna vincente dopo il lungo stop

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Olga Zabelinskaya in compagnia di Diana Ziliute - Foto Cicloweb.it © Giuseppe CristianoLa vita del ciclista comporta sempre grande sacrificio. Anni e anni di duri allenamenti per inseguire il sogno di correre nella massima categoria prima e di affermarsi in questa poi, salendo magari su quei gradini più alti che contano ed in grado di consegnarti ai posteri. Anche il destino ed il corso degli eventi giocano però un ruolo determinante ed è allora,  nel ripartire quasi azzerando sè stessi di fronte al nuovo percorso da affrontare, che la forza di volontà e lo spirito di sacrificio assumono un valore ancor più perentorio. Oltre al talento innato che al momento opportuno sa tornare a palesarsi.

E' stato così anche per Olga Zabelinskaya che, dopo ben 4 anni di attesa, sul gradino più alto del podio c'è tornata per davvero, anche se per l'arrivo a braccia alzate sul traguardo c'è ancora da attendere un pò. Il Thüringen Rundfahrt appena terminato ci ha restituito così, attraverso la sua classifica generale finale, una ragazza che ha sempre avuto il ciclismo nel sangue, sperando magari di avere più fortuna del papà, quel Serguei Soukhourutchenkov talento straordinario ma arrivato tardi, anzi tardissimo nel ciclismo che conta. Non è bastato molto per vedere in Olga doti notevoli, soprattutto nelle prove contro il tempo ed il titolo mondiale a cronometro conquistato nel 1997 fu una prima credenziale autorevole da esibire, a cui seguì cinque anni dopo il titolo europeo (sempre contro il tempo) da Under 23. Un susseguirsi di buone prestazioni  (anche al Giro d'Italia) fino a giungere al Tour de l'Aude 2006, onorato con un successo di tappa. Poi il capitolo si chiude. Almeno momentaneamente. Una doppia maternità da affrontare e a cui non ci si può sottrarre, perchè in certi momenti nulla diviene più importante rispetto all'imminenza di una nuova vita. Quattro anni sembrano non passare mai, sufficienti quasi a far dimenticare il nome ai più distratti, poi all'improvviso nel pomeriggio di Cittiglio lampi dell'Est tornano ad abbagliare il mondo del ciclismo femminile. E' il giorno della prima prova di Coppa del Mondo, del Trofeo Alfredo Binda ed eccola di nuovo lì la russa talentuosa, che ricorda bene come si fa, eccome se lo ricorda. Una corsa generosissima conclusa con un decimo posto che non dice abbastanza su una condotta garibaldina che ha tenuto in scacco il gruppo fino a poche centinaia di metri dal traguardo. La Zabelinskaya c'è e si vede, finchè anche la sfiga sembra vederci benissimo nel cercare di obbligarla ad un nuovo stop. Una macchina la investe mentre è in allenamento sull'Aurelia, sulle prime non sembra nulla di grave ma alcune complicazioni dovute a dolori all'addome hanno fatto temere il peggio per qualche giorno. Ma Olga è dura, supera anche questa e nonostante qualche difficoltà iniziale torna ben presto a pedalare come sa, sfiorando il titolo russo a cronometro in giugno. E' ormai chiaro che sul suo valore non vi sono nuovamente più dubbi ed è così che la chiamata buona, quella della Safi, le apre le porte verso uno degli appuntamenti più importanti della stagione: un Giro Donne da correre come leader indiscussa per la classifica generale. Corsa dura, durissima, con quello Stelvio che da solo basta ad intimorire ma alla fine una corsa che fa guardare al futuro con ottimismo: i minuti sono tanti dalla vetta ma una certa regolarità di piazzamenti (tra cui spicca il 3° posto ad Arcisate) le porta in dote un nono posto finale da accogliere più che positivamente. Non serve molto tempo per comprenderlo, visto che sono state proprio le strade della Turingia a riconsegnare una Zabelinskaya vincente, combattiva fin dal primo giorno, avversaria fiera e leale di una Pucinskaite tornata anche lei ad un successo che attendeva da meno tempo ma comunque da poco più di un anno nel secondo giorno e capace poi di blindare la leadership con un'ottima cronometro (conclusa in terza posizione) nella quarta frazione. Olga Zabelinskaya è tornata ed ora può già guardare alle strade della Route de France, prossimo possibile obiettivo, sognando magari le strade di Melbourne dal sapore iridato.

Esulta la Zabelinskaya come pure Grete Treier, anche lei tornata in auge dopo essere stata alle prese con la maternità. Torna vincente nella Michela Fanini dove si era rivelata una manciata di stagioni orsono, meritandosi anche il simpatico appellativo di "velocista-scalatrice", frutto di quella sua capacità di far bene tanto negli sprint a ranghi compatti quanto nelle frazioni altimetricamente complicate. Maglie tricolori d'Estonia tanto per cominciare (in linea, a cronometro e, storia di circa dieci giorni fa, anche nella MTB) e poi riecco l'Italia attraverso le dure fatiche del Giro, portato a termine con un dignitoso 13esimo posto che pare riaprire gli scenari dei giorni belli. Che di fatti tornano sulle strade di Francia, attraverso un Tour de Limousine conquistato e marchiato da due splendidi successi di tappa.

Tornare ad ottimi livelli dopo l'esperienza della maternità quindi è possibile e questi sono soltanto gli ultimi tra gli esempi di "mamme sprint dell'Est", visto che anche Diana Ziliute e Svetlana Bubnenkova, tanto per dirne due, si sono trovate in condizioni simili. Ogni cosa ha il suo tempo, anche se dire che tutto è facile e può scorrere liscio come l'olio rischia di banalizzare eccessivamente la questione. Impossibile dimenticare infatti la depressione post partum che due anni fa fu all'origine del suicidio di Zita Urbonaite, che già aveva terminato la propria attività agonistica ma che comunque rende bene l'idea di come certi periodi vadano gestiti anche con le dovute cautele a seconda dei casi.

Ricominciando ad inseguire i propri sogni però il talento ed il sacrificio sanno tornare a fondersi. Per creare la magia di una vittoria che si configura agli occhi innocenti di un bambino. 

Vivian Ghianni

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