Brixia Tour 2010: Gruppo sgranato, vittoria a Sutton - Pozzovivo è sempre il leader
Ha scelto l'Italia come terra di conquista. Una campagna iniziata cinque anni fa, quando le armi a disposizione erano ancora da affinare e al nemico faceva difetto l'esperienza. La selezione dello scenario fu tuttavia certosina. Sul circuito delle terme di Caracalla, tra i sampietrini della Roma imperiale, il suo colpo di coda a duemila metri dalla linea del traguardo spense il sorriso all'esercito di casa, capeggiato dal tricolore di Riccò e da Sabatini, sguardi tristi sul podio di un Gran Premio della Liberazione tornato a parlare straniero (australiano, per la prima volta) ad undici anni di distanza dall'acuto del danese Petersen.
Christopher Sutton sembrava essere solo l'ultimo dei campioni in erba sfornati dal movimento del Commonwealth, risultato di un'organizzazione del settore giovanile destinata a passare dal lavoro in pista. E lui, già campione nazionale dell'Americana e ormai pronto al salto tra i professionisti, dopo il colpo da finesseur chiedeva al destino un futuro da leader. Veloce, forte a cronometro e resistente sulle salite brevi, incarnava il prototipo del cacciatore di classiche.
Ad un lustro di distanza, la carriera dell'aussie ha assunto tinte diverse. Lo spunto veloce gli ha assicurato ingaggi come apripista, cui Farrar (alla Garmin), Boasson Hagen ed Henderson (oggi, alla Sky), hanno affidato il proprio destino. Estro e fucilate sacrificate sull'altare della felicità altrui, con poche libere uscite da sfruttare. Undici successi in quattro anni e mezzo e un palmarès costruito soprattutto dentro ai confini nazionali, pur mantenendo intatto un rapporto morboso col Belpaese, nel quale si aggiudicò la cronosquadre di Palermo, ouverture del Giro 2008, ed al quale continua ad infliggere punizioni severe. Merlo fu costretto a leggere il numero del suo dorsale al Tour of Britain l'anno scorso, così come Ferrari, enfant du pays, sulle strade di Pisogne oggi.
Dopo le fatiche dei tornanti di Poffe, a prendere il via da Pisogne quella che in origine avrebbe dovuto essere una semitappa, antipasto della gustosa cronoscalata alla Madonna della Stella (annullata dall'UCI perché ritenuta troppo pericolosa) sono in 141, di cui otto allungano 22 chilometri dopo il via. Tra i battistrada spicca la presenza del primo padrone della corsa, Giovanni Visconti, che tuttavia si rialza e viene assorbito dal gruppo dei migliori al chilometro 65. Benenati, Madrazo, Pinizzotto, Mortensen, Torosantucci, D'Angelo e Wurf proseguono di comune accordo fino ai meno 45 dall'arrivo, poi in vista del secondo passaggio sul Gpm di Pieve Vecchia è il danese della Vacansoleil a rompere gli indugi, restando da solo mentre Ruiz si rialza ed in gruppo sono la Colnago - del leader della classifica generale, Pozzovivo - e la ISD a menare le danze.
Lo strappo che conduce a Pisogne strizza l'occhio a chi ha steccato ieri e così Carrara mette i compagni a tirare, coadiuvato dall'Acqua & Sapone che, con Paolini, è alla disperata ricerca di un successo da dedicare a Palmiro Masciarelli.
A scollinare per primo, ai meno 2 km dallo striscione d'arrivo, è proprio il vincitore del Giro del Lussemburgo, con a ruota un Pietropolli che non sembra aver perso la brillantezza evidenziata un mese fa tra Svizzera e tricolore. Lo sprint, tra il gruppo dei migliori ridotto ad appena venti unità, vede Carrara chiudere alle transenne Belletti, mentre a Paolini mancano le gambe.
Ferrari parte lungo a centro strada e sembra fare il vuoto, ma quando il terzo successo stagionale (dopo Lugano e il Giro del Friuli) pare cosa fatta, al pedale veloce di Gavardo si accende la spia rossa e per Sutton è un gioco da ragazzi saltarlo e tornare ad alzare le braccia a sei mesi di distanza dall'unico acuto del 2010, risalente all'ultima fatica del Tour Down Under.
Alla vigilia della tappa che deciderà le sorti della corsa, con arrivo posto in cima al Passo del Maniva, in classifica generale restano congelate le posizioni di vertice, con Pozzovivo che comanda con 39'' sul polacco Huzarski e 50'' su Possoni, mentre Marzano (quarto a 1'19'') è stato coinvolto in una caduta, senza conseguenze, insieme a Balloni ed Ignatiev.
Se il camoscio lucano confermerà lo zenit della condizione fisica palesato sulle rampe di Poffe, non risulta peregrina l'ipotesi del secondo show in 48 ore. Per sbollire la delusione post-Giro, nessun viatico appare migliore della possibilità di raddoppiare lo score personale (due successi in sei anni nella categoria, fino a ieri mattina) in appena tre giorni. Una cosa è certa: per riuscirvi, guardando l'asfalto sciogliersi sotto i tubolari, dovrà scorgere l'assenza totale di ombre.