Tour de France 2010: Basso, i sogni restano a valle - Cunego, gambe e confusione
Versione stampabileIn fondo alla valle la strada è ancora sentiero, passaggio stretto, esodo di speranza tra le gole dell'Aude. I catari vi trovavano rifugio, mancava l'asfalto, ma per il resto deve essere cambiato molto poco. Anche l'asfalto comunque è timido, una striscia sottile adagiata nel prato. Più in basso boscaglia e soprattutto tanta aria ferma, stagnante, torrida. Dove gli eretici cercavano la purezza, il Tour cercava un'asciugatura. Una scrematura, dicono i suiveur. In fondo alle valli si lasciava il superfluo: e tra le cose rimaste laggiù, i sogni di Basso. Dalla valle dell'Aude era emerso ben saldo in sella al destriero. Tra i primi del gruppo sfilava sui pochi metri piani del dorso del Col de Pailheres, ma il tuffo nello stagno d'aria di Ax Les Thermes, ben lungi dal curare alcunchè, gli è stato fatale. Disarcionato non appena ricominciava la salita, nemmeno Kreuziger al fianco ancora più vuoto di lui. Forse proprio il caldo spietato lo sta impiombando, anche un anno fa nella fornace del Ventoux, al Delfinato, scontò la fatica del Giro.
Gli anni si cominciano a sentire proprio così. Caldo: sì ma con lo stesso caldo arrivai là, salii, conquistai. Ora lo sento. Poche ore di sonno? Sì, ma anche dormendo tre ore attaccai questo, staccai quello. Ora devo dormirne almeno sei. Ironia della sorte: andando su per forza d'inerzia ha recuperato un posizione in classifica, quindi non saranno nemmeno spalancate le porte qualora volesse lanciarsi alla ventura. L'impressione è che i ritmi ballerini delle fughe, dieci chilometri alla frusta, altri dieci a spasso, non siano base ideale per il suo sound. Allora: valutare le condizioni di salute. Poi rinsaldare la presa delle redini e rimettere l'armatura ammaccata. Basso piegato, assapora il senso amaro dei discorsi uditi. Due Giri sono difficili perchè trovi sempre gente rimessa a nuovo, ben lavata e stirata, tirati a lucido, vedrai. Lui si sentiva quercia. Ora invece sente solo le voci. Quelle che lo spingevano lontano da questo girone infernale chiamato eufemisticamente Boucle. Però come pochi altri sa scorgere gli appigli: sa aggrapparsi, è uomo di speranza, l'abc del corridore. Purificare è ritornare alle origini.
Cunego invece è fantasista nell'anima. Non ricostruisce il fronte più a valle, preferice la macchia, fa incursioni su entrambi i versanti. Dopo una Caporetto preferisce la guerriglia, mordi e fuggi. Ma, si diceva, il Tour è calcolo, si apre con la chiave giusta altrimenti si sbatte contro la parete. La maglia a pois a vederla dal gruppo deve essere una specie di faro acceso, eppure a tre chilometri dalla cima del Pailheres Cunego la perde di vista. Il diabolico Charteau scompare e riappare solo cento metri avanti al gruppo, non c'è verso di marcarlo come si deve. Ancora una volta Cunego schizza volenteroso dal gruppo solo per inseguire. Bracca, raggiunge, ma solo quando è ora di fare lo sprint, troppo tardi. Troppe idee. Anche Cunego è uomo di speranze salde, non altrettanto acuto nello scorgere appigli buoni però. Oggi gli era apparso, carismatico, Sastre. Nella sua ombra come convinto discepolo si era messo ingorando allegramente quasi 20 chilometri di discesa. Abbagliato da tanta fama ha perso di vista il vero faro che oggi gli offriva il percorso. Una discesa così lunga presa con 30" di vantaggio sul gruppo era la vera carta da giocare, altro che appiattirsi alla ruota dei fuggitivi arrostiti dal Pailheres. Sastre ha poi fornito la sua austera lezione rifiutandosi di scandirgli alcun ritmo, ma ormai i paladini iniziavano il loro curioso teatrino nelle immediate vicinanze.
Aggiungere che questo era solo un sostanzioso antipasto può sembrare poco gentile. Invece dove alberga la speranza sboccia subito anche la fede. La carità però non si trova a buon mercato da queste parti.