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Giro Donne 2010: Un caleidoscopio tutto Colorado - Entriamo nel mondo di Mara Abbott

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Mara Abbott trionfa sullo Stelvio - Foto Uff. Stampa Giro Donne © CJ FarqhuarsonQuel 2 giugno 2007 a Montréal si gareggiava per la Coppa del Mondo. Fabiana Luperini otteneva l'ennesima vittoria della sua prestigiosa carriera mentre alle sue spalle si piazzava una giovane 22enne tanto esile quanto competitiva. Per dare un nome alla ragazza così magra bisogna prendere l'aggettivo appena scritto e sottrarre la "g".

Si chiama Mara, Mara Katherine Abbott. Allora era poco più che una sconosciuta, oggi quella ragazza dagli occhi azzurri, la battuta sempre pronta, il sorriso sulle labbra anche quando è sotto sforzo ed i capelli castani fluenti, porterà nella sua casa di Boulder - Colorado - il suo primo Giro Donne. L'ha vinto correndo meglio di tutte, dando il massimo nei momenti giusti, pesando e contrappesando le energie, andando di conserva quando era il caso per aprire il gas nelle due tappe più impegnative, quella di Livigno e quella con l'inedito arrivo sul Passo dello Stelvio.

Una vera economista del pedale, lei che si è laureata proprio in Economia alla Whitman University, nel 2008. Ama mangiare le pannocchie di granturco e le sue gambe sottili ne ricordano la forma. Il corpo da fenicottero - non arriva a pesare 50 kg! - le permette di spiegare le ali e volare in salita. Sul Passo dello Stelvio, subito dopo la tappa, è seduta sul trono riservato alla vincitrice e chiacchiera con la rivale che sembra più che altro un'amica di vecchia data, Emma Pooley. Calza infradito dorate di dubbio gusto, ma una campionessa come lei si può permettere questi piccoli vezzi.

Siede con le gambe incrociate, sembra nel bel mezzo di una seduta di quello yoga di cui è appassionata e che pratica sin dai tempi del college. Lo fa una, se non due, volte alla settimana, per un'ora o due. Cercare di ottenere sempre il massimo dalle esperienze che la vita le propone. Provare di tutto e assecondare le proprie passioni, siano esse il ciclismo, lo yoga, gli studi. Questo è il Mara-Abbott-Pensiero. In casa Abbott la montagna è una religione oltre che una passione. Del resto, a Boulder, città del Colorado incastonata tra le Grandi Montagne Rocciose e la pianura, sottrarsi al fascino ed all'avventura delle cime è troppo difficile. Impresa più ardua che scalare lo Stelvio battendo Emma Pooley.

Mara con l'ex-compagna Ina Teutenberg © CiclowebAdora le montagne; le piace risalirne le pendici in bicicletta o provare il brivido di una scalata, di una discesa sulla neve con gli sci ai piedi o il piacere di una passeggiata in quota. Ai tempi dell'Università ha gareggiato anche con la Mountain Bike, ma dopo un po' ha scoperto che il suo corpo esile si muoveva meglio in una vasca piena d'acqua, come un'anguilla elegante. Il nuoto è stata la sua seconda attività dopo il ciclismo su strada. Un modo come un altro per divertirsi ed al contempo mantenere allenate le fibre muscolari nei mesi invernali in cui in Colorado ci si chiude in casa per sfuggire al freddo quasi polare. Mara in quei mesi scendeva dalla bici da strada, smetteva la tuta e come un pinguino si tuffava in piscina. Quando inizia a dedicarsi al ciclismo su strada corre l'anno 2006 e Mara ottiene un più che soddisfacente quinto posto ai Campionati Nazionali.

Uno dei verbi del vocabolario Abbott è improve, così nel 2007 Mara li vince, quei Campionati Nazionali, mettendosi alle spalle la Armstrong e la Neben, non proprio le ultime arrivate. L'esordio in Europa è alla Route de France dello stesso anno, conclusa in settima posizione, mentre al Giro di Toscana chiude nona.

Nel 2008 utilizza ancora il verbo improve, passa all'High Road e nella stessa tappa del Giro di Toscana dell'anno precedente ottiene una vittoria prestigiosa, nel classico arrivo in salita di Volterra. Ormai è chiaro, in gruppo e non. Quest'americana che corre da pochi anni appena vede salire la strada diventa un fenomeno. È un fenomeno. Dà il meglio di sé nelle gare a tappe impegnative dal punto di vista altimetrico. Si diverte, ama le sfide, non vuole guardare tutti dall'alto verso il basso anche se talora il giochino le riesce pure troppo facile.

Nel 2009 ecco un'Emakumeen Bira conclusa sul gradino più basso del podio ed il primo Giro d'Italia corso onorando le strade dello stivale ed animando una sfida che va ripetendosi sino ai giorni nostri, quella con Emma Pooley. Mara viene in Italia per aiutare la compagna di team Judith Arndt, ma la classifica le sorride. Nella tappa del Monte Serra bastano pochi allunghi e la Abbott resta sola con la Pooley. Le resiste, la sfianca, le è superiore e trionfa su un arrivo tanto prestigioso. Nel frattempo la Arndt è stata costretta al ritiro da una caduta e così la Abbott si posiziona sul gradino appena inferiore rispetto alla vincitrice, Claudia Häusler. Probabilmente la guarda con ammirazione e sogna di poter essere al suo posto, un giorno forse non troppo lontano. Si lancia in una sfida da raccogliere l'anno successivo, per vedere se davvero può entrare nell'olimpo delle pedalatrici.

Mara sul trono della vincitrice di tappa © CiclowebDeve lasciare però l'HTC-Columbia e lo spagnolo Manel Lacambra, che ha appena vinto il Giro con la Häusler, la accoglie a braccia aperte nella selezione degli Stati Uniti da lui guidata. Apre le porte a questa ragazza venuta dal Colorado e con lei al progetto di rivincere il Giro. Yes, we can. Mara inizia subito il 2010 a tutto gas, vuol far capire alle avversarie che non scherza affatto e che lei, quel Giro disegnato per scalatrici pure, lo vuole proprio vincere. Il Tour de l'Aude è un giudice che emette sentenze inappellabili. Mara perde terreno nel prologo, ma non appena la strada sale la sfida con una Pooley in ottima forma si infiamma. Si porta a casa una delle tappe più dure di tutto il Tour, quella di Osseja, davanti alla britannica della Cervélo, ma a Roquefeuil la Pooley le rende pan per focaccia, lasciandosela alle spalle dopo una giornata in fuga insieme. Mara non gradisce la scarsa collaborazione della Pooley nella fuga, ma tira dritto e pensa al futuro immediato.

Giusto il tempo di vestire nuovamente la maglia di campionessa degli Stati Uniti ed inizia l'avventura al Giro. Centellinando le energie e lasciando sfogare le varie Teutenberg, Vos e Stevens, Mara arriva alla prima vera tappa di montagna, la Chiavenna-Livigno, senza alcun acuto. Non è quello che cerca, non ora. La fatica accumulata è minima ma la tensione nel pre-gara si avverte osservando i volti delle sue compagne. Nell'aria c'è profumo di avventura, le rampe del Maloja ispirano la ragazza del Colorado. L'impresa riesce. A Livigno Mara stacca l'ormai "inseparabile" Pooley e vince, vestendosi di rosa.

Il giorno dopo c'é lo Stelvio, la favorita d'obbligo è, tanto per cambiare, Mara Abbott. È ancora la Pooley a scattare sui tornanti che hanno visto negli anni tante epiche sfide. Mara non esita molto per andare a riprenderla e staccarla nel finale, conquistando un successo che rimarrà nella storia del ciclismo e nelle memorie dei suiveurs.

La ragazza delle montagne, che ama l'avventura e che di ritorno da scuola era costretta a percorrere la salita di casa in bicicletta, come se fosse uno Stelvio, quella Mara Abbott il cui fisico somiglia molto a quello di un fenicottero, ha dispiegato le ali, è diventata un'aquila e domina ora le vette più prestigiose. Ha imparato a volare vestita di rosa e la prossima sfida sarà compiere nuove imprese, migliorarsi, fare con passione quello che detta il cuore. La promessa una sola: riuscirci.

Francesco Sulas

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