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Tour de France 2010: Ma gli abbuoni ci mancano - In gruppo selezione da cadute

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La caduta di Ivan Basso dopo 50 km di tappa - Foto Daylife.com © ReutersIl Tour è un pezzo che si attiene alle regole classiche della forma-sonata. Allegro-adagio-allegro. Non ama gli incipit in medias res. Non si fida a tradire l'ormai antica ricetta. Deve accendere i motori lentamente e cominciare la sua stretta mortale con un abbraccio soffice. Ti mette in groppa, apre le ali e prende il volo battendo l'aria a lenti colpi, prende quota e poi iniziano le montagne russe. Così, là dove il Giro aveva gettato subito i corridori sui carboni ardenti delle strettoie e dei venti selvaggi delle coste del Mare del Nord, il Tour dà solo un assaggio di roulette e si tiene su strade ben larghe, dirigendosi presto verso l'interno, in modo che il vento sia in poppa.

La ricetta recita: le scene madri vanno fatte attendere il dovuto. Allora si introduce la trama lasciando i protagonisti riflettere a lungo nella pancia del gruppo, ciascuno a macerarsi sui suoi perché. Allora tengono banco i retroscena. I tradimenti annunciati. Riis piantato in asso dalla coppia Schleck che va a trovare Contador. Vinokourov che alza il muso a fiutare il vento e si riserva di decidere sul suo ruolo di gregario. Un amabile cagnolino decide all'improvviso di sottrarsi all'affetto dei suoi padroni scegliendo per la via del suicidio e prova a creare con il suo nobile sacrificio qualche ventaglio che il gruppo recalcitrante non cerca. Come una calamita, il buono attira il buono. Poteva una così innocente creatura andare a cercare quel navigato filibustiere di Lance? No assolutamente, invece, preciso preciso, è Basso il prescelto dalla tenera creatura. Prendere nota: a differenza del Giro, pare che il Tour sia incominciato nel solco dei nobili sentimenti. Quella moda di attaccare l'avversario a terra aveva preso piede al Giro fin dal primo giorno. Qui no. Nessuno approfitta dell'ottima occasione per fiaccare le Liquigas e Basso caduto in lungo inseguimento nelle terre del vento. Noblesse oblige del Tour.

In fuga per tutta la tappa un cuorioso terzetto che sembra composto da una coppia con figlio. In realtà Boom e Wynants non sfigurerebbero nella foto di una squadra di basket e Pérez Lezaun fa la figura dello junior. Seconda nota: il gruppo non ha dato segno alcuno di titubanza. Due locomotive del genere tenute serenamente a tiro, mai oltre i cinque minuti (segno di rispetto, è vero), e, tutto sommato, trattate con una certa sufficienza. Presi molto presto, ai -30: nessuna paura che se ne vadano via altri più freschi. Tutta una altra musica rispetto al vulnerabile e tremebondo plotone del Giro.

Solo, i fuochi d'artificio esplodevano all'ultimo chilometro. Molte squadre provavano a portare alla finestra i loro cecchini, chi a destra, chi a sinistra, chi perfino da centro gruppo. Quelli rotti a mille battaglie se la cavano anche da soli, ma il gruppo in testa diventa uno sciame di api impazzite. Qualcuno, trovato chiuso il portone, prova ad sfondarlo. Il primo giorno è così, dicono i vecchi, il nome del principe prescelto non si sa e tutti si accalcano per l'onore del ballo con la principessa. Oggi è selezione naturale fatta dalle cadute. Una triplice scrematura seleziona un manipolo di pretendenti e ancora una volta dal caos sfreccia pulito Petacchi.

Anche quest'anno, nessun regalo in classifica per il vincitore di tappa. Niente abbuoni. La cosa ha quel sapore un po' snob tipico del Tour. Se non vi diverte a sufficienza una corsa così prestigiosa, francamente, sono affari vostri. Per noi non c'è alcun bisogno di altri condimenti, la maionnaise è già saporita così. Al di là dei calcoli algebrici delle prime tappe, però, l'abbuono è una specie di premio per lo scalatore che vince. È un incoraggiamento per l'attaccante che, anche non facendo grande differenza, vede rimpinguarsi ugualmente il bottino. E poi l'abbuono è un premio anche per lo sprinter, che, in fin dei conti, accende la tappa rischiando la pelle. Se la prima parte è il festival dello sprint, sarebbe giusto che là si giochi anche il primato, a colpi di abbuono. Riflessioni in libertà. Sotto i caschi però altri pensieri incombono, forse fin troppo presto per la trama del Tour. Solo Cancellara sorride.

Elisa Rossi

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