L'intervista: Samuel, picchiata sul Tour de France - Obiettivi Sánchez: tappa e podio finale
Versione stampabileCorridore atipico e divertente, un diesel in salita e una freccia in discesa, Samuel Sánchez è uno di quei personaggi che sanno come accendere una giornata di Tour de France, nonché un uomo da tenere d'occhio per un possibile piazzamento sul podio.
La concorrenza è agguerrita e il ragazzo ha i piedi ben piantati a terra, ma con due podi alla Vuelta (3° nel 2007 e 2° nel 2009) e col titolo olimpico di Pechino, l'asturiano forse è ben più di un outsider per le posizioni nobili della classifica finale
Pochi giorni dall'inizio del Tour. Come ti senti?
«Sicuramente soddisfatto del lavoro di preparazione che ho completato. Ho fatto una prima parte di stagione molto buona e poi per essere al meglio al Tour, ho preso una pausa, condita da buoni allenamenti però, chiudendo infine con il Delfinato».
Come sono state le tue sensazioni durante il Delfinato?
«L'obiettivo era testare la condizione in vista del Tour, dopo essere stato due mesi senza gareggiare e impegnandomi in allenamenti molto impegnativi. Insomma, non avevo alcuna intenzione di mettermi in gioco per vincere la corsa, ho fatto un test sull'Alpe d'Huez e ne ho tratto sensazioni più che confortanti».
Nel 2008 sei stato sesto al Tour, mentre l'anno scorso ti sei dimostrato competitivo ai massimi livelli, finendo la Vuelta in seconda posizione. Quali sono le tue ambizioni per il Tour che sta per iniziare?
«Prima di un appuntamento così importante è fondamentale fissare degli obiettivi ben precisi, ma con intelligenza. Il sogno è senza dubbio vincere una tappa, senza perdere di vista la classifica generale. Però bisognerà vedere come si evolve la corsa».
Firmeresti ora per ripetere il risultato del 2008?
«Sinceramente spero di fare meglio di due anni fa. Ripetere quella performance sarebbe positivo, fare peggio in compenso sarebbe una delusione. Non posso quindi che lottare per migliorarmi».
Al Giro d'Italia di quest'anno abbiamo visto molti ciclisti costretti quasi a rinunciare alle proprie ambizioni di classifica nelle tappe caotiche in Olanda. Anche il Tour inizia dal nord Europa e con tappe che includono sezioni in pavé: ti preoccupano?
«Sono tappe delicate e che vanno quindi affrontate con attenzione, ma anche serenità. Per quanto mi riguarda, mi basta non avere sfortuna».
Hai già individuato quali sono le tappe che possono risultarti favorevoli, nell'ottica di una vittoria parziale?
«Ci sono alcune frazioni che si adattano bene alle mie caratteristiche, però prima della partenza non voglio scartarne nessuna, quelli saranno ragionamenti da fare giorno per giorno. Certo non sono un velocista, ma ci sono varie tappe di media e alta montagna ed è lì che, con un po' di furbizia, proverò a giocare le mie carte».
L'Euskaltel per il Tour sembra tutta racconta attorno a te, senza uomini veloci. Cosa ti aspetti dal team?
«L'Euskaltel-Euskadi, essendo una squadra di atleti nati o cresciuti ciclisticamente nei Paesi Baschi, ha di per sé caratteristiche diverse dalle altre squadre. Non abbiamo il potenziale di multinazionali come la RadioShack o la Saxo Bank, ma compensiamo con lo spirito combattivo, che ci ha sempre resi protagonisti al Tour. Sempre con umiltà, in modo di approfittare al meglio delle nostre capacità».
Al Delfinato hai gareggiato con alcuni dei tuoi futuri rivali per la generale. Chi è secondo te il più forte?
«Contador ha vinto gli ultimi quattro grandi giri che ha corso, domina in salita e a cronometro, è senz'altro il più forte. Chiaramente però in una corsa come il Tour possono incidere altri fattori».
Sempre nell'ottica della classifica finale, da chi ti aspetti una sorpresa?
«Difficile dirlo ora. L'anno scorso è toccato a Wiggins e quest'anno toccherà a un altro regalare qualche sospresa. Del resto è il bello di qualsiasi sport veder emergere atleti che inizialmente non erano dati tra i favoriti».
(Cycling123.com - traduzione Stefano Rizzato)