Gente De Maar: Sogna i Mondiali, emigra a Curaçao - Marc, licenza alle Antille
Versione stampabileDi sicuro non potranno dire che è una scorciatoia: troppi i chilometri che Marc De Maar dovrà aggiungere nella sua stagione ciclistica. Li farà in aereo, ma l'andirivieni tra Olanda e Curaçao rischierà ugualmente di essere stancante.
Poco male, un sacrificio da fare nel nome di un sogno: correre i Mondiali e pure le Olimpiadi. Il corridore che per un lustro ha difeso i colori della Rabobank, ha comunque già varcato l'Atlantico, quest'anno, per approdare all'americana UnitedHealthcare (squadra per cui è stato protagonista la scorsa settimana nel Tour de Beauce in Canada). Ora scende di qualche parallelo e va a prendersi la licenza da professionista a Curaçao, Antille Olandesi, un paradiso terrestre che oltre a tutte le qualità turistico-paesaggistiche, ha anche il merito di avere una federazione ciclistica praticamente vergine, della quale De Maar a buon titolo ambisce ora a diventare l'uomo immagine in gruppo.
Chiuso da troppi rivali per una maglia oranje, il buon Marc approfitta del fatto che il padre (Edwald) abbia una casa a Curaçao, e sia un collaboratore del ct della nazionale dell'isola antillana, Hennie Bonifacio. E così, accolto a braccia aperte dalla federciclo di Curaçao, De Maar potrà cominciare a ragionare in ottica Londra 2012: non è detto che aiuti i suoi (ex) connazionali olandesi, ma è certo che a sua volta non avrà uno squadrone a supportarlo. «Non importa, sono un tipo che non ha troppo bisogno di essere aiutato». Le idee ce le ha chiare, questo è certo.
Sarebbe però buffo se De Maar lanciasse in questo modo una nuova moda: quanto potrà mai essere difficile per un qualsiasi corridore medio abituato a popolare le zone basse degli ordini d'arrivo delle corse più importanti, trovare un'affiliazione di comodo a Tonga, Vanuatu o alle Mauritius? In cambio, i bonus sarebbero rilevanti: a parte la già citata possibile partecipazione alle Olimpiadi (per i Mondiali di ciclismo esiste comunque una categoria B alla quale sono iscritte tutte le federazioni minori: quindi De Maar, nel caso, non parteciperebbe alla "vera" prova iridata), una vacanziella annuale mascherata da stage "in patria" sarebbe praticamente scontata. Per non parlare del filotto di titoli nazionali che un corridore occidentale potrebbe mettere in carniere ai Tropici. E di sicuro, in Polinesia sarebbe più difficile pure l'arrivo di controlli antidoping a sorpresa: non che i corridori abbiano qualcosa da nascondere, ci mancherebbe; ma comunque, vuoi mettere il relax di non dover stare a preoccuparsi della famiglia ADAMS, nota stirpe amica dei vampiri?...