Suisse 2010: Paura Kirchen, fuga Rui Costa - Crisi cardiaca per Kim, la tappa all'atleta Caisse
Una tenaglia della Caisse d'Epargne regala la tappa di Liestal al portoghese Rui Alberto Faria da Costa, che con uno scatto a 10 km dall'arrivo ha staccato gli altri battistrada e si è presentato tutto solo sul rettilineo d'arrivo. Seconda affermazione stagionale per il 23enne portoghese, che già a febbraio si era aggiudicato il Trofeo Deiá e in maggio era finito secondo nella Quattro Giorni di Dunkerque.
La cronaca di oggi però non può non partire dalla notizia che ha coinvolto Kim Kirchen stanotte; il primo rimbalzo è arrivato da Twitter (come sempre più spesso accade), con Robbie McEwen che ha raccontato dello svenimento del lussemburghese e del suo ricovero in ospedale, a Zurigo, per gli accertamenti del caso. Kirchen non ha preso ovviamente il via da Wetzikon, ma durante tutta l'ottava tappa svizzera il pensiero è stato rivolto soprattutto a lui; ad un certo punto si è vociferato di eventuali infarti o trombosi, poi ci ha pensato un comunicato stampa del Team Katusha a tranquillizzare - se così si può dire - tutti: «Sono stabili - si legge nella nota dell'addetto stampa Agostini - le condizioni di Kim Kirchen dopo la crisi cardiaca che l'ha colpito nella serata di ieri. Il corridore è tenuto in coma farmacologico (ipotermia) per valutare al meglio le sue condizioni. Sono da escludere, in base agli esami svolti fino ad ora, infarti e trombosi. L'atleta dovrà rimanere in queste condizioni per almeno altre 24 ore». La tempesta dunque non è ancora passata (pur sempre di coma, seppur farmacologico, si tratta), ma quantomeno il meteo tende al sereno. Da parte nostra, i migliori auguri di pronta guarigione al forte corridore lussemburghese.
Tornando alla corsa, la fuga di giornata si forma al km 27 e comprende Monfort, Danielson, Ciolek, Rast, Nordhaug, Vanotti, Casar e la coppia Caisse d'Epargne formata da Rui Costa e Rojas. Il gruppo, pur non concedendo mai moltissimo, ha da subito dimostrato di volersi disinteressare della tappa, anche perché la Rabobank non aveva premura di tenere cucita la corsa e gli avversari di Gesink avranno pensato che, vista la cronometro conclusiva di domani, era meglio tenere qualche cartuccia in canna.
A 38 km dall'arrivo, con Rabobank e - soprattutto - Cervélo che dal gruppo avevano tirato in maniera tale da far scendere il distacco a 1'15", il belga Monfort ha ben pensato di disfarsi di qualche zavorra che poteva appesantire il volo della fuga. Rojas è stato il più lesto a seguirlo (nonostante fosse, con Ciolek - che si stacca e sarà ripreso di lì a poco - il più veloce del gruppetto e quindi, sulla carta, una delle possibili zavorre di cui sopra), con Danielson e Nordhaug e nel giro di un paio di chilometri, complice il rilassamento del gruppo maglia gialla, il vantaggio è lievitato a 2'57". Prima della cima del Wintersinger Höhe rientravano sui quattro battistrada prima Rui Costa e Vanotti, poi - lungo la discesa - si completava anche la rincorsa di Casar; tempo zero e di nuovo Monfort dà una sgasata (ai meno 29) portandosi appresso Rojas e Rui Costa; situazione per niente ideale per il belga, che difatti desiste.
Intanto, in gruppo, prima Fuglsang, poi Sylvain Chavanel e Gutíerrez Palacios (in versione stopper) provavano ad animare la situazione. Obiettivo riuscito, se è vero che un gruppetto con Voigt, Brice Feillu, Vorganov ed un altro paio di corridori riusciva ad avvantaggiarsi in prossimità del primo passaggio sotto l'arrivo passando con 30" sul gruppo Gesink, ma distanti 2'15" dalla testa della corsa, dalla quale - nel frattempo - aveva provato ad evadere Casar (ai meno 18).
Sull'ultimo Gpm, quello di Windenthaler Höhe, è lo stesso Casar ad accelerare col sempre bravissimo Rojas a ruota. Monfort si fa sorprendere e si porta sui due proprio nel momento in cui Rojas lascia sul posto Casar. Dietro, intanto, ripreso il gruppetto di Voigt, una rasoiata di Joaquím Rodríguez metteva paura a Gesink e anche ad Andy Schleck, che in un primo momento è sembrato voler seguire lo spagnolo, ma poi ha desistito (come troppo spesso avviene, ultimamente) per ordini di scuderia o per una gamba non propriamente eccelsa. Alla fine l'unico ad uscire è Txurruka, che per qualche chilometro resta a bagnomaria con la (vana) speranza di rientrare sui fuggitivi.
In testa, un nuovo scatto di Rojas (ai meno 12) e uno di Vanotti (appena rientrato con Danielson e Nordhaug ai meno 11) accendevano definitivamente la bagarre tra i fuggitivi per il successo di tappa.
Ed è ai meno 10 km dall'arrivo che, proprio mentre qualche chilometro più dietro Frank Schleck e Fuglsang provavano ad isolare Gesink attaccando a ripetizione (con l'olandese bravissimo a non farsi trovare mai impreparato e a rispondere addirittura in prima persona), Rui Costa trova la stoccata decisiva; sempre con la complicità di Rojas, che si francobolla alla ruota del malcapitato Monfort e non gli permette di dare il 100% nella rincorsa. Ai meno 6 il portoghese, già vincitore in carriera di un Giro delle Regioni, ha 12" sui due più immediati inseguitori (anzi, su Monfort e Rojas, visto che lo spagnolo è tutto fuorché un inseguitore) e 1'49" sul gruppo maglia gialla, con Mollema che dà una mano a Gesink dopo che il leader della classifica generale aveva dovuto chiudere - con Armstrong a ruota - un altro tentativo di attacco portato da Carrara e Kreuziger.
A Liestal, Rui Costa giunge in solitaria con 15" sul compagno Rojas e con 19" sull'esausto Monfort. Più staccati Casar, Vanotti, Nordhaug (a 34"), Danielson (a 39") e Pietropolli (1'14"), col gruppo regolato da Hushovd e lo stesso Gesink a 1'16" e nel quale non era presente - tra i corridori della top 20 - il solo uzbeko Lagutin, che ha perso 1'11" e due posizioni (da 17esimo a 19esimo) rispetto a ieri.
Domani la conclusione, sempre a Liestal, con la cronometro di 26.9 km con una partenza in salita ed un lungo tratto in discesa prima di un dentello che porterà alla parte finale di questo Tour de Suisse. Gesink dovrà essere in grado di gestire 29" su Urán, 36" su Morabito e 38" su Frank Schleck, anche se forse sarà più preoccupato dai 55" che lo separano da Lance Armstrong.