Slovénie 2010: Slove Story, un amore di Nibali - Vincenzo stacca tutti. 2° il rivale Visconti
Quando tra un (bel) po' di anni ci accingeremo a scrivere la biografia sportiva di Vincenzo Nibali, questo 2010 sarà considerato uno degli snodi più importanti della carriera del messinese. Verrà ricordata, questa stagione, come quella in cui il ragazzo della Liquigas cambiò marcia, entrò in una nuova dimensione. È chiaro che il terzo posto al Giro d'Italia, l'essere riconosciuto e festeggiato da tutti lungo le strade del nostro paese (grazie anche a quei pur pochi giorni in maglia rosa), hanno fatto scattare qualcosa nella mente di Vincenzo.
Qualcosa che fa il paio con la maturazione fisica sempre più compiuta e completa. Qualcosa che fa sì che, a nemmeno un mese da quei giorni indimenticabili nella corsa rosa (il 22 maggio vinse ad Asolo), Nibali si presenti al Giro di Slovenia - una corsa minore, certo, ma pur sempre da rispettare e onorare, come si dovrebbe fare in ogni gara a cui si partecipa - indossando nientemeno che i panni del favorito: una dimensione nuova, appunto, per uno che sin qui era molto abituato ad essere definito "promessa" o "outsider", ma che aveva coniugato la parola "favorito" solo al futuro.
Ora quel futuro è qui, anche Vincenzo sa essere la vedette di una corsa, e il bello è che i panni del favorito, per l'appunto, li veste a meraviglia: come altrimenti commentare il successo del siciliano nella tappa più dura dello Slovenia?
Era indubbiamente il più atteso, e anche se la sua squadra non si è dannata per inseguire la fuga del giorno (Mirenda-Neyens-Honig, partiti a 140 km dall'arrivo e ripresi ai piedi della salita conclusiva), lasciando il peso del lavoro a Lampre, Saxo e Sava, il meglio era riservato per il finale: è bastata infatti un'accelerazione dei Liquigas a inizio ascesa per allungare il gruppo e lanciare l'assolo di Vincenzo. Partito forse troppo presto, ha sentenziato qualcuno. E in effetti pensare di farsi tutto solo i 13 km che separavano il punto del suo scatto dal traguardo, poteva forse essere un azzardo.
Oppure poteva essere l'espressione pratica di una condizione psicofisica eccellente: Vincenzo è andato su deciso, non perdendo la bussola neanche quando sembrava che la sua azione stesse scemando, a metà scalata, e che gli inseguitori potessero rientrare su di lui: alle spalle del fuggitivo c'era un gruppetto di una quindicina di corridori, tra cui Lund e Chris Sorensen della Saxo, Sarmiento, un non troppo scintillante Riccò, il rivale di tante giovanili battaglie Visconti, il fido compagno Kiserlovski, e un sorprendente, immarcescibile Noè.
Superato il momento di appannamento, Nibali ha ripreso a pedalare meglio di chi era dietro, e il finale della cavalcata, avvolto in una nebbia fitta e sotto una pioggia battente (2°C in cima, e la chiamano estate), è andato in scena mentre il gruppetto inseguitore si sgretolava pezzo per pezzo. In cima, Vincenzo ha rifilato 43" al secondo classificato, un ammirevole Visconti che, su un terreno non propriamente suo, ha dimostrato di avere una gamba ottima (in vista del suo obiettivo - peraltro condiviso con lo stesso Nibali - ovvero il campionato italiano di sabato prossimo). A 45" Sorensen ha battuto per il terzo posto Sarmiento e Noè, che dimostra che l'inattività non l'ha scalfito, e che al Giro avrebbe potuto ben dire la sua, se solo fosse stato invitato (con la Flaminia).
Riccò, forse immalinconito dal freddo, o forse solo acciaccato dopo la caduta dell'altro giorno, è solo ottavo, a 1'25" dal vincitore. In una classifica ferma alle due (ottime) volate di Bole, ovviamente Nibali prende il comando, e non sarà la tappa di domani (altra possibile volata a Novo Mesto) a mettere in discussione il suo successo finale in questo Giro della Slovenia. Un premio ulteriore a una condizione tanto buona da far quasi rimpiangere il fatto che Vincenzo, dopo gli assoluti, si fermerà per riposare un po' prima di rimettersi in sella in ottica Vuelta. Vorrà dire che lo aspetteremo per agosto, sperando di ritrovarlo vincente come lo stiamo per lasciare ora.