Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Dmytro Grabovksyy
Versione stampabileDmytro Grabovskyy giunse per la prima volta in Italia nel 2002, a 17 anni, dopo un viaggio in macchina durato due giorni. Ma Dmytro, osservando sbalordito le strade attorno a Marina di Massa e il mare di Viareggio, mise subito da parte la stanchezza e con molta lucidità capì che se voleva fare della bici il suo mestiere doveva necessariamente trasferirsi in Italia.
Fu quindi positivo il primo impatto col nostro paese?
«Anche se quando feci la prima corsa ero ancora stanco per via del lungo viaggio fatto dall'Ucraina, ricordo che mi colpì tanto la bellezza dei posti e la possibilità di potersi allenare su quelle strade. Rimasi un mese a Marina di Massa e mi ripromisi che sarei tornato in Italia anche perché è la culla del ciclismo».
Sei sempre stato in Toscana?
«No, abito in Toscana dal 2006, prima sono stato a Quarrata e poi da quando sono alla ISD mi sono trasferito sul San Baronto».
Cos'altro ti piace dell'Italia?
«La cucina. Ma anche la cucina ucraina e russa è prelibata. Quando in inverno torno a casa in un mese riesco a mettere su 5 kg prima di partire per la solita breve vacanza».
Uno dei posti più belli che hai visitato?
«Mi è piaciuta molto la Nuova Caledonia. Ci sono andato con altri corridori come Grivko e Pozzato perché ci avevano invitato per gareggiare in alcune piccole corse».
Com'è fare ciclismo a livello giovanile in Ucraina?
«Da noi il ciclismo si fa soprattutto su pista. Le strade non sono buonissime e chiunque inizia a correre fa quasi sempre pista. Anche io ho iniziato con la pista a 13 anni cogliendo tanti ottimi risultati anche a livello europeo sia da Juniores che da Under 23. Tra l'altro in questo senso sono figlio d'arte visto che mio padre vinse un europeo su pista».
Ti ha messo lui in sella allora?
«No. Lui a dire il vero non voleva che corressi in bici e spingeva affinché continuassi col ping pong, sport che ho praticato fino a 13 anni cogliendo anche un successo a livello europeo. Poi ho provato con la bici e ho fatto il primo mese allenandomi 2 ore in pista e 2 ore a ping pong, alla fine ho scelto di continuare solo con la bici».
Ti diletti ancora a giocare a ping pong?
«Si, e devo anche dire che sono ancora piuttosto bravino».
E invece il capitolo pista è ancora aperto?
«Apertissimo. Ho sempre provato un po' tutte le specialità e adesso ho deciso di buttarmi decisamente sull'Americana e puntare alle prossime Olimpiadi. A fine anno proverò con qualcuno perché mi serve un ottimo compagno per fare una buona Olimpiade. Sono molto deciso anche perché ci sono molti corridori che fanno ottime cose in pista e contro i quali ho corso da giovane, come ad esempio Wiggins e Cavendish».
Oltre a puntare su Londra 2012, hai anche altri obiettivi a medio o lungo termine?
«Mi piacerebbe ripetermi ai mondiali. Dopo la vittoria a Madrid nel 2005 il mio sogno sarebbe fare la stessa cosa da professionista, o a cronometro o nella prova in linea. Già quest'anno in Australia potrei provare a fare qualcosa di buono, penso che correrò entrambe le prove e le considero tra gli appuntamenti più importanti per la mia stagione. Vestire la maglia dell'Ucraina mi dà sempre molta grinta».
Nella prima parte della stagione ti sei fatto notare tantissimo. Mi ha stupito anche il fatto che alla Tirreno sei stato artefice di una lunga fuga sotto la neve dopo neanche 24 ore dal ritorno dal Langkawi. Gli sbalzi di temperatura e il jet-lag non li avverti?
«Diciamo che era un periodo in cui stavo benissimo dopo un inverno trascorso a fare sacrifici per raggiungere la condizione. Tra l'altro se non avesse tirato la Quick Step e se non avesse piovuto, io quella tappa la vincevo. Poi io vado forte sia col caldo che col freddo. Quando ero alla Quick Step e correvo spesso in Belgio e in Olanda di regola c'erano sempre pioggia e temperature sotto i 5°C».
Dopo il buon inizio di stagione adesso un lungo stop forzato, dovuto al mancato invito al Giro e al brutto incidente a inizio maggio in cui ti sei fratturato la clavicola riportando anche un forte trauma cranico.
«Purtroppo due brutte cose ma per fortuna tutto si è risolto per il meglio e dovrei rientrare al Brixia. Alla fine dovevo pur tirare il fiato per un po' di tempo dopo l'intensa primavera che mi sono lasciato alle spalle».
Tra gli Under 23 eri un cannibale. Poi in tutte le stagioni tra i pro' nessun successo. Cosa ti è mancato?
«Forse il fatto di essere passato con uno squadrone dove manca la figura di colui che ti segue come un padre. Non c'era in quelle squadre uno come Scinto che adesso cerca di starmi sempre accanto a rischio di rompere un po' le palle... A parte gli scherzi grazie a lui sono rinato e ho fatto una grandiosa prima parte di stagione anche se è mancata la vittoria. Però sono convinto che se non fosse per il fatto che in volata sono fermo, avrei già vinto diverse volte. Ma d'altro canto sono molto migliorato in salita e spero solo di avere un po' più di fortuna in futuro per poter vincere finalmente».
Quanto tempo riesci a dedicare ai tuoi hobby?
«Alla fine riesco a distrarmi tra le corse e gli allenamenti soprattutto ascoltando musica e leggendo tantissimo».
Quali canzoni non mancano nel tuo mp3?
«Musica house, musica techno ma anche autori italiani come Vasco o Ligabue».
E tra i libri invece? Anche qui autori italiani?
«No, preferisco leggere i grandi scrittori classici russi: Cechov, Dostoevskij, Gogol, Tolstoj e tanti altri meno conosciuti ai più ma altrettanto interessanti».
Qualche giorno dopo che abbiamo raccolto quest'intervista, il corridore ucraino ha interrotto temporaneamente i rapporti con la ISD-Neri di Scinto, si è svincolato ed è tornato dalla sua famiglia, che vive in Israele. Dmytro è un po' demoralizzato per via dell'infortunio e forse ha anche voluto evitare di essere un "peso" per la società sportiva che gli ha sempre dato fiducia, preferendo un ambiente a lui caro per recuperare psicologicamente prima ancora che fisicamente. Come anche la sua (teoricamente) ex squadra, anche noi aspettiamo il ritorno del forte corridore ucraino, nella speranza che, lontano dalle pressioni d'occidente, sappia rigenerarsi. (NdR)