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Patuzzo lanciata: «E ora il Trentino» - Intervista ad Eleonora dopo l'ottimo Bira | Cicloweb

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Patuzzo lanciata: «E ora il Trentino» - Intervista ad Eleonora dopo l'ottimo Bira

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Patuzzo iridata su Taylor e Scandolara © FacebookIl nome Eleonora significa "cresciuta nella luce". Eleonora Patuzzo, veronese nata a Bovolone, nel 2007 si trovava ad Aguascalientes. Sguazzava nel mare delle Juniores e laggiù in Messico finì per vincere un Mondiale in linea. La maturità scolastica era alle spalle, davanti la vita, divisa tra studi accademici alla Facoltà di Psicologia di Parma ed allenamenti continui e forsennati. Non aveva nemmeno diciott'anni ed era già iridata.
Oggi Eleonora è diventata grande. Lei, cresciuta nella luce, brilla ormai di luce propria ma preferisce starsene all'ombra, lavorare per le compagne e portare a casa qualche buon risultato, se càpita. Una ragazza umile, capace di vincere un Mondiale Juniores e rimanere con i piedi per terra «per dare l'anima per le mie compagne». Ora che corre alla Safi - Pasta Zara è in grado di battagliare con le migliori pedalatrici a livello mondiale, come ha fatto durante la Iurreta Emakumeen Bira appena conclusa con un'ottima sesta piazza finale.
La vita però è dolce ed amara e se la soddisfazione per una prestazione del genere è enorme, ancor più sconfinato è il dolore per il dramma della compagna Marina Romoli. «Ho corso bene in Spagna, così come tutta la squadra. L'ho fatto per Marina. Abbiamo voluto dare il meglio di noi stesse, correre come se lei fosse lì con noi. Con Marina siamo molto legate, siamo cresciute insieme, sapere in che condizioni è adesso lascia tutte noi senza parole. È terribile».
Eleonora, raccontaci la tua ottima settimana in Spagna?

«La Durango-Durango e l'Emakumeen Bira erano due dei miei obiettivi stagionali. I percorsi si addicevano molto alle mie caratteristiche, l'avevo già corse due volte, una quand'ero ancora Juniores, vestendo la maglia azzurra. Ora correrò il Giro del Trentino, il Campionato Italiano, il Giro d'Italia. Dopo il Giro ci sarà l'Europeo in Turchia, poi staccherò un po' ed al rientro proverò a far bene alla Route de France. Per il finale di stagione spero possa arrivare anche la convocazione per i Mondiali, ma per quello c'è ancora molto tempo».
Al Giro d'Italia punterai alla maglia bianca, a qualche tappa o a tutte e due le cose?

«Sicuramente le prime tappe del Giro sono quelle più adatte a me. Non so se punterò alla maglia bianca o a quel che sarà. Prima di tutto vedrò quali saranno gli obiettivi della squadra e correrò adempiendo ai compiti che mi verranno assegnati. Poi se volessi lottare per la classifica o per la maglia bianca non sarei certo favorita dalle tappe lunghe ed impegnative come quella dello Stelvio o di Livigno».
Marianne Vos ha detto che se deciderà di migliorare sulle grandi salite dovrà fare un lavoro mirato solo a quello. Tu patisci un po' le lunghe pendenze. Hai in programma qualcosa di simile alla Vos nel futuro?
«Se puntassi ad un Giro con grandi salite inserite nel tracciato sentirei certo il bisogno di migliorare sulle grandi pendenze. A parte quest'anno, però, in cui al Giro si arriverà sullo Stelvio, nel calendario non vedo corse con salite lunghe e durissime. C'è il Tour de l'Aude, è vero, il Giro d'Italia quest'anno e poco altro. In genere le nostre gare hanno salite ampiamente abbordabili, più adatte alle mie caratteristiche. Se in futuro ce ne saranno di più lunghe e dure cercherò di migliorarmi. Quel terreno d'altronde è un po' il mio tallone d'achille».
Con Ulissi, Bastianelli e Bettini al Gran Galà © BettiniphotoQuali sono le tue caratteristiche tecniche?

«Sono una scattista veloce, tengo bene le salite non molto lunghe e me la gioco allo sprint se arrivo con un gruppo ristretto. Come Cunego...».
Da buona veronese ti ispiri a Cunego o hai anche altri modelli ciclistici?

«Veramente cerco di prendere un po' di spunti da tanti ciclisti diversi. Sono molto eclettica, ho molti modelli».
Prenderai parte all'Europeo. Conosci già il percorso?

«No, non l'ho visionato ma so che non è molto duro».
Esatto, non è molto duro però presenta alcuni strappi. Potrebbe essere uno dei tuoi obiettivi stagionali?

«Non è proprio il mio obiettivo primario in questa stagione. In Turchia cercherò di lavorare per la squadra e sarò là al servizio delle mie compagne».
Non diciamo un'eresia affermando che in questi primi anni da élite hai corso a livelli inferiori rispetto a questa stagione. Che cosa t'è mancato in passato?
«Diciamo intanto che il passaggio da una categoria all'altra ha avuto il suo impatto. Ora tutti dicono che sono tornata, ma in realtà non me ne sono mai andata. Ho cercato di mettere in ordine un po' di cose fuori e dentro di me e adesso sto correndo bene, tutto qui».
Forse negli anni scorsi hai lavorato troppo per le tue capitane, pensando poco a te stessa.

«È vero che ho lavorato molto per le mie capitane in passato ma credo che la gavetta sia necessaria ed utile. Innanzitutto è una questione mentale, perché se prima non dai non potrai mai pretendere che gli altri ti aiutino in futuro. Solo tirando, prendendo tanto vento in faccia e dando il cuore per le tue compagne puoi guadagnare la fiducia e la stima della squadra».
A proposito di capitane, parlaci della tua nuova ds, Diana Ziliute. Come ti sta aiutando a crescere?
«È difficile spiegarlo. Diana è una persona stupenda. Ho avuto la fortuna di correre al suo fianco e da quest'anno è il mio direttore sportivo. Ti insegna continuamente come correre ed alla fine di ogni gara analizziamo con lei i nostri errori in corsa. Gli errori servono per imparare a non commetterne altri identici la prossima volta. Questo è ciò che ci ripete sempre. Analizzando gli errori in modo critico, costruttivo, si cresce, perché alla gara successiva si farà maggiore attenzione a non commetterne. Questo è solo uno dei mille insegnamenti che lei ci dà quotidianamente».
Il 2° posto ai Muri Fermani © 7MuriFermani.itDopo la Spagna ed un po' di riposo venerdì scatta il Giro del Trentino Alto Adige. Con quali propositi ti presenterai al via?
«In primis volevo correre bene in Spagna e penso di averlo fatto. Mi ero detta che se fossi uscita dalla Spagna con una buona gamba avrei cercato di mantenerla anche per le gare immediatamente successive. Sto bene, inutile negarlo. Ora affronterò positivamente il Giro del Trentino ed il Campionato Italiano».
Un bel regalo che ti potresti fare quest'anno sarebbe la maglia tricolore.
«Sicuramente! Trovami un'atleta che ti dica di no... Il tracciato del Campionato Italiano a dire il vero non è proprio per le mie caratteristiche ma ci sono sempre degli imprevisti. Insomma mai dire mai. Per vincere un Campionato Italiano, così come un Mondiale, ci vuole anche un po' di fortuna, sebbene sia dell'opinione che la fortuna vada cercata».
Parli di Mondiali e viene spontaneo chiederti con quali ambizioni andrai in Australia. Solo gregariato?
«Se sarò convocata dal Commissario Tecnico sì, aiuterò le mie compagne. È meglio fare un passo alla volta, sono una ragazza con i piedi ben piantati per terra».

Francesco Sulas

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