Suisse 2010: Cancellara non abdica - Fabian mette tutti in fila
Versione stampabileLo aspettavano tutti, Fabian Cancellara. Lo aspettavano i suoi connazionali, soprattutto, accorsi numerosi malgrado la pioggia di Lugano per sostenere il loro idolo che ha recentemente assaggiato la polvere di insinuazioni e deduzioni investigative che hanno squalificato la portata dei suoi successi a Fiandre e Roubaix; e lo aspettavano, al varco, tutti quelli che hanno dato credito e peso alla teoria secondo cui il bernese avrebbe affrontato le classiché fiamminghe con un motorino montato nella bicicletta. Era un'attesa in entrambi i casi cieca: nutrita della cecità dei tifosi, che è proverbiale, e che spingerebbe gli aficionados più calorosi a non credere all'ipotesi bici motorizzata neanche se fosse Cancellara in persona a confessare una cosa del genere. E della stessa cecità di chi istintivamente si attendeva che Fabian, "ora che controllano le bici", non potesse più regalare prestazioni di rilievo, come se la sua decennale storia non fosse imperlata di vittorie costanti, in tutte le categorie e in tutti i livelli.
La verità su quella vicenda non la sapremo mai fino in fondo, probabilmente; in compenso ci ritroviamo a dover scrivere queste cose perché come fai a fingere che non sia successo niente, prima di questo ritorno vittorioso di colui che ama essere chiamato Spartacus ma che non ha nessuna intenzione di essere messo in croce come l'originale?
E se non altro in termini di stimoli ("ora gliela faccio vedere io a tutti"), la storia delle bici truccate non può non aver lasciato traccia, non può non aver avuto un'influenza sul risultato del cronoprologo con cui s'è aperto oggi il Giro di Svizzera. Un Cancellara che pure aveva vissuto una vigilia a fari spenti, dichiarando che non avrebbe fatto sfracelli, ha dimostrato invece non solo di essere sempre il più forte nelle prove contro il tempo; ma anche di avere una capacità di gestirsi fuori dal comune. Sapeva di non poter tenere il ritmo di altri sulla salita che caratterizzava la prima parte del percorso ticinese: ebbene, il Campione del Mondo di specialità ha badato soprattutto a non andare fuori giri, lungo la scalata, ha pagato qualcosa all'intertempo (solo sesto) posto quasi in cima, ma ha considerato che non valeva la pena dare tutto già in quel tratto per poi ritrovarsi finiti negli ultimi chilometri.
E infatti, tra discesa e ultimi due chilometri in piano (ma con diverse curve), Fabian ha recuperato tutto il gap, e in un entusiasmante testa a testa col cronometro che scorreva, ha saputo mettersi tutti alle spalle, a partire da quel Roman Kreuziger staccato di un solo secondo e che promette di essere anche quest'anno uno dei principali rivali di Cancellara per il successo finale; e continuando con la bella coppia che si accomoda praticamente ex aequo al terzo posto: Tony Martin, primo all'intertempo, secondo nella generale 12 mesi fa, e convintissimo di poter portare a casa il suo primo Tour de Suisse; e Peter Sagan, che ancora una volta ci fa lustrare gli occhi con una tenuta di strada ottima e una proprietà del mezzo invidiabile. Oltre alla gamba stratosferica che gli permette di inanellare l'ennesimo risultato di rilievo quest'anno: ormai lo slovacco non è più una sorpresa, ma resta alta la curiosità di vederlo all'opera nelle tante tappe miste (e quindi in teoria adattissime a lui) di questo Svizzera 2010.
Chiusura su zio Lance, d'obbligo: 29 sono i secondi che Armstrong ha pagato a Cancellara, ennesima conferma che la brillantezza di un tempo non c'è proprio più, anche al netto di tutte le prudenze possibili sull'insidioso asfalto bagnato del prologo. Non è ingiustificato pensare che gli organizzatori abbiano pensato anche al texano, oltre che a Cancellara, quando piallavano per benino le altimetrie del tracciato: avere un Armstrong nelle zone alte della classifica è un desiderio di molti patron di gare a tappe, in effetti. Il problema, per loro, è che Lance è probabilmente tuttora molto sopravvalutato, nel suo ritorno: quando il Tour, più cattivo nel disegno rispetto al 2009, lo respingerà lontano dal podio, forse la parabola sportiva dell'americano potrà veramente dirsi conclusa.