Delfinato 2010: Wonder Brajkovic spinge più in alto - Sull'Alpe d'Huez vincicchia Contador
Metti una salita leggendaria chiamata Alpe d'Huez, aggiungi colui che ha vinto gli ultimi 4 grandi giri a cui ha partecipato dando spettacolo in salita, e mettici - se non fossimo abbastanza sicuri - una starting list abbastanza povera ed ecco che il pronostico per oggi era bell'e fatto, da settimane.
E Contador lo rispetta, anche se non facendo gli sfracelli a cui ci ha abituato in questi anni e tenendosi attaccato alla ruota, per tutta la salita, quello Janez Brajkovic che oggi era atteso alla prova del nove, dopo un paio di tappe a vivacchiare di rendita sulla bella prova a cronometro di mercoledì scorso. Alberto ci ha provato e riprovato, ma ben presto si è reso conto che questo ragazzino che l'anno scorso era suo compagno di squadra, oggi è un osso durissimo, non molla più di dieci metri, salvo recuperarli nel giro di altrettante pedalate.
È su questa sfida che vive l'intera tappa e anche l'intera corsa, se vogliamo dirla tutta. L'Alpe doveva per forza di cose smuovere qualcosa da quel torpore delle scorse giornate, degli scattini telefonati, delle lunghe processioni in salita che spesso facevano propendere più per una penichella pomeridiana sul divano che per la visione attenta della corsa francese. Prima del totem dell'Isère, c'è da affrontare il Col du Glandon che screma notevolmente un gruppetto di attaccanti, in avanscoperta sin dai primi chilometri, condotti per lo più da Cataldo e Pujol. Proprio il catalano si rende protagonista di un divertente siparietto in prossimità del Gpm. Convinto di averlo ormai conquistato con una volatina di circostanza ha fatto per mettersi la mantellina, senza accorgersi del ritorno del connazionale Egoi Martínez che gli sfilava da sotto il naso i punti (e il premio) che il Colle Hors Catégorie metteva in palio. Pace, il ragazzo è giovane e forte, ci saranno occasioni migliori. Negli ultimi chilometri l'Astana rileva una stanca Radioshack e il ritmo degli scudieri di Contador abbatte un mezzo minuto abbondante ai fuggitivi.
L'Alpe è aggredita sin dai primi metri dall'Astana che in men che non si dica smembra il gruppo maglia gialla e rintuzza in men che non si dica un timido tentativo di Szmyd, riprendendo nel contempo Pujol, ultimo baluardo della fuga. Navarro, Tiralongo e Hernández ci fanno ricordare i Rubiera, Azevedo e Heras - dell'Armstrong dei bei tempi - che spianavano le prime rampe di ogni salita prima di dare il là al loro capitano. E così anche oggi, l'impressione è la stessa di allora, ora questo parte e tanti saluti a tutti. Ad uno ad uno saltano tutti quelli che si erano salvati sul Glandon, Millar, poi Moreau, Samuel Sánchez, e poi pure Menchov che pure in salita era parso discreto nei giorni passati. Quando si sposta Hernández, ai meno nove, rimangono in sei, oltre al suo capitano e alla maglia gialla Brajkovic, ci sono Szmyd - che sogna l'accoppiata fantastica Ventoux '09-Alpe d'Huez '10 - Van den Broeck, Van Garderen e Coppel. Ma i manuali del ciclismo ci insegnano che quando l'ultimo gregario è spremuto fino all'ultima goccia, scocca il momento tanto atteso, quello dello scatto del capitano. E quelli di Contador sono violenti, accelerazioni spacca gambe, eccolo lì che parte e li lascia tutti sui pedali. E invece no, Brajkovic cala un dente e si riporta sotto. Com'è possibile? Riproviamo, altro scatto, stessa conseguenza, lo sloveno non fa una piega e in un batter d'occhio è di nuovo in scia. Alberto prova a sfiancarlo con una progressione Basso-style, ma niente, anzi, se lo spagnolo inizia a dare anche un po' di spalle, la maglia gialla è sempre uguale a se stesso.
Contador capisce che oggi verosimilmente gli obiettivi andranno ridimensionati, il traguardo dell'Alpe fa gola, e comincia a studiare la situazione. Rientra Szmyd, poi il duo Van den Broeck-Coppel e prima il polacco, poi il francesino provano il colpo gobbo, ma la differenza tra loro e i due duellanti e abissale, tanto più che lo spagnolo si accoda (e talvolta rilancia pure) a chiunque provi la sortita, hai visto mai che Janez abbia finito la benzina. Ma la musica non cambia, i due rimangono ancora soli e Brajkovic, capito che ormai il peggio è alle spalle, collabora con il rivale, col quale si avvia a giocarsi il successo, lassù dove i grandissimi hanno fatto la storia. Ma l'impressione è che il buon Janez si accontenti di rafforzare il primato e lasci all'ex-capitano l'onore di scrivere il proprio nome sull'albo d'oro di questa salita. Una sorta di soggezione? Un regalo ad un amico? Un "ti lascio la tappa ma domani mi fai stare tranquillo"? Tutto può essere ma chissà quando - noi glielo auguriamo di cuore - ricapiterà a Brajkovic l'occasione di sprintare per una vittoria sull'Alpe d'Huez...
A qualche decina di secondi, sfilacciati, arrivano Szmyd, Coppel e Van den Broeck, a 1'17" Sánchez, Moreau, Vogondy e Riblon, poco più indietro Van Garderen, che mette un'importante ipoteca sul podio, pur perdendo da Contador la seconda posizione. Un risultato niente male, in ogni caso, a 22 anni ancora da compiere.