Simoni: il guerriero delle montagne - 17 anni tra gioie e sconfitte
Versione stampabileNato a Palù di Giovo il 25 agosto del 1971, parente di Francesco Moser, ragazzo prodigio in bicicletta reinventatosi campione dopo un travagliato percorso personale tra i professionisti. Gilberto Simoni, la sua carriera, le sue vittorie, le sue imprese.
1994-1998: I primi anni, la prima vittoria
Passato professionista nel 1994 con la casacca della Jolly-Cage, e dopo altri due anni di rodaggio in maglia Aki-Gipiemme (con la quale esordisce al Giro nel 1995 - arrivando pure terzo nella tappa del Ciocco), è con la di Giancarlo Ferretti che Gilberto, nel 1997, coglie a 25 anni il suo primo successo da professionista, conquistando ad Arco una tappa del Giro del Trentino: come dire che quantomeno ha imparato presto ad essere profeta in patria. Con la Cantila Tollo-Alexia vive nel '98 la sua stagione forse più complicata, ma da qui in poi sarà solo crescita (a tratti impetuosa) per lo scalatore di Palù di Giovo.
1999-2000: Protagonista al Giro d'Italia
Simoni entra in una nuova dimensione e si ritaglia un posto stabile tra i protagonisti del Giro. Nel 1999, in maglia Ballan-Alessio, sfiora il secondo posto al Giro (Savoldelli lo precede di 1", mentre a vincere è Ivan Gotti), ed è sempre presente nelle tappe di montagna monopolizzate dal ciclone Pantani. Al Giro di Svizzera, nella frazione di Grindelwald, conquista la seconda vittoria da professionista. È il momento della svolta, rappresentata anche dal passaggio, nel 2000, nell'ambiziosa Lampre-Daikin con la cui maglia Gilberto vince a Bormio la sua prima tappa in un Giro d'Italia (24 ore dopo essere stato uccellato da Rubiera a Selva di Val Gardena): in classifica è ancora una volta a un passo dal secondo posto, ma Casagrande lo precede di 6", mentre è Garzelli a vestire la maglia rosa. Grandi soddisfazioni anche a fine stagione, col successo sull'Alto de l'Angliru (alla Vuelta) e al Giro dell'Emilia.
2001: La prima vittoria nella corsa rosa
Annunciato da un ottimo Romandia (chiuso al quinto posto e con un successo di tappa), Simoni si presenta al Giro d'Italia con le credenziali di chi può vincere: e infatti nella tappa con arrivo sul Pordoi Gibo conquista la maglia rosa che porterà fino a Milano. Ha tempo di esultare un'altra volta per il successo di tappa di Arona, dopodiché iscrive il suo nome nell'albo d'oro del Giro (precedendo in classifica gli spagnoli Olano e Unai Osa). Gilberto non ha in programma il Tour, ma lascia un buon segno al Giro di Svizzera (secondo posto finale) e poi torna al successo ancora alla Vuelta, nella tappa di Alto de Abantos. Al Mondiale di Lisbona è protagonista di un attacco nel finale, ma a 3 km dal traguardo viene ripreso (con qualche responsabilità dell'altro italiano Lanfranchi). Si consola con la ciliegina sulla torta di una stagione comunque ricca: vince l'ultima gara dell'anno, la Japan Cup, con cui conclude la sua prima avventura in Lampre. Simoni è entrato stabilmente nel novero dei ciclisti più forti a livello internazionale.
2002: Le caramelle amare della zia
Al Giro deve difendere il titolo dell'anno precedente e si presenta in forma eccellente, difendendo i colori della sua nuova squadra, la Saeco-Longoni. Dà un saggio di sé all'arrivo di Campitello Matese, ma in quel momento è già scoppiato lo scandalo di una sua positività alla cocaina riscontrata ad un controllo a sorpresa nell'aprile di quell'anno. Si scopre che tale positività era dovuta ad alcune caramelle balsamiche offertegli da una zia (che le aveva acquistate in Perù), e Simoni viene scagionato. Ha il tempo di fare una buona Vuelta, chiusa al decimo posto della generale (con un secondo posto di tappa a La Pandera), ma la stagione è di quelle che lasciano pieni di rimpianti e voglia di riscatto.
2003: Il secondo Giro e la sfida a Lance
Ed è proprio la voglia di riscatto a guidare Gilberto attraverso una rabbiosa primavera, in cui domina Trentino e Appennino e da cui si lancia alla conquista del suo secondo Giro: praticamente è un monologo, Simoni prende la maglia a Faenza alla decima tappa e non la molla più, vince in salita (Zoncolan, Pampeago, Cascata del Toce), e allunga pure a cronometro (a Bolzano guadagna sul rivale Garzelli), e non lascia niente a nessuno (tanto è vero che conquista pure la classifica a punti). Un tale predominio autorizza Gibo a lanciare la grande sfida ad Armstrong, ma al Tour il trentino non riesce mai ad essere in partita e deve accontentarsi di un pur importante successo di tappa, a Loudenvielle, dove batte Virenque al termine di una bella fuga. Le ambizioni di classifica sono comunque rinviate.
2004: La rivalità interna con Cunego
Simoni è la star incontrastata della Saeco, e forse trascura un po' la crescita del giovane Damiano Cunego all'interno della squadra. Il veronese ripercorre il cammino fatto 12 mesi prima dal suo capitano, vince Trentino e Appennino e poi si presenta al Giro con una condizione che gli permette di sorprendere tutti. Gilberto all'inizio si presta al gioco del boss con la matricola, ma nella tappa del Furcia la situazione (e la terza rosa) gli sfugge di mano. Litiga addirittura con Cunego per il traguardo di Bormio 2000, chiude il Giro al terzo posto e dà appuntamento a tutti per il Tour. Ma ancora una volta in Francia le cose vanno male, nella cronosquadre di Arras la Saeco fa un pasticcio, i compagni lo staccano e Simoni perde 2'42" uscendo subito di classifica. Arriva lo stesso a Parigi (17esimo), ma lì chiude il suo rapporto con la Grande Boucle. Prima di andare in vacanza, comunque, trova ancora il tempo per vincere il Giro del Veneto e piazzarsi al Giro del Lazio.
2005: L'indimenticabile avventura del Finestre
Quel giorno della Savigliano-Sestriére si gioca una partita a scacchi entusiasmante. Simoni nel corso del Giro (e dopo un avvio di stagione ottimo, con vittorie sul Faron alla Parigi-Nizza e al Giro dell'Appennino) si è preso i gradi di capitano della neo(ri)nata Lampre-Caffita, che schierava in prima linea anche Cunego; arrivati alla penultima tappa, dovrebbe recuperare 2'09" su Savoldelli in rosa. Va all'attacco sul Colle delle Finestre, con Rujano e Di Luca, e in vetta ha 2'20" sul bergamasco, sufficienti a strappare il primo posto. Ma il Falco della Val Seriana si gestisce al meglio e, grazie anche all'aiuto di alleati trovati strada facendo, limita i danni e recupera in discesa, mentre i tre davanti si disgregano, con Di Luca in preda ai crampi e Rujano che se ne va da solo sull'ascesa finale del Sestriére. Alla fine Savoldelli salva la rosa per 28", e Gibo si accontenta del secondo posto. Identico piazzamento che corona, al Lombardia, il suo ottimo autunno. Nella Classica delle foglie morte il trentino si arrende a Bettini; pochi giorni prima aveva esultato per il suo secondo Giro dell'Emilia.
2006: All'Aprica la polemica più rovente
Una nuova squadra e nuovi stimoli, necessari per tenere alte le motivazioni a quasi 35 anni. Con la Saunier Duval di Gianetti, Gibo continua a fare del Giro l'appuntamento centrale della sua stagione, e salita dopo salita, risulta essere uno dei più credibili avversari di Basso. Tra i due lo scontro frontale si consuma nella Trento-Aprica: scollinati insieme sul Mortirolo, e affrontata in coppia la discesa, sulla salita finale Basso (in maglia rosa) non rispetta i patti, a detta di Gilberto, e lo stacca. Un amareggiatissimo Gibo chiude la corsa rosa in terza posizione, minaccia il ritiro, poi recede e va al Tour per onor di firma. Dopodiché si diletta con la mountain bike per dimenticare le delusioni della strada.
2007: La seconda conquista dello Zoncolan
Quattro anni dopo non è più il Simoni che esercitava anche sulla salita più dura la sua supremazia sulla corsa rosa. Ma è il Simoni che, arrivato a fari spenti sul Giro, vede crescere la sua condizione giorno dopo giorno e si prende una grande soddisfazione staccando tutti sullo Zoncolan e conquistando per la seconda volta l'ambito traguardo in cima alla salita friulana. Per la prima volta dopo otto anni Gilberto finisce il Giro giù dal podio (appena una posizione più indietro: è quarto a Milano), un segnale a cui il trentino risponde progettando un nuovo inizio in una nuova squadra.
2008-2009: Il biennio con Gianni Savio
L'approdo nella Serramenti Diquigiovanni di Gianni Savio, squadra da sempre votata all'attacco, sembra l'ideale per Gibo, deciso a dar nuovamente l'assalto al podio del Giro d'Italia. Dopo la consueta partecipazione al Trentino, è la volta della corsa rosa, in cui con una condotta regolare (col 3° posto nella cronoscalata di Plan de Corones) sembra nuovamente lanciato verso l'obiettivo. Il freddo ed una crisi di fame verso il Monte Pora però lasciano il segno ed il 2° posto di Tirano non lenisce la delusione per il 10° posto finale, peggior risultato delle ultime stagioni. Il 2008 gli lascia comunque la soddisfazione della maglia azzurra ai Mondiali Marathon di MTB di Villabassa, conclusi in 12esima posizione. L'anno seguente le cose al Giro vanno decisamente peggio: la classifica viene accantonata per cercare un successo di tappa che non arriva. L'immagine più bella dell'anno viene allora dal caldo Messico: molti non lo sanno ma il successo nella terza frazione della Vuelta omonima sarà l'ultimo della carriera di Gilberto.
2010: L'ultimo Giro, il congedo
Il Giro 2009 qualche segno lo lascia, per mesi regna la concreta possibilità che la carriera di Gilberto possa essersi conclusa nel luglio precedente. Tra i vari contatti si fa strada quello con la Lampre, il problema della licenza Pro Tour provvisoria sembra però il nuovo ostacolo davanti al sogno di Gibo di correre l'ultimo Giro d'Italia. Fortunatamente per il team di Saronni le cose si mettono bene, la licenza definitiva è concessa e Gilberto viene ingaggiato a metà aprile. Il solo Giro del Trentino tra la sua gente ed il Giro dell'Appennino dove il suo 21'54" stabilito anni addietro sulla Bocchetta ancor resiste, gli consentono di far la gamba in vista del Giro. Gilberto la corsa rosa soffrendo in fondo al gruppo, prendendo minuti su minuti ma con la serenità di chi riceve tanti applausi dalla gente. Gli applausi dello Zoncolan, scalato per l'ultima volta col sogno del tris, e quelli sul Tonale, al termine di un giorno da protagonista. Gibo parte presto sulla Forcola di Livigno, sul Gavia soffre ma il solo Tschopp resiste alla sua ruota, soffiandogli di poco il passaggio sulla Cima Coppi. La discesa è tranquilla, il gruppo lo riprende e lui procede sereno verso il traguardo. A Verona, nella cronometro conclusiva, saluta tutti nello spettacolare scenario dell'Arena, palcoscenico ideale per uno dei più autorevoli guerrieri da salita dell'ultimo decennio.