Giro d'Italia 2010: La legge del padrone - Lotta per il podio, 1" tra Nibali e Scarponi
È piovuto talmente tanto, su quel benedetto Gavia e sulla sua discesa, che anche le polveri di molti si sono ritrovate bagnate, nell'ultima tappa in linea del Giro 2010. Il percorso invitava senz'altro all'azione, con quell'interminabile Forcola di Livigno nella prima parte e poi in rapida successione Eira e Foscagno prima del Gavia. E l'azione c'è pure stata, se è vero che a vincere la tappa è stato un valido pedalatore come Johann Tschopp, protagonista della lunga fuga di giornata. Una fuga che ha avuto al suo interno gente (quasi) di classifica come Vinokourov e Sastre, ma che non ha mai dato l'impressione di poter sovvertire alcunché.
La corsa addormentata dalla Liqugas, in tutta la sua durata, non ha in effetti dato quell'impressione. Tutto ruotava del resto intorno al Grande Spauracchio, la discesa del Gavia, talmente terrificante nei pensieri di Basso da far prevedere alla Liquigas di stringere una cintura di sicurezza intorno al capitano, e a tale scopo impostare quindi un'andatura sostenuta sì ma regolare su tutte le salite, Gavia stesso compreso, per non far staccare i fidi gregari verdi. Quest'anestesia piombata sul gruppo dei migliori ha forse tolto idee anche agli altri, a Scarponi o a Evans, o perché no allo stesso Arroyo, che tutti attendevamo a una discesa col coltello tra i denti, e che invece non ha fatto gli stessi numeri esibiti giù dal Mortirolo.
E invece di quella picchiata ricorderemo la prudenza degli uomini Liquigas e non la voglia di rischiare di chi avrebbe dovuto attaccarli. Gambe certo svuotate dalle fatiche di tre settimane e dallo sforzo ancora fresco della frazione di ieri. E poi una certa acquiescenza alla legge del padrone, come negarlo? Con Arroyo che - a parte tutti i discorsi sul rischiare o meno in discesa - ringrazia Dio per questo podio su cui non avrebbe certo scommesso alla vigilia, con Nibali buono e accucciato al terzo posto, con Scarponi che non poteva neanche contare sulla crono di Verona per un suo ipotetico ritorno su Basso, e con gli altri, da Evans in giù, francamente troppo lontani ormai per impensierire Ivan; con tutto questo in campo, da chi avremmo dovuto aspettarci quegli sfracelli che forse con troppo ottimismo ci eravamo prefigurati dopo la bella tappa di ieri?
Resta comunque, il Gavia, la pietra miliare che ancora mancava al nuovo Giro di Basso. Verona, se non ci saranno cataclismi, sarà nulla più che una formalità, una tesi di laurea, diciamo; ma gli esami più difficili sono stati tutti superati, alcuni a pieni voti, alcuni balbettando un po', altri affrontati brillantemente with a little help from our friends. Con un po' di fortuna, anche, ma quella non guasta mai. E con la consapevolezza di dovere un grazie speciale, a quel Vincenzo Nibali che questo Giro avrebbe anche potuto vincerlo, se l'avesse corso in maniera diversa. Se avesse mollato gli ormeggi come ha fatto giù dal Grappa, se si fosse ripetuto ieri e ancora oggi, approfittando di discese nate per essere lo scenario delle sue imprese che verranno.
Non l'ha fatto, è stato ligio ai comandi dell'ammiraglia, avrebbe anche potuto ribellarsi (se ne sarebbe assunto le responsabilità col mondo o almeno coi suoi datori di lavoro) ma non l'ha fatto. Oggi, negli ultimi chilometri, ha mostrato un po' di fiato corto e ha perso contatto da Scarponi, perché poi in un Giro non ci sono solo il primo e il secondo a lottare, qui c'è in ballo ancora un posto sul podio. Scarponi ha attaccato, Nibali è rimasto in panne, e Basso a mezza strada, a non sapere se aiutare il compagno tirandolo fino all'arrivo o andare con l'avversario per limitarlo almeno nella ricerca dell'abbuono. La seconda opzione è stata quella che, a conti fatti, comportava meno rischi per il gioco generale della Liquigas, e quindi quella perseguita da un Basso che, attaccato al mozzo di Scarponi, l'ha poi bruciato per il terzo posto di tappa (ovvero 8" di abbuono). (Evans, secondo dietro a Tschopp, abbiamo già detto che non faceva più di tanto notizia, vista la distanza in classifica).
Neanche per una sera, quindi, Scarponi si fregia del terzo posto in classifica: paga ancora 1" a Nibali, e con tutta probabilità domani, nella crono di Verona, perderà altro terreno. È stato comunque un battagliare generoso e leale, il suo. Il risultato premierà il giovane: in fondo, è proprio giusto così.