Giro d'Italia 2010: Quanto t'abbiamo atteso! - Basso in rosa 4 anni dopo. Un grande Nibali, tappa a Scarponi
In un Giro sorprendente e avvincente, la tappa chiave non poteva che essere a sua volta sorprendente e avvincente. Davvero, sarebbe difficile chiedere di più a questa corsa, che giorno dopo giorno non smette di tessere l'intrigante trama del suo romanzo. O meglio, può essere che siamo arrivati al punto di svolta, e che ormai abbiamo scoperto l'assassino, a un paio di capitoli dalla fine: molti indizi portavano già a Basso, ma le prove che abbiamo visto nella Brescia-Aprica sono schiaccianti: non solo il varesino ha senz'altro la gamba migliore del lotto, in questa seconda parte di Giro; non solo ha di gran lunga la squadra più attrezzata, e ne abbiamo avuto riprova già nella prima parte della frazione, e poi ancora sul Trivigno con Agnoli, e poi ancora all'inizio del Mortirolo con Kiserlovski e Szmyd; ma Basso può anche contare su una stampella d'oro zecchino, e non si offenderà Nibali per l'ingiusto paragone, ma quello che abbiamo visto fare a Vincenzo oggi trascende forse anche la dialettica capitano-gregario.
Perché il siciliano ha messo completamente da parte le sue pur legittime ambizioni personali, è stato leale sino alla fine, sino a quei 2 km conclusivi in cui ha tirato a tutta per incrementare il più possibile il vantaggio sugli inseguitori; ma soprattutto, è stato fondamentale nella discesa dal Mortirolo, laddove il confine tra incubo e speranza s'era fatto sottilissimo per Ivan: tanta fatica e tanto sciupìo del team avevano portato la coppia Liquigas (sempre scortata da Scarponi) ad avere quasi 2' di vantaggio su Arroyo al penultimo Gpm di giornata. La discesa successiva aveva invece quasi annullato tutto quel vantaggio, grazie ad una maglia rosa scintillante su quei tornanti in cui stava rimontato quasi tutti quelli che la precedevano; ma a causa anche e soprattutto dell'incapacità di Basso di scendere fluido. Un Ivan formato San Carlo 2006, sul bagnato di una strada che però nascondeva troppe insidie (per conferme chiedere a Vino ed Evans, a cui è andata di lusso su due lunghi) per rischiare di riporre la cautela e mandare tutto in malora.
Anche perché Basso sapeva che sulla salita dell'Aprica sarebbe tornato a guadagnare. Certo, la lunga, entusiasmante rincorsa di Arroyo, che ci aveva tenuti avvinti, dal punto di vista del capitano Liquigas era una sorta di mannaia pronta a cadere sul suo capo. E invece, in quei concitati momenti, appoggiandosi come detto a Nibali che gli ha fatto da balia nella picchiata e ha tirato a più non posso sui falsopiani, Ivan ha ritrovato il ghigno malefico, quello dei momenti migliori, quello che prelude alle affermazioni più importanti.
Così come la rimonta di Arroyo era stata straordinaria, allo stesso modo la replica dei tre di testa è stata eccitante: secondo dopo secondo, col povero David a chiedere vanamente un aiuto a gente che si chiama Sastre, Evans, Vinokourov, ma che dietro al nome non serbava più l'energia necessaria per pedalare rotondo, secondo dopo secondo, con Scarponi onestissimo a dare la sua mano ben sapendo che all'arrivo poteva esserci una giusta ricompensa anche per lui (che ora vede davvero il podio, tra l'altro: Savio non scherzava quando lo vedeva sicuramente da top-3), secondo dopo secondo, con la gente sempre più urlante nelle orecchie e su quella strada che nel 2006 lo vide (forse) compiere uno sgarbo nei confronti di Simoni, e che nel 2010 lo cala invece nella dimensione dei gentiluomini, tra quei due compagni d'azione che hanno onorato fino al termine i patti stipulati.
Secondo dopo secondo, dopo secondo dopo secondo, la tonalità del viso di Basso, forse per riflesso camaleontico, s'è fatta sempre più rosa e accesa, luminosa, verrebbe da dire, buona a rischiarare anche ciò che circondava il campione di Cassano Magnago. Rosa virtuale a 3 km dal traguardo, rosa vero alla fine. Non un bottino grasso da conservare sugli inseguitori, ma la consapevolezza di essere tornato là dove meritava di stare (secondo quanto dimostrato 4 anni fa). Tutto quello che c'è in mezzo, a questi 4 anni, scivola via. Come la grande fatica di oggi, che stasera, piano piano, si scioglierà in un sonno finalmente limpido e felice.