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Giro d'Italia 2010: Asceta in cerca della gloria - Basso ripercorre il suo sentiero

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Lo sforzo di Ivan Basso sul Mortirolo - Foto BettiniLa via stretta è sorpresa, e si prende quasi per caso, in un batter di ciglia ti trovi nel toboga infernale. Per sei larghi, sontuosi chilometri i tubolari scorrono leggeri giù dall'Aprica, poi tutt'a un tratto ti trovi al buio. Il Santa Cristina inizia così, pregno di significato per chi è in attesa di svolte. E Basso è un corridore della svolta. Ascetico, il suo passato è conversione. Ha la stanca, sobria gioia dell'ammiraglio che conduce in porto la flotta decimata delle tempeste. Orfeo, è sceso agli inferi della squalifica e là vi ha lasciato un passato di gloria, irrimediabilmente stinto, offuscato. Per ritrovarlo deve ripercorrere la via dell'Aprica, pellegrino di se stesso.

Un altro instancabile zingaro delle vie della sofferenza interiore trovava ispirazione nelle selve del Mortirolo, tra gli archi rampanti del Santa Cristina. Ma lui amava addentrarsi nelle profondità della sofferenza solo, scarno eremita delle cime. Basso invece è un cenobita. Crede nella regola. Tutto deve compiersi secondo il progetto del gruppo, guai a tradire una sola virgola del dettato dei padri. Sta scritto, ti dice, così deve avvenire. Non è questione di rapina, di planata rapace: è invece il lento maturare della messe, coltivata dagli operai e raccolta finalmente nel granaio. È cresciuto così e questo è il suo stile, prendere o lasciare. Un ossimoro: l'altro gigante di questi monti era il nietzschiano poeta della transvalutazione di ogni valore, al di là del bene e del male, sempre. Da oggi è indubbio che anche Basso ha issato il suo stendardo su questi monti, e quindi il confronto col grande poeta del Mortirolo è inevitabile.

Ogni svolta è un salto nel buio, e oggi la corsa era caravaggesca. Ogni personaggio era tinteggiato con violenti chiaroscuri. In pochi chilometri un coup de théatre et voilà, dove c'era terra bruciata, ecco rispuntare nemici come fantasmi notturni sul campo di battaglia. Il Mortirolo sembrava essere passato sulla corsa come una tromba d'aria, il tetto era scoperchiato, tegole sparse nel raggio di chilometri. Ma a Edolo ecco Arroyo reinsediarsi sul ponte di comando fulgido resistente, ecco Vinokourov ritrovare il ringhio delle scorribande vincenti, ecco lo stoico Sastre raccogliere intorno a sè discepoli.

I 2 minuti del Mortirolo lasciavano allo spadaccino di Toledo poche speranze, i 35" di Edolo gli aprivano le porte del regno. Nomen omen, come il torrente correva giù dal Mortirolo piombando su Monno con fragore di cascata, aveva riavvolto un'altra volta tutta la trama del Giro. Da ragazzo educato invece Basso è addestrato ad evitare il pericolo, ligio si affaccia con titubanza sul dirupo. In ogni classe c'è lo scapestrato e l'obbediente, nelle materie più ostiche non c'è paragone rifulge lo studioso. Ma quando c'è da buttarsi giù con lo slittino il primo della classe punta i piedi come il mulo, perde ogni sicurezza, quasi quasi lo sbeffeggiano.

Ma Basso oggi tornava pellegrino sulle orme degli antichi allori. Trovava conforto nelle scritture. Dove allora aveva calato il suo fendente anche oggi ha trovato gli appigli per espugnare di nuovo, palmo a palmo, la rocca. Cambi regolari sull'Aprica con Nibali e Scarponi e sulle pendenze più dolci infliggeva i distacchi più amari. Pantani questa strada senza curve, senza strappi, doveva trovarla decisamente insipida: pochi gradi di pendenza, poco pepe, nessun interesse. La snobbò perfino, quando vi attese Indurain già nettamente staccato sul Mortirolo. Basso invece vi trova una sua terra promessa. Sarà forse che, guarda caso, si attraversa il paese di Camillo Golgi, premio nobel per la medicina, grande studioso e meticolosissimo osservatore del mondo microscopico. Un asceta del metodo, probabilmente, rigoroso e prudente, come Basso.

Anche il conquistator cortese Scarponi, oggi, non si faceva tentare dallo champagne. Nessuno scatto, nessun allungo. Anzi scrutava con fare preoccupato i polpacci Liquigas, temendo fiammate. Ormai è abituato alla consueta cottura a fuoco lento, e allora stavolta teneva botta, collaborava perfino. Si piegava alla restaurazione, e alla fine raccoglieva, alla maniera dei più abili diplomatici, la vittoria.

Oggi la strada conduceva dalla luce al buio di fitte selve, alla ricerca di svolte. Domani si ritorna al cospetto delle severe cime dell'Ortles, dell'Adamello, della Presanella, giudici inappellabili. Dai loro altissimi anfratti avranno mandato, emissarie, aquile reali a raccogliere indizi. Hanno visto, e sono tornate cariche di testimonianze schiaccianti. Si raccolgono già sulla discesa del Gavia in attesa dell'ultima prova.

Elisa Rossi

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