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Tour of California 2010: Sagan insegue l'Eldorado - Nuovo squillo dello slovacco

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Poche ore fa Fabio Felline vinceva a Chantraine la 2° tappa del Circuit de Lorraine, la più dura sotto il profilo altimetrico, conquistando a soli 20 anni il suo primo successo da professionista. La risposta di Peter Sagan non si è fatta attendere: a Bakersfield, in una tappa che sembrava disegnata su misura per lui, lo slovacco ridicolizza allo sprint i grandi vecchi del Tour of California, ottenendo il quarto successo stagionale. Ora, tralasciando il "giallo" sul braccio molesto di Felline ed insomma, sul chi-danneggia-chi (visto il recente precedente di Carrara alla Settimana Lombarda, non è detto che non abbia le sue colpe), il dualismo Sagan-Felline dovrebbe essere lontano, lontanissimo dai grandi palcoscenici, eppure oggi eccone un segno evidente: i due atleti, seppur lievemente differenti tra loro, vincono su due arrivi pressoché simili dimostrando (se ce ne fosse ancora bisogno) di essere abbastanza maturi per rivaleggiare coi grandi e che le rispettive squadre probabilmente han fatto un errore a non azzardare la loro presenza in un Giro d'Italia così imprevedibile in cui in maglia rosa c'è un ragazzo che all'età dei due non aveva il ciclismo tra i suoi pensieri.
Alla quinta tappa il tour of California cambia drasticamente scenari: si corre verso l'interno, da Visalia a Bakersfield, entrando così nel cuore della brulla zona petrolifera; ci avviciniamo alla Sierra Nevada, che verrà attraversata nella tappa di domani con arrivo a Big Bear Lake, in una tappa di difficile lettura con 7 gpm e costantemente sopra i mille metri. La prima parte di gara è segnata da una caduta che mette fuori gioco Stuart O'Grady, già caduto nella prima tappa, e Lance Armstrong, portato a fare radiografie in ospedale.
La tappa è abbastanza vallonata, con un circuito da ripetere tre volte all'arrivo che prevedeva una simpatica salita-test di 2 km, la quale ha tagliato le gambe ai fuggitivi della prima ora. Parliamo dunque degli australiani Mark Renshaw e Ben Day, Grischa Niermann, William Dickeson, un'altra volta Paul Mach e soprattutto Kurt Hovelynck. Ve lo ricordate? A Marzo dell'anno scorso entrò in coma per un brutto incidente in allenamento, non si avevano notizie di miglioramento e si temeva per la sua vita, figurarsi per la sua carriera. Un bel giorno è uscito dal coma, è tornato a farsi vedere salutando i suoi compagni di squadra in una tappa dell'Eneco Tour, quest'anno è ritornato in sella con la completa fiducia di patron Lefévère e vista la bella azione di oggi, si direbbe pienamente recuperato.
Niermann è sotto i cinque minuti di ritardo in classifica, cosicché l'azione non riesce a prendere un vantaggio superiore. I fuggitivi entrano nel circuito a 12 km dall'arrivo con un minuto e mezzo di vantaggio, ma la salita è di quelle che non danno respiro e segna il loro destino. Il primo passaggio lo superano indenni, nel secondo il gruppo si fa sotto e Ben Day prova ad andarsene tutto solo, inseguito da Jens Voigt. All'ultima tornata Quinziato ricompatta il gruppo, evidenziando l'interesse di Sagan nei confronti del successo di giornata; High Road e Garmin si mettono in testa a tirare per tener alta l'andatura sulla salita in modo tale da evitare scatti, tanto da staccare Andy Schleck. Dopo il tornante che precede gli ultimi 300 metri, Martin si sposta e parte Zabriskie, evidentemente tentato dall'idea di ripetere il numero di Santa Cruz; ma non siamo nella stessa situazione e per di più a ruota c'è Peter Sagan, che parte secco e dà qualche metro di distacco al secondo arrivato Michael Rogers, precedente Zabriskie. In virtù degli abbuoni (Rogers aveva anche guadagnato 2" a un traguardo volante) l'australiano è il nuovo leader della corsa a parità di tempo con Zabriskie. La partita tra i 2 e Leipheimer dovrebbe decidersi nella crono, ma intanto c'è la tappa di domani che si presta a colpi di mano. Chissà che Sagan non voglia far bis o strizzar l'occhio alla generale; per ora la Liquigas si accontenta del secondo successo consecutivo.

Nicola Stufano

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