Giro d'Italia 2010: Una vampata di calore
Versione stampabileArriva il sereno, sulla carovana rosa, ma parlare di sereno forse è riduttivo. Già, perchè quella che ha investito il giro d'Italia a Bitonto è stata una inattesa vampata di calore, un bagno di folla tipico di quegli eventi che si vedono una volta della vita. La gente ha invaso le strade più per curiosità che per interesse ciclistico: in molti dei paesi attraversati il giro d'Italia mancava da 15 anni, se non più. Si vede raramente passare dei ciclisti, specialmente a Bitonto che per il suo traffico infernale ed i suoi passaggi a livello è sistematicamente evitata anche dai pochi amatori della zona nelle loro passeggiate.
Chi vi scrive è stato tutto il pomeriggio a Bitonto, ed ha assistito con gusto alla progressiva invasione per strada. Bitonto ha affrontato l'arrivo del giro d'Italia come una sagra di paese, in tutti i sensi: ecco spuntare da ogni angolo i tipici stand (chiamiamoli così) di prodotti locali, salumi e provoloni; non può mancare con questo caldo la granita preparata al momento, schizzi di ghiaccio ovunque compresi. Sembra di stare al luna park, e anche l'ultimo chilometro suggerisce il pensiero visto il saliscendi sul quale i corridori s'impegneranno.
Passano le ragazze che sono solite esibirsi sul traguardo nell'attesa dell'arrivo dei corridori. Un vecchio disabile le ferma e fa: "E ci sit, l'pccuedd du Blue Moon?" (Siete le ragazze del Blue Moon): è solo il primo di una serie di divertenti interventi in vernacolo, bisogna dire, mai volgari (almeno quelli diretti), che caratterizzano l'interazione tra il pubblico e il personale a seguito della carovana. La gente non ha timore reverenziale verso l'organizzazione come il sottoscritto: così capita senza stupirsi troppo di vedere bambini divertirsi nello scavalcare le transenne e correre avanti e indietro sul percorso al semplice scopo di indispettire gli organizzatori, mentre un individuo, evidentemente in credito verso il comune dove è collocato il quartier generale, si piazza silenziosamente in sala stampa in segno di protesta, fino a infastidire un funzionario locale. Piccole cose che comunque non avellenano il clima.
Il pubblico manifesta la tipica ignoranza di chi il ciclismo non lo segue: così Farrar diventa Farr (e pure australiano), La Astana diventa una squadra tedesca e così via. Ma per loro, giustamente, tutta questa conoscenza enciclopedica non ha importanza. Un nonno mi chiede di spostarmi per far arrivare il suo nipote alle transenne. Il posto è al sole. Gli faccio: "guardi che è un po' presto", il signore annuisce gentilmente: "non ha importanza". Mancano 75 km all'arrivo.
La Carovana si ferma sul traguardo, scatenando la solita festa: i locali vanno a caccia dei più disparati gadget, un uomo sulla quarantina ferma una ragazza con dei cuoricini in mano e grida: "Signorina, dammi un cuore che mia moglie mi ha lasciato!". Intanto si consuma la caccia al posto migliore: i bordi sul traguardo son piuttosto stretti e la gente si è assiepata ovunque, cercando i posti migliori. I più fortunati e quelli con l'amicizia 'giusta' si vedranno il finale dai balconi, C'è chi invade il tetto di una chiesa ai 100 del traguardo e si mette con le gambe a penzoloni, chi si mette in piedi sul muro che costeggia Lama Balice, fiume in secca meglio noto come Il Canalone, che fiancheggia la strada dove si sviluppa la serie di curve decisiva. Tanti equilibrismi, troppi: ed infatti uno spettatore cade giù nel fossato del castello, praticamente all'altezza del traguardo. l'uomo è stato soccorso dai medici ed è cosciente, si presume che le sue condizioni non siano gravi.
Poi arriva il gruppo ed è un attimo; le strade si riempiono di gente che scavalca le transenne, il palco è praticamente irraggiungibile. La festa sta finendo ma l'entusiasmo continua, ed una città del sud lascia lentamente la Piazza centrale con la soddisfazione di chi ha fatto bella figura davanti a tutta l'Italia e oltre, di chi per una volta è stato centro del mondo e non ha dovuto muoversi per cercarlo.