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Giro d'Italia 2010: Mal comune è mezzo gaudio? - L'odissea di Nibali e Basso

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Per Basso e Nibali non è stata una giornata facile - foto BettiniSulle strade bianche è passato il Giro e ha lasciato un solco. Anche sulle schiene incurvate delle guardie verdi è inciso un solco. La rocca è stata espugnata e i difendenti sono sparsi sul campo di battaglia. Tutt' intorno antiche contese fanno da eco. A Montaperti, a Colle val d'Elsa le truppe ghibelline riportarono vittorie, A Montalcino i dragoni Liquigas arrivano in ordine sparso, vinti da tutto, impotenti contro la malasorte, affondati nel fango, sfaldati dalla disperazione nel tentativo di afferrare avversari pronti ad affondare le fauci nella ferita aperta. Come in ogni battaglia persa che non è ancora una guerra persa, c'è il bene e il male. Il bene: sembra che la botta subita da Nibali gli sia scivolata via dal fianco con la facilità di una carezza. Di certo la notte chiamerà il dolore. Però da uno scivolone simile non è scontato che ci si rialzi. E che soprattutto si possa prontamente tornare a stantuffare sui pedali con la stessa forza di prima. Sarà un segno di un destino benevolo?

Altro bene: i riscontri cronometrici hanno dato conforto rispetto a ciò che si prospettava. Vale a dire l'uscita di classifica. Il minuto e venti iniziale, esaurito in breve l'apporto dei compagni, è lievitato di soli 40", quando rimanevano quasi venti chilometri su sterrati dove la ruota affondava fino al cerchio. Come averne davanti almeno il doppio in asfalto. Davanti Vinokourov ed Evans veleggiavano sulle ali dell'entusiasmo e dell'adrenalina. Comandavano le danza delle streghe in un inferno simile, che tradotto in linguaggio ciclistico significa sinfonia. Veleggiavano anche sul deciso apporto di chi era con loro, Dapprima Gerdemann, poi soprattutto Garzelli scandiva il ritmo con il piglio di chi ha arretrati di conti in sospeso da regolare. Nel marasma della battaglia i riferimenti cronometrici andavano e venivano.

È certo che Basso abbia inizialmente atteso la maglia rosa, come ha lui stesso ha dichiarato, per unire le forze e sfruttare il lavoro della squadra. Ma atteso quanto? Dettaglio importante perchè la caduta ha generato uno sparpaglio notevole. Corridori sparsi per il percorso, molti dei quali con importanti posizioni di classifica da difendere e quindi necessariamente collaboranti. Tenuto conto della ritrosia (è un eufemismo...) di Basso in condizioni di scarsa aderenza, non ci pareva il caso di farlo anche fermare, ammesso che abbia evitato la caduta. In condizioni simili dove la velocità è ridotta e la resistenza all'avanzamento è dovuta soprattutto allo sprofondare della ruota al suolo, ognuno corre praticamente da solo. Prova ne è il forte recupero di Scarponi (nell'ordine dei 30" almeno) in perfetta solitudine. Nibali poi attendeva Basso sugli strappi più duri dove la sua pedalata ancora troppo macchinosa e restia all'uso dei rapporti più agili risultava inefficace. Mal comune mezzo gaudio dice il proverbio, ma l'impressione è che in una situazione così aerodinamicamente insolita lasciar correre ciascuno per sè (fermo restando l'apporto dei compagni nel primissimo tratto di fango) sarebbe stato un azzardo da tentare. Perchè un conto è trovarsi in un gruppetto ben affiatato di attaccanti, un conto è fare corsa in due. La nota più preoccupante in casa Liquigas viene dalla consultazione del libro della corsa. Lo sforzo profuso è stato di quelli sfibranti, Annaspare in disperata rincorsa non è come volgere lo sguardo dalla prua scorgendo la terra promessa all'orizzonte. Le botte si sentiranno domani, insieme ad un sonno probabilmente tormentato.

Proprio domani la corsa sarà termometro, vetrina, specchio. Il terreno per uscire davvero di classifica purtroppo c'è. Pare però che le maniere cortesi, come un conto in sospeso dopo le scarmucce olandesi, siano state definitivamente gettate come un vecchio calzino e questo gioca a sfavore di chi è più isolato. Nei corridoi del Giro si trattano alleanze. Qualcuno non ha più molto da perdere, ma molto ha ancora da dare.

Elisa Rossi

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