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Giro d'Italia 2010: Cunego e Scarponi, leoni nel fango

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Damiano Cunego in azione - foto BettiniIl dubbio che attanagliava molti prima di questa giornata di una bellezza drammatica era stostanzialmente uno: ma queste strade bianche, accompagnate in qualche tratto da pendenze da biker, saranno in grado di produrre abbastanza danni tra chi questo Giro d'Italia 2010 se lo deve concretamente giocare oppure ci sarà spazio per l'impresa di qualche autorevole cacciatore di tappe? A dirimere la questione in maniera decisiva ci ha pensato il tempo, con un giorno più tardo autunnale che primaverile, che ha fatto si che, su quello sterrato in cui il bianco aveva repentinamente preso il color del fango, la contesa dovesse risolversi tra i veri padroni del Giro, da chi ha preso ha rincorrere quella maglia rosa nel mezzo di ventagli e trabocchetti olandesi: Cadel Evans e Alexandre Vinokourov.

Evans e Vinokourov, Vinokourov ed Evans, da qualunque parte vogliate vederla, la tappa di oggi pone in primo piano l'immagine glaciale del kazako, che non ha nascosto nei gesti l'insidia di una frazione a cui si sentiva mentalmente preparato, opposta a quella del campione del mondo, per nulla turbato ed anzi rinfrancato da quel passato da biker di ottimo livello che in una giornata del genere poteva tornare assolutamente utile. 1'12" divide i due in classifica generale, divario che sorride momentaneamente a Vinokourov grazie alla sua capacità di uscire meravigliosamente indenne dai tumulti olandesi e da quella cronosquadre in cui, nonostante un finale più complicato del previsto e non privo di nervosismo, è riuscito ugualmente a mettere preziosi secondi tra di sè e il leader della BMC. In vantaggio era Vino ed in vantaggio è rimasto e poco importa se per il momento lo scenario fosse tutto per la Liquigas e le sue bocche da fuoco, già catapultate all'attenzione dei cronisti.

Chi fa della fantasia, della concretezza e della voglia di non arrendersi davanti alle prime difficoltà sa che l'occasione può divenir propizia in qualunque momento, ed è proprio per questo che in molti alla vigilia potevano considerare un Vinokourov all'attacco quotato a 1. Trovatosi al posto giusto nel momento giusto, cioè davanti a tutti per non rischiare di essere invischiato in cadute, il kazako è stato pure a rimuginare per un momento se fosse il caso di esporsi nel momento in cui Nibali si trovava affannosamente a rincorrere quel gruppo e quella sua stessa maglia rosa che stava scappando via. Quando però è apparso chiaro che il tempo del l'attesa fosse ormai finito, Vino è andato per la sua strada, attendendo che la corsa si infiammasse e che anche Evans lo raggiungesse per dar vita alla battaglia vera e propria, a circa 15 km dal traguardo. L'uno che attacca, l'altro alla sua ruota e poi tutti gli altri compagni di avventura con il sogno di diventar presto il terzo incomodo e non lasciar che la contesa fosse affare tra due.

Vinokourov ed Evans davanti a tutti già, loro che per un motivo o per l'altro si sono trovati inevitabilmente ad affrontare il discorso sulla compattezza e la capacità di sostegno delle proprie squadre, visto che il tema continuerà ad interessare la critica anche nei prossimi giorni. E magari si sprecheranno ancora i "riuscirà Evans a far fronte da solo ad una serie di attacchi incrociati?". Inutile ribadire quanto la presenza di un George Hincapie e del suo carico d'esperienza sarebbero utili da ora in avanti per l'iridato, costretto a tener le redini di una truppa giovane ma ancora assai inesperta di fronte ad una grande corsa a tappe come il Giro, tanto che è divenuto fondamentale il recupero di un corridore come Santambrogio che però, di fronte a quelle pendenze da grimpeur di razza. i miracoli non li può certo fare. Intanto Cadel quest'oggi ha risposto presente, con una prova di forza ed un finale da campione, a far capire che nei prossimi giorni dovranno comunque staccarlo se vogliono toglierlo di mezzo dalla lotta che conta, lì dove la solidità e la bravura del corridore risiede anche nella capacità di trovare preziosi alleati strada facendo, in grado di dare quell'aiuto decisivo proprio dove la squadra viene a mancare.

Da par suo Vinokourov ha iniziato questo Giro avvantaggiato almeno dall'aver in squadra un Paolo Tiralongo che nell'ultima Vuelta ha dimostrato di sapersi ritagliare bene anche i suoi spazi e pronto ad entrare in scena all'occorrenza. La caduta ed il successivo ritiro di quest'ultimo hanno inevitabilmente aperto scenari nuovi per il kazako, che rischia quindi ugualmente di doversi arrangiare in certe circostanze, anche se la presenza di uomini esperti come Jufre e Stangelj lo pone in una posizione senza dubbio migliore rispetto all'iridato (senza neppure dimenticare i Grivko e i Gasparotto, gente che è sempre meglio avere con se). Il resto poi lo farà ancora una volta l'estro di Vino, che alla Vuelta dello scorso anno abbandonò presto i primi sogni di gloria sulle prime vere pendenze ma che si è presentato a questo Giro con una Liegi rivinta ed un Trentino che poteva rappresentare uno dei modi migliori per poter fare prove generali di Giro (e la scalata intelligente dell'Alpe di Pampeago è una testimonianza di questo). Domani c'è il Terminillo, salita rivelatasi spesso ben più guastafeste di qualche mito alpino e che terrà entrambi sul chi va là. Evans, che ha appena vinto, ha repurato punti in morale; Vinokourov, che ha messo minuti importanti tra se e avversari scomodi, riparte con le insegne del primato e con la consapevolezza che superare un'altra tappa importante senza danni vorrebbe dire proseguire verso l'ultima settimana con meno remore del previsto.

Tra i due litiganti la tappa odierna ha riconsegnato al Giro un Damiano Cunego, pimpante, protagonista, che ha anche provato in prima persona ad accendere la miccia nel momento clou e che è andato molto vicino dall'interrompere quel digiuno di successi (che per gli italiani tra l'altro, in questa edizione, al momento continua) che dura ormai da 6 anni. Un Cunego che forse si trova nella situazione ideale, di chi ha perso per strada qualche minuto tra prime frazioni e cronosquadre e che sa quindi di poter godere di qualche libertà in più rispetto a chi il distacco lo misura in secondi. La voglia di tener duro verso Middelburg però, quando avrebbe potuto benissimo concludere in compagnia di Simoni a 8 minuti dai primi, testimonia una volontà non assopita di curare in qualche modo la classifica generale, curandola però nello stesso modo con cui aveva approcciato l'ultima Vuelta di Spagna: alla "carpe diem". Minor pressione, libertà d'azione quando la gamba risponde bene e una certa serenità che accompagna chi è sì atteso al buon risultato, ma non rappresenta il maggior favorito per la vittoria finale e che quindi non fa accogliere come un dramma un certo piazzamento piuttosto che un altro. In Spagna lo scorso anno furono due vittorie e una top-ten parziale, in questo Giro è arrivato un secondo posto in una tappa complicata come non mai ed un parziale 12esimo posto a 3'08" dalla vetta. Il Terminillo può già rappresentare una nuova buona occasione per riprovarci, senza dimenticare che una prestazione come quella odierna è in grado di far riguardagnare punti anche all'interno della propria squadra, spesso demotivata nei mesi scorsi da situazioni di gara da gestire con minor incertezza.

Appena un secondo dietro a Cunego nella generale segue ora Scarponi, quel Michele Scarponi che punta decisamente a far bene nella generale e che invece ha visto aumentare il proprio divario a causa della caduta galeotta che ha coinvolto anche Nibali. Perdere un minuto in questo modo può essere frustrante per chi, con un recupero prodigioso ha dimostrato che quest'oggi la gamba per restare coi primi c'era eccome ma allo stesso tempo può rappresentare il punto di partenza per rientrare senza troppi patemi nella top-ten, regalandosi magari anche un bel successo di tappa (obiettivo che dopo l'uscita di classifica lo scorso anno fu centrato ben 2 volte). Anche per il marchigiano il Terminillo rappresenta quindi un'immediata occasione di rivincita in attesa di quelle salite alpine in cui cerca realmente il senso del proprio Giro. Anche perchè non è detto che le sfortune di un oggi debbano per forza ripresentarsi un domani, tutto è ancora possibile e l'attenzione mostrata nelle prime frazioni è stata già l'indice di una corsa rosa da affrontare nel modo giusto.

Per chi una buona classifica la sogna ancora troviamo invece un Sastre che mestamente abbandona quest'oggi i sogni di vittoria finale. Sappiamo dell'abituale tendenza dello spagnolo a correre nelle retrovie ma in giornate-trappola come queste rischia di essere un handicap che può essere pagato a carissimo prezzo, come difatti è poi stato: già staccato in un secondo gruppetto prima del Rospatoio, è definitivamente affondando verso Poggio Civitella, dove pure era riuscito a riportarsi su Nibali e Basso con la speranza di porte quindi limitare i danni. Speranze vane, il solo Tondo a scortarlo sul traguardo e ben 5'20" accusati sul traguardo che lo fanno uscire ancora una volta di classifica. Resta a questo punto da capire come reagirà l'ex vincitore del Tour, rimasto al palo per mesi e mesi dopo il fallimentare Tour dello scorso anno, tanto da far chiedere se fosse la cosa migliore ripresentarsi al Giro con così pochi giorni di gara. Il terreno per lasciare buona traccia di sè c'è, poichè una bella impresa alpina non gli è certo preclusa (del resto i bei successi del Monte Petrano e del Vesuvio dello scorso anno lo stanno a dimostrare), ma per giungervi anche l'equilibrio psicofisico ideale diviene importante. Intanto ci chiediamo se proprio il Terminillo ci riconsegnerà un corridore già in ripresa o se invece l'ulteriore accumulo di minuti sarà funzionale all'obiettivo della vittoria di tappa nell'ultima settimana. Chi non ne esce bene al momento è sicuramente la Cervélo, che si ritrova senza più un uomo concretamente in lotta per la generale (l'ipotetica seconda punta Xavier Tondo è stato difatti sacrificato alla causa Sastre). Il cammino prosegue quindi, tra un Karpets galvanizzato e alla nuova ricerca dei propri limiti ed un Pinotti che si ritrova ottimamente posizionato nella generale. Per il bergamasco già l'arrivo di domani potrebbe segnare una decisa svolta nel proprio Giro d'Italia.

Vivian Ghianni

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