Giro d'Italia 2010: BMC e Greipel, che flop! - Bene Liquigas e Astana
L'annunciata giornata del vento con tanti chilometri lungo la costa e sulle dighe ha fatto, se possibile, molti più danni di quanti ce ne potessimo aspettare: il primo gruppo era infatti composto da poco più di 25 corridori e, nonostante la tappa fosse completamente pianeggiante, gli spunti di riflessione non mancano.
Il dato più indicativo, probabilmente, è quello relativo alle squadre perché oggi abbiamo potuto capire molto sui vari rapporti di forza tra le varie formazioni. Come si temeva, la BMC di Cadel Evans non sembra ancora attrezzata a sufficenza per poter puntare a vincere una grande corsa a tappe: l'australiano è stato anche oggi fantastico per grinta e generosità, ma si è ritrovato completamente da solo ed in un colpo solo ha perso la maglia rosa ed ha regalato 46" a tutti i principali rivali per la classifica ed eccezione di Sastre. Nel 2009 anche Menchov ha vinto con poco supporto da parte della squadra, ma se quello di oggi è il risultato al termine di una tappa di pianura non osiamo pensare a cosa possa accadere in una frazione di montagna, con un paio di colli prima dell'arrivo: in più l'anno scorso in gara non c'erano due corridori come Vinokourov e Nibali, capaci di infiammare la corsa in ogni istante e di portarsi appresso anche corridori solitamente restii a fare la prima mossa.
Voto positivo per Liquigas e Astana: i verdi di Amadio si erano già messi in bella mostra nel concitato finale di ieri e oggi, una volta di più, hanno dato prova di grande compattezza; l'Astana, invece, si ritrova inaspettatamente in maglia rosa e nella cronosquadre avrà il grande vantaggio di partire per ultima conoscendo intertempi e distacchi vari: una piccola prova generale l'abbiamo vista a circa 80 km dall'arrivo quando con un bel forcing hanno spaccato il gruppo il tre tronconi.
Tra gli outsider, invece, sono tanti quelli che hanno pagato un prezzo carissimo oggi in una tappa spettacolare (anche paesaggisticamente) per gli osservatori esterni, ma assolutamente distruttiva tra ventagli e cadute per i ciclisti: Vande Velde per il secondo anno consecutivo è costretto al ritiro dopo pochi giorni, Wiggins è caduto a 10 km dall'arrivo ed ha tagliato il traguardo molto dolorante, 4' dopo Weylandt, mentre Bruseghin, Pozzovivo, Masciarelli e Simoni hanno perso 7'59", Uran e Moncoutie addirittura 14'47". Sono tutti corridori poco abituati alle corse nord e si può discutere se un grande giro debba essere o meno deciso da ventagli: i grandi favoriti, però, sono rimasti tutti davanti ed il corridore migliore sulle tre settimane si vede anche da questi particolari.
Concludiamo ancora una volta con la volata finale, che ha premiato il belga Wouter Weylandt, uno che a strade strette, vento laterale e ventagli è abituato fin dalla nascita. L'uomo della Quick Step, criticato qualche settimana fa dallo stesso Lefévre per scarso rendimento, ha saputo farsi trovare al posto giusto al momento giusto e non ha sbagliato nulla nello sprint. Il grande sconfitto, invece, è André Greipel: il tedesco era l'unico velocista di spicco nel gruppo dei primi, poteva contare su molti compagni di squadra eppure, esattamente come ieri, ha perduto la ruota di Matthew Goss all'altezza degli ultimi 500 metri. Di sicuro i problemi fisici che ha accusato all'immediata vigilia lo stanno condizionando, non può essere un caso che per due giorni di fila l'australiano vada a sfilarsi nel momento in cui i treni esprimono la massima velocità: il giorno di riposo potrà giovargli. Ancora sfortuna infine per Alessandro Petacchi, che dopo essere stato chiuso da un compagno ieri, oggi ha forato a circa 40 km dall'arrivo, proprio nell'attimo in cui in testa al gruppo si scatenava la bagarre per creare i ventagli. Anche per lo spezzino il giorno di riposo è il benvenuto, in attesa di azzerare il credito con la sorte.