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Giro D'Italia 2010: Se la partenza è intelligente... - ...che lo sia pure il rientro!

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La domanda più gettonata in questi ultimi giorni, tra i tanti che hanno poca confidenza col ciclismo (quindi parliamo della grande maggioranza dei nostri connazionali), è stata: «Ma come, è il Giro d'Italia e parte dall'Olanda?». Anche chi approdava "solo" turisticamente nella città dei canali, non riusciva a capacitarsi di questa stranezza. Eppure è da un bel po' che i grandi giri hanno sdoganato la "partenza intelligente", e l'Olanda ha addirittura messo insieme un filotto che nessuno aveva centrato prima d'ora, tre Gt consecutivi ospitati, nel loro avvio, in tre sue città: da Rotterdam prese il via il Tour 2009, la successiva Vuelta partì da Assen, ed eccoci ora, per l'appunto, ad Amsterdam col Giro.

Nel rispondere (ai suddetti neofiti) che pecunia non olet, e quindi ci sta che gli organizzatori portino le loro corse in paesi affamati di ciclismo come la stessa Olanda chiaramente è, occorre però anche stabilire che un evento come la "transumanza" di uomini e mezzi in un altro paese non dovrebbe vivere del suo stesso vivere. Nel senso: c'è un arricchimento tecnico dato dalla partenza estera? C'è un arricchimento anche estetico, se vogliamo? O basta l'evento in sé (il fatto di portare fin quassù la corsa rosa), con l'ovvio corollario del grande introito economico, a dare un senso all'operazione?

Amsterdam ospita tre tappe in questo Giro, ma purtroppo il cuore della città olandese è rimasto fuori dal'evento: il cronoprologo si è disputato dalla periferia del centro (il Museo Van Gogh) al centro della periferia (il vecchio Stadio Olimpico), e anche le prossime due frazioni partiranno da punti meno "turistici" del previsto. Era proprio impensabile un tracciato più grazioso, almeno nel prologo? Del clima possiamo anche non parlare, anche se il freddo che il Giro è andato a inseguire col lanternino è veramente pungente. Nonostante ciò, il pubblico di casa (come ci si attendeva) ha risposto positivamente; un po' meno positivamente ha reagito chi è caduto sulla strada bagnata (Pozzovivo tra gli altri), ma siccome la pioggia non è di copyright olandese, ci si consola dicendo che sarebbe potuto accadere anche in Italia.

L'ultimo problema (in ordine di tempo, ma anche nell'ordine di ciò che di imprevisto si può mettere in conto al momento di varare un progetto) è però un altro. Il mitico vulcano islandese dal nome che pare brasiliano ha ripreso a eruttare, e una nuova nube di cenere sta solcando i cieli d'Europa: a rischio i voli che riporteranno gran parte della carovana in Italia, e generalizzati i moti di preoccupazione in chi già teme di doversi fare un trasferimento all night long in auto lunedì, dopo la frazione che, a Middelburg, chiuderà la tre giorni nei Paesi Bassi. Il quale trasferimento, se sopportato da chi segue la corsa senza pedalare, può anche essere concepibile (pur garantendo sfacchinate gratuite); ma se saranno i ciclisti ad essere obbligati a tanto sbattimento, sai le risate quando qualcuno proporrà di neutralizzare la cronosquadre di Cuneo per permettere loro di recuperare energie.

In fondo, potrebbe essere una prova generale per quanto avverrà nel 2012, col Giro che partirà da Washington e con mille dubbi su un trasferimento tanto complicato: di sicuro Zomegnan starà già prendendo appunti.

Marco Grassi

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