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Asturie 2010: L'Editto di Constantino - Maxifuga e maglia per Zaballa | Cicloweb

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Asturie 2010: L'Editto di Constantino - Maxifuga e maglia per Zaballa

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Adesso che i giochi sono fatti possiamo ben dirlo: in questo weekend asturiano in cui erano racchiuse le due tappe più impegnative della competizione ci siamo proprio divertiti. Dopo lo splendido assolo di Duarte infatti avevamo cercato di focalizzare subito l'attenzione sulla frazione conclusiva di Oviedo perchè chiunque osservasse il profilo altimetrico che si snodava per duecento chilometri scarsi poteva iniziare a sentire odor di trappola, d'imboscata. Eravamo intenti a pensare se la geniale tattica dei Café de Colombia avesse pagato a tal punto da garantire il successo finale di Duarte, oppure se la voglia di rivincita di Intxausti si sarebbe palesata in una prestazione tale da consentirgli di rivestire le insegne del primato. Ma se avete fatto attenzione avevamo concluso con l'osservazione sul Centro Ciclismo de Loulé e sulla possibilità di fungere da terzi incomodi, cosa pressochè scontata quando si hanno in classifica generale due vecchie volpi come Santi Peréz e Tino Zaballa. Dobbiamo però ammettere che una soluzione così coraggiosa e spiazzante quanto basta non ce la saremmo aspettata ma a questo punto meglio, perchè chi ha avuto la possibilità di gustarsi le immagini giornaliere ha potuto godere di una nuova conclusione palpitante e bella a vedersi per gli occhi.

Alla fine quindi le parole, le osservazioni, gli elogi e quant'altro sono sostanzialmente per due: per Constantino Zaballa e quel suo digiuno di successi che durava da quasi due anni, in cui molti avevano perso le tracce del corridore che fu, capace di sfrecciare a San Sebastian, vincere una tappa alla Vuelta e porsi all'attenzione come uno degli atleti spagnoli in vista per corse di un giorno e brevi gare a tappe. Tutto questo prima che l'ormai arcinota Operacion Puerto facesse il suo corso e, seppur non portando in dote squalifiche, costringesse di fatto anche lui a cercar fortuna in palcoscenici minori, a cavallo tra Spagna e Portogallo (LA-MSS, LA-Rota dos Moveis e Loulé, proprio come il suo compare Santi Peréz) ma con qualche comparsata degna di nota (2° lo scorso anno nella prova in linea al campionato nazionale spagnolo mentre d'inverno da un paio di stagioni a questa parte pratica con discreto successo il ciclocross); per Fabio Duarte che, inevitabilmente in questo giorno, rappresenta l'altra faccia della medaglia rispetto al quasi trentaduenne (li compirà il prossimo 15 maggio) spagnolo. Del giovane colombiano abbiamo avuto un'altra bella dimostrazione di talento ieri mentre quest'oggi i sorrisi si sono trasformati nell'amarezza di chi vede sfuggirsi il titolo chilometro dopo chilometro, rivivendo quel che aveva provato il connazionale Cardenas, spodestato nel 2004 proprio da uno spagnolo (Iban Mayo) quando ad un giorno dalla fine vestiva la maglia di leader. Ci si chiede se quest'oggi i colombiani potessero gestir meglio la situazione (un Laverde e un Chalapud al fianco di Duarte potevano magari permettere di sganciare Alex Ardila Cano alle calcagne di Zaballa invece di relegarlo, per quanto possibile, al ruolo di unico gregario con il compito di mettersi a tirare nel gruppo inseguitore) ma intanto, senza togliere alcun merito alla tattica dei Loulé, non possiamo che evidenziare come per Duarte si sia materializzata nuovamente una beffa da primato, anche se a parziale consolazione possiamo dire che almeno questa volta il tutto è avvenuto per scaltrezza altrui nello sfruttare le insidie del percorso più che per volontà di attaccare a sfregio, fregandosene bellamente delle famose regole non scritte (come successe allo stesso Duarte in patria nell'ultimo Giro di Colombia).

Il primo momento chiave della corsa lo si è avuto sull'Alto de San Lorenzo, penultima asperità di giornata posta a poco più di cinquanta chilometri dall'arrivo, dopo che in precedenza erano stati Niemiec, David Gutiérrez e Castroviejo ad animare la frazione con un tentativo di fuga. Proprio l'atleta della Footon è stato l'ultimo ad arrendersi nel tentativo, riuscendo a tenere per una manciata di chilometri il passo di Duarte, Santi Peréz, Zaballa, Mosquera e Cardoso che nel frattempo erano riusciti a distanziare di una decina di secondi il gruppetto di Intxausti. In prossimità della vetta poi sono stati proprio il fuggitivo e Zaballa a perdere contatto mentre Intxausti, la cui situazione nel frattempo si faceva complicata, è transitato con un ritardo di 35". A questo punto, in attesa di giungere ai piedi del Tenebredo, ultima salita di giornata collocata a 21 chilometri dall'arrivo, occorreva affrontare un lungo tratto di discesa e falso piano che, per una squadra in superiorità numerica, poteva rivelarsi decisivo e difatti ciò è puntualmente avvenuto: una volta riportatosi sui battistrada Zaballa, in virtù delle proprie doti di discesista, si è lanciato all'attacco mentre Santi Peréz restava nel gruppetto di Duarte a controllare la situazione. Quando il vantaggio di Tino, in fondo alla discesa, ha raggiunto il minuto di vantaggio è diventato palesemente chiaro come la mossa del team portoghese (partito con Peréz 3° a 50" e con lo stesso Zaballa 6° a 1'44" da Duarte) aveva il chiaro intento di far saltare il banco, tanto più che Duarte in quel momento si è ritrovato praticamente isolato (Ardila Cano infatti era rimasto staccato nella precedente salita) e nell'incapacità di organizzare un inseguimento a cui i propri rivali (Intxausti, che altrimenti avrebbe bruciato ulteriori energie dopo aver sofferto in salita, e Peréz per ovvi motivi di squadra) non parevano sforzarsi più di tanto. In questa fase chi è stato bravo a mettere il naso fuori dal gruppo è stato Pasquale Muto, che per vari chilometri ha navigato a bagno maria sul filo del minuto di distacco, prima di essere raggiunto da Mosquera, Vicioso e Obando anch'essi usciti all'inseguimento di Zaballa.

Allo sprint intermedio di Proaza (-26 all'arrivo) in cui Zaballa ha conquistato preziosi secondi di abbuono, lo spagnolo ha visto esponenzialmente crescere il proprio vantaggio ad 1'35" sul quartetto inseguitore in cui era presente Muto e ben 2'03" sul gruppetto di Duarte, per il quale la maglia era già virtualmente persa. Il Tenebredo a quel punto restava l'ultimo reale ostacolo per Zaballa che però ha continuato ad andare su con regolarità e pochi affanni anche nel tratto più impegnativo mentre alle sue spalle Mosquera ha attaccato deciso ad inizio salita nella speranza che la propria azione potesse fruttargli almeno il podio finale (ma che probabilmente non cancellerà i rimpianti delle giornate precedenti). Allo scollinamento Zaballa è transitato con 1'20" su Mosquera mentre i 2'55" con cui il gruppo di Duarte è giunto in vetta hanno pressochè ufficializzato la sconfitta: nell'ascesa infatti è prevalso sostanzialmente il controllo tra i tre atleti più attesi ed i soli Palmeiras (presenti in tre con Blanco, Cardoso e Marque) hanno tentato qualche allungo per distanziare la compagnia. La picchiata finale e i conclusivi chilometri finali hanno assunto i connotati della marcia trionfale per Zaballa e per la Loulé (che aveva aperto la settimana col successo di Santi Peréz nella Subida al Naranco) a cui non restava che attendere i responsi cronometrici per attendere l'ufficialità del trionfo. A 1'35" è giunto sul traguardo Mosquera, anche se lo sforzo odierno non è stato sufficiente per concludere sul podio (conclude 4° a 1'43") mentre Muto (ottimo 3° a 2'22") e Vicioso (quarto a 2'24") hanno anticipato di pochi secondi il gruppetto di Duarte che si era rifatto sotto nei chilometri finali (anche grazie all'impulso di Ardila Cano, che a quel punto a cercato di dare tutto quel che gli restava per il proprio capitano) e che ha concluso con 2'26".

La generale finale incorona quindi Zaballa con 55" su Duarte e 1'14" su Intxausti, mette in evidenza le buone prestazioni di Herrada (6° a 2'03") e del giovane atleta di Costa Rica Brenes Obando (10° a 3'12") mentre per Vicioso e Blanco la defaillance di ieri ha precluso un piazzamento finale migliore. In ogni caso chi pensava alla vigilia che la concomitanza di altre gare e la start list non proprio esaltante potessero rappresentare un ostacolo per lo spettacolo non sarà rimasto sicuramente deluso. Del resto a volte le cose migliori possono accadere proprio quando si trovano ad essere lontane dalla luce dei riflettori.

Vivian Ghianni

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