Hai voluto la bicicletta? - Massage in the battle - Scopriamo il mondo di Flavio Mongiardo
Versione stampabilePiazza Castello. In una piovosa mattinata milanese incontriamo Flavio Mongiardo, che ci accoglie all'interno dell'abitacolo dell'ammiraglia Astana. «Questa è proprio la macchina di Beppe Martinelli, sai?», esordisce Flavio da sotto al giaccone pesante che porta addosso e che serve tutto, con questo tempaccio. Una stretta di mano veloce, poi si parte, direzione Sanremo. Per conoscerlo meglio, quest'oggi, avremo molto tempo, pressoché tutta la giornata. Flavio è uno dei due massaggiatori italiani del team kazako, l'altro è Luigino Corna, bergamasco che ci precede alla guida della seconda ammiraglia. Ecco il backstage della Milano - Sanremo 2010. Il tempo di caricare il necessario in auto e si anticipa la corsa in tutta fretta, dirigendoci verso sud, puntando la Liguria, verso il primo rifornimento di Masone, come indica la voce del Tom-Tom. «Siamo come dei fantasmi, ma se non ci fossimo noi massaggiatori, meccanici, e via discorrendo, non si correrebbe più», dice Flavio, indicando la nutrita carovana di ammiraglie incolonnate davanti a noi in autostrada. All'area di sosta prendiamo il caffè con Erik Zabel, quindi si arriva a Masone. Due ore d'anticipo sulla tabella di marcia del gruppo, si può andare alla ricerca del tempo sottratto al sonno, fumare una sigaretta, anche più di una, fare quattro chiacchiere.
Buongiorno Flavio. Ha preso due caffè in due ore. Ci tolga una curiosità, a che ora è partito da casa stamane?
«Sono partito da Brescia alle sei. Vedi? Noi dello staff facciamo una vita dura. Ieri sera, per dire, abbiamo preparato tutto quanto servirà per la corsa di oggi. Vale a dire panini, l'acqua per il tè caldo, le borracce, le bibite... E non finisce qui, questo è solo il minimo di lavoro che svolgiamo. C'è tutto il pre ed il post gara».
In cosa consiste?
«Consiste, per esempio, nel fatto che la sera prima della gara bisogna preparare ogni cosa a puntino per i corridori. Anche oggi si passerà la giornata in macchina. A Sanremo, subito dopo l'arrivo, caricherò quest'ammiraglia con i bagagli dei ragazzi ed andrò a Lloret de Mar. Da Sanremo sono circa 700 km, arriverò per mezzanotte, se va bene. Domani riposo relativo, perché ci sarà da approntare ogni cosa in vista di lunedì, prima giornata di gara alla Vuelta a Catalunya. E così si va avanti fino a novembre. Ognuno di noi ha un suo calendario delle corse, non solo i corridori, anche noi massaggiatori».
Spostamenti chilometrici, enormi moli di lavoro, ritmi serrati e un solo mese di riposo. Le hanno mai chiesto chi glielo fa fare?
«Chi me lo fa fare? La passione, che rimane dentro e ti permette di arrivare a fine giornata ed avere la forza di ricominciare nuovamente il giorno dopo. Sono un privilegiato, ne sono consapevole, lavoro nell'ambiente che amo. Ormai lo faccio da diciott'anni».
Flavio, lei ha corso in gioventù?
«Mio padre era proprietario di una squadra ciclistica, l'Alfa Lum. Vi hanno corso lo stesso Beppe Martinelli, Primo Franchini, Wilson, Lejarreta... Dato il ruolo ricoperto era quasi inevitabile che mi trasmettesse la passione per le due ruote. Ho gareggiato nella Garlaschese. Sette anni da discreto dilettante, correvo molto ma non ho ottenuto tante vittorie. Ho smesso nel 1989. Ho gareggiato anche in pista eh!»
In quali specialità?
«Inseguimento, Chilometro da fermo ed anche Madison. Ho gareggiato con Villa, Martinello, Lombardi... Correvo al Vigorelli o al velodromo di Crema. Non c'è niente come la pista che ti dia quel colpo di pedale giusto, oltre ad insegnarti a stare in gruppo. In pista devi pedalare sempre, gareggiare lì è fondamentale per chi vuole poi praticare ciclismo su strada sapendo guidare il mezzo».
Sceso di sella inizia l'avventura da massaggiatore.
«Il passaggio non è così immediato ma devo dire che sono sempre rimasto legato al ciclismo. Ho iniziato a fare il massaggiatore nel '93, alla Refin. Gran bella squadra, quella, con Primo Franchini direttore sportivo, Abdujaparov, e nel 1995 è arrivato anche Piepoli. Poi ho lavorato alla Cantina Tollo, l'anno prima che vi approdasse un giovanissimo corridore abruzzese, Danilo Di Luca. Quindi Acqua & Sapone - Cantina Tollo, Domina Vacanze - Elitron, con Cipollini, grande persona ed atleta, la Preti Mangimi, fino all'Astana, quest'anno. Ho lavorato anche qualche mese nel ciclismo femminile, alla Gauss. È successo l'anno scorso, dopo la "questione Aeronautica Militare - Amica Chips - Knauf"...».
È stato un brutto colpo per lei, vero?
«Per me, per tutte le persone dello staff, per Martinelli. Ci credevamo, stavamo lavorando con un team giovane e dei bei talenti come Bole e Kiserlovski, per fare due nomi. Poi da un giorno all'altro ti ritrovi senza più nulla, e questo grazie a persone come Simone Mori, che sono la rovina di questo sport ma purtroppo ad ogni stagione li ritroviamo in ballo nell'organico di questa o quella squadra. Non farmi dire altro, già l'anno scorso avrei voluto spaccare il mondo dopo la chiusura della squadra».
Guardiamo il lato positivo della storia, quest'anno è arrivato l'ingaggio all'Astana.
«Già, una squadra con uno dei campioni che ti capita raramente di incontrare nella vita, parlo naturalmente di Alberto Contador. È il più forte di tutto il gruppo, non c'è nulla da fare. L'ho conosciuto a Pisa, al primo ritiro della squadra, nel dicembre scorso ed ho scoperto una persona dolcissima e di una cortesia che non ti aspetteresti da un fenomeno così esposto alla pressione dei media. Uno come lui diciamo che potrebbe pure tirarsela, invece è sempre disponibilissimo con tutti. A dicembre lui in salita già volava. In pianura chiacchierava con i compagni, poi su qualche strappo forzava il ritmo e si ritrovava da solo, non c'era nessuno che fosse capace di tenere le sue ruote. Ho scoperto una grande persona prima ancora che un grande campione».
Eppure ha lavorato con altri campioni, penso a Cipollini, come ha detto poco fa. Ne ha incontrati altri in questi 18 anni di carriera?
«Ho lavorato con Cipollini, vero, ma lui aveva il massaggiatore personale e non ho potuto instaurare un grande rapporto umano. Inoltre ho conosciuto Pantani, con cui non ho mai lavorato, purtroppo. Ma c'è stato un ottimo rapporto di conoscenza reciproca. Penso che in questo ciclismo solo Pantani sia stato più forte di Alberto Contador. Marco era un grandissimo campione, negli ultimi anni è stato consigliato male...e gli hanno fatto fare la fine che hanno voluto loro».
Loro chi?
«...loro...»
Alberto ha impostato la stagione correndo le Classiche delle Ardenne, ma dice di puntare al Tour. Siamo proprio sicuri che non arriverà al Giro, magari all'ultimissimo minuto, come già successo nel 2008?
«Facendo il massaggiatore non posso conoscere le decisioni che dovrà prendere il team manager insieme al corridore, però vedo il rapporto che si sta instaurando tra Alberto e Martinelli. Lui per Beppe è come un secondo figlio, a Martinelli sembra di aver trovato un altro Pantani. Solo con Marco l'ho visto così felice. Vuole essere presente in ammiraglia ad ogni corsa a cui partecipa Contador. Lo consiglia, lo frena, quando necessario. Fosse per Beppe, Contador verrebbe al Giro, tant'è che il posto per lui e per i suoi alfieri l'aveva riservato. Alberto però vuole rivincere il Tour, perciò sarà molto difficile vederlo al Giro d'Italia, almeno per quest'anno».
Parlando di lei, quando si può concedere un periodo di pausa dal lavoro?
«A fine stagione, sicuramente. A novembre di solito si va in ferie oppure si sta semplicemente a casa a riposarsi, visto che in giro per il Mondo ci siamo già tutto l'anno. Dagli inizi di dicembre, però, si inizia pian piano a lavorare, si sistema il magazzino, si prepara il guardaroba dei ragazzi e ci si tuffa di nuovo nelle corse».
Come si svaga a novembre?
«Mi piace stare a casa, dormire, ricaricare le batterie, passare un po' più di tempo con mia figlia Eleonora. Ha 12 anni e durante l'arco dell'anno mi vede davvero poco, siccome sono sempre alle gare. Quando non lavoro voglio quindi che sappia che ci sono e che mi ricordo di lei».
C'è un ciclista al quale si sente particolarmente legato?
«Ce ne sono stati tanti che son passati sotto le mie mani ma devo dire che alla Preti Mangimi, nel 2008, ho stretto una bella amicizia con Mattia Gavazzi. Ci siamo conosciuti a poco a poco, ma alla fine ci si intendeva con un solo sguardo. Ci sentiamo ancora oggi molto frequentemente. Proprio una bella amicizia, sì».
La strada sotto le ruote dei corridori partiti da Milano è corsa via veloce come il tempo. Flavio ascolta da radio corsa chi è in fuga («con il brutto tempo di oggi vedo una gara molto favorevole a Hushovd»), esce dall'abitacolo, si munisce della borsa con panini, zuccheri e borracce, prepara un thè caldo per i ragazzi del team Kazaco che sfrecciano verso la città dei fiori. Chi sarà il vincitore del Mondiale di Primavera è cosa nota ma, nel momento in cui Oscarito sarà a festeggiare, Flavio Mongiardo starà preparando i bagagli. Pronto per un'altra corsa, un'altra terra, un'altra avventura. Dura, certo, come lo è la vita del massaggiatore.