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Valverde-Gilbert a secco, Kolobnev fa quel che può - Le pagelle della Liegi 2010

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Alexandre Vinokourov - 10
Ammettiamolo: non ci speravamo. La paura era che uno dei più divertenti e amati corridori del gruppo avesse chiuso coi grandi risultati, e che la sua seconda carriera, iniziata da pochi mesi, non fosse che una passerella su tutti i terreni sui quali un tempo Vino sapeva essere vincente. Invece ci sbagliavamo. Avevamo iniziato a dubitare nei giorni scorsi, vedendo la crescita di condizione del kazako in Trentino. Oggi a Liegi la conferma del peccato di pessimismo: il Vinokourov che conoscevamo è sempre lì, su un sellino, pronto a scatenarsi come qualche anno fa. Dopo aver preso un po' d'aria sulla Redoute, probabilmente per saggiare la temperatura delle sue gambe, il corridore dell'Astana è partito a 18 km dalla fine, e non appena si è liberato dal controllo di Schleck e soci, le sue pedalate hanno iniziato ad andare indietro nel tempo: fino al 2005, anche allora con un compagno di fuga leale (Voigt 5 anni fa, oggi si è trattato di Kolobnev), anche allora vincente al traguardo di Ans. La progressione con cui si è liberato del russo ai 400 metri è l'atto finale di una giornata memorabile. E il Giro d'Italia forse ha trovato il più insperato dei protagonisti.

Alexandr Kolobnev - 8
Più di così, che doveva fare? Dopo aver sempre mantenuto le posizioni di vertice, è stato l'unico a capire che Vinokourov non poteva essere lasciato andare in libertà. Purtroppo per lui s'è svenato nel chiudere sul kazako, e le ultime energie rimaste le ha spese per restare attaccato coi denti alla ruota del collega che forzava impunemente sul Saint Nicolas. La Côte de Ans non ha fatto che sanzionare ufficialmente quello che era già abbastanza trasparso: Kolobnev non ne aveva quanto Vino, ed è stato già bravo a resistere fino a 400 metri dal traguardo.

Philippe Gilbert - 6.5
Aveva annunciato cautela, e invece, animato dal sacro impeto di chi corre in casa, è stato il primo a rispondere allo scatto di Andy sulla Roche. Ma siccome la storia non sempre si ripete, stavolta Schleck non era destinato ad andare al traguardo. Succede così che quando poi, appena annullato il tuo tentativo ti parte in contropiede Vinokourov, tu ci metti un po' a realizzare. E nel frattempo quei 10" presi dal kazako diventano incolmabili, quando là davanti le locomotive a tirare diventano due, e non c'è assalto che tenga, né con Valverde, né con Evans, né da solo sul Saint Nicolas... Il malinconico rimbalzare di Gilbert sull'ultimo chilometro è una brutta immagine a coronamento di una prova comunque non negativa, a meno di pensare che Philippe dovesse chiudere in prima persona su 10 avversari.

Alejandro Valverde - 6
Porta a casa un podio, ma siccome è il frutto di una corsa dimessa, non resterà negli occhi. Corsa dimessa perché non propone mai niente (a parte uno scatto sul Saint Nicolas), si accoda e basta. Bravo comunque a resistere alla foga di Gilbert e a controllare la tignosità di Evans, e alla fin fine il terzo posto non lo butta via, considerando anche che a 60 km dal traguardo aveva avuto qualche problema meccanico che gli ha causato non poche difficoltà.

Cadel Evans - 6.5
Non si può certo dire che il Campione del Mondo non onori alla grande la sua maglia iridata. Dopo il bellissimo successo di Huy, è sempre lì nel cuore delle cose che contano, protagonista attivo del finale: memorabile la rabbiosa rincorsa con cui si riporta tutto solo su Gilbert e Valverde a 15 km dalla fine. Certo, sulle côtes paga sempre un piccolo dazio di brillantezza, ma sopperisce bene col ritmo e l'esperienza. Meriterebbe più del quinto posto, ma i due compagni di drappello erano davvero troppo più veloci perché sperasse di metterli nel sacco.

Andy Schleck - 6
Indubbiamente lo scatto sulla Roche-aux-Faucons è stato molto bello. Ma, o perché stavolta gli altri si son fidati di meno, o perché la gamba di Andyno non era la stessa di dodici mesi fa, non ha prodotto gli stessi fuochi artificiali della Liegi 2009. Rintuzzato, il lussemburghese ci ha riprovato per onor di firma sul Saint Nicolas, ma si vedeva che la sua mente era già rivolta alla volata per il sesto posto. Che, quantomeno, ha vinto.

Alberto Contador - 7
Chissà se il tutto era stato orchestrato sul pullman della squadra, stamattina. Probabilmente sì: del resto non occorre una laurea in ciclismologia per sapere che se hai due uomini forti come Contador e Vinokourov, è bene farli scattare a turno. Sicché Alberto si è mosso sulla Roche-aux-Faucons, per chiudere su Schleck e Gilbert in quel momento scatenati. Ottima la voglia con cui ha rilanciato l'azione dopo la discesa, per provare a scongiurare il rientro degli inseguitori. Ma una volta che questo rientro c'è in effetti stato, è partito subito Vino, e a quel punto a Contador non rimaneva che starsene buono. Il fatto che non abbia chiuso col primo drappello alle spalle di Vino-Kolo ci dice che probabilmente è arrivato un po' stanco al finale. Restano comunque negli occhi il bell'allungo sulla Roche-aux-Faucons, la partecipazione al progetto comune Astana, e pure le sentite, calorose felicitazioni che ha riservato dopo l'arrivo al compagno vincitore.

Stefano Garzelli - 5.5
Non è che gli si potesse chiedere di andare a vincere (o anche a podio), ma almeno movimenta le cose sulla Redoute (annunciato da uno scatto scenografico di Francesco Masciarelli), provando poi a tener duro in avanscoperta anche dopo la salita. Ma il gruppo non lascia spazio, e amen. Peccato che di fatto la sua corsa finisca lì, perché non possiamo credere che non potesse far meglio del 18esimo posto.

Dries Devenyns - 6.5
Rappresenta i fuggitivi del mattino (Terpstra, De Gendt, Bouet, Pérez Lezaun, Veikkanen, Bellemakers e Finetto), e merita quel mezzo voto in più per aver tenuto da solo, in testa, dal Mont-Theux alla Redoute: 15 km di gloria per un corridore finora incompiuto. Come la sua Liegi, del resto, non portata a termine.

Cunego, Nibali - 5
Non pervenuti, non più di tanto perlomeno: Cunego l'abbiamo visto per un attimo sulla Roche, provare tardivamente a prendere la scia di Schleck/Gilbert: niente da fare. Nibali è stato scorto più volte nelle posizioni di testa del gruppo, ma senza dare l'impressione di crederci più di tanto. Nell'ordine d'arrivo sono entrambi dispersi oltre la ventesima posizione: anonima gara in una stagione piuttosto anonima per il ciclismo italiano.

Marco Grassi

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