La Signora e i suoi pretendenti - I big alla vigilia della Liegi
Raccogliamo e commentiamo un po' di dichiarazioni dei big alla vigilia della Liegi.
Philippe Gilbert, fresco reduce da un'ottima affermazione alla Amstel, ha capito finalmente qualche trucchetto sul ciclismo: «Visto che avrò tutti gli occhi puntati addosso, potrò correre di rimessa, senza dover per forza anticipare come l'anno scorso sullo Sprimont. Aspetterò probabilmente la Côte de Ans per fare la differenza, il resto potrà farlo la mia velocità in volata». In ogni caso, Philippe fatica a mettere da parte la sua condotta garibaldina: «Mi dicono che assomiglio a Bettini, per me è un grande complimento, perché ho sempre amato il suo modo di correre arrembante. Certo, devo fare ancora tanta strada per eguagliare il suo palmarès».
Niente paura, il ragazzo è convinto del fatto suo: «Penso di poter vincere anche le classiche fiamminghe, non solo quelle valloni: a parte le grandi montagne, me la so cavare su tutti i terreni. Certo, se per conquistare una Liegi bastasse il fatto di essere nato ai piedi della Redoute (a Remouchamps), per me sarebbe facile...».
Se Sylvain Chavanel si propone come outsider («Sarà difficile per me battere i big, anche se su questi terreni non c'è la supremazia che hanno Boonen e Cancellara nelle Fiandre; giocherò d'anticipo, cosciente che al momento mi manca la sparata nel finale, anche se la regolarità di buoni piazzamenti mi fa star su di morale»), e Denis Menchov sarà al via della sua unica classica di questa primavera, Bradley Wiggins sa che i suoi veri obiettivi sono più avanti, segnatamente puntati sul Tour: «Aiuterò Gerrans e Lövkvist; certo, se sarò coi 20 migliori sulla Redoute, valuterò anche la possibilità di giocarmi le mie carte. Si dice che quest'anno la Liegi sarà più facile, con maggiori possibilità di recupero prima della Redoute: se saremo in tanti nel finale, sarà ancora più difficile gestire la corsa».
Anche Wiggins ha molta fiducia nei suoi mezzi: «Rispetto allo stesso periodo di un anno fa, sto molto meglio. Magari non è il caso che mi si chieda di stare spalla a spalla con Evans sul Muro di Huy, ma sono convinto che al Tour saprò dire la mia».
Il Tour sarà ovviamente anche al centro della stagione di Alberto Contador, che continua a fare professione d'umiltà in queste classiche valloni: «Alla Freccia sono andato molto bene e sono contento. Alla Liegi spero di far corsa di vertice e di imparare a muovermi bene in questo tipo di corse, perché la mia intenzione è di tornare per vincerle, nei prossimi anni: anche se ho fatto un paio di volte la Doyenne, sento di non avere ancora l'esperienza che mi servirebbe. Comunque da qui in poi, compatibilmente col mio calendario dei grandi giri, darò il 100% per esserci e cercare il successo».
Il madrileno, che martedì si sposterà nel nord della Francia per provare il pavè che ritroverà nella terza tappa del Tour, si sbilancia sulla Liegi di domenica: «Il favorito d'obbligo è Gilbert, corre sulle strade di casa e per lui sarà il week-end più importante dell'anno. Il mio sogno sarebbe arrivare da solo a braccia alzate al traguardo, perché arrivare in gruppetto con gente veloce come Valverde o Cunego sarebbe un bel problema. Comunque penso anche di avere più chance di altri scalatori come Andy Schleck e Igor Anton».
Cadel Evans parla per bocca del suo ds Lelangue (che promette: «Lo porteremo al finale nelle migliori condizioni per giocarsi il successo»), i fratelli Schleck serrano le file intorno a loro per provare a lasciare un altro segno dopo quello, fenomenale, di Andy un anno fa. L'Italia, stavolta, resta un po' in disparte, anche se Cunego, Nibali e Garzelli potrebbero trovare modo di parlare dopo la corsa piuttosto che prima. Perlomeno, i loro tifosi questo sperano.
(Dichiarazioni condensate da CyclingNews.com)