Un vulcano sul Cauberg - Gilbert annebbia tutti gli avversari
Uno scatto secco a 300 metri dall'arrivo ed il Belgio toglie il fastidioso 0 dalla casella "vittorie importanti nel 2010" grazie al vallone Philippe Gilbert, dopo che il fiammingo Tom Boonen aveva dovuto soccombere alla straripante superiorità di Cancellara nelle corse simbolo dell'inferno del Nord.
La vigilia
Mai come in questa occasione, forse, non si può iniziare a raccontare la corsa di oggi senza considerare i due giorni di vigilia: il vulcano islandese Eyjafjallajökull ha difatto mandato in tilt i sistemi di trasporto aereo di mezza Europa, ed anche il ciclismo ne ha ovviamente risentito. Tra defezioni eccellenti (soprattutto dalla Spagna, vedi Sastre, Samuel Sánchez e Valverde) e "viaggi della speranza" (come quello della Footon-Servetto, per loro 14 ore di autobus), tanti si sono armati di pazienza e buone intenzioni e si sono organizzati "alla vecchia maniera" per raggiungere la partenza di Valkenburg. Nelle gambe di qualche favorito, però, il pesante trasferimento (con conseguente modifica degli allenamenti) s'è fatto sentire, andando ad inficiare in maniera pesante sulla condotta di gara e sul risultato finale.
La fuga iniziale
Incurante delle tante ore in macchina, Rafael Valls è uno dei sette temerari ad aprire le ostilità dopo 5 km dal via. Con lo spagnolo della Footon troviamo anche Wrolich, Hupond, Van Vooren, Van Groen, Delfosse e Staf Scheirlinckx, portacolori dell'Omega Pharma-Lotto, unica squadra tra quelle dei big a mettere un proprio uomo in avanscoperta.
E difatti in gruppo i compagni di Gilbert non si vedono mai, visto che le operazioni di controllo sono svolte perlopiù dagli uomini della Saxo Bank, i quali permettono ai fuggitivi di raggiungere il vantaggio massimo di 6'40" e poi neanche si curano del tentativo di contrattacco di Timmer, Van Hecke e Bellemakers durante il primo passaggio sul Cauberg.
In gara non succede praticamente nulla fino a 32 km dall'arrivo, eccezion fatta per la solita scivolata di Frank Schleck (nei primissimi chilometri), una caduta di Pineau prima del Vrakelberg, dei problemi meccanici al cambio posteriore che costringono Andy Schleck a percorrere il primo passaggio sotto lo striscione d'arrivo nelle retrovie del gruppo dei migliori ed un'altra caduta che coinvolge Finetto e Van der Velde.
Neanche uno scellerato tentativo di Terpstra di riportarsi sui tre contrattaccanti ai piedi del Belemberg scatena una benché minima reazione. Liquigas, Lampre, Garmin, ma soprattutto Saxo Bank e Rabobank, mettono paura a tutti, tant'è che sono proprio le squadre dei fratelli Schleck e della "strana coppia" Freire-Gesink a riprendere il primo gruppetto ai meno 49 e gli altri sei fuggitivi (Valls s'era dovuto arrendere sul Vrakelberg) ai meno 32, ai piedi del Gulperberg.
Il primo scatto è di Gasparotto
Joaquím Rodríguez appare subito in difficoltà, Sylvain Chavanel fora ai meno 27 ed è fortunato che in gruppo nessuno prende seriamente in mano le redini della corsa. Ci pensa Evans a rianimare tutti, allungando il plotone fino ai piedi del Krusiberg. Il primo scatto vero è di Enrico Gasparotto, seguito come un'ombra da Andy Schleck, Gilbert e Kreuziger. Si rallenta, e in contropiede scatta un uomo della Vacansoleil: è Marco Marcato, 26enne veneto emigrato da tre anni in Olanda.
Il ragazzo di San Donà di Piave, già in evidenza alla Parigi-Nizza, ad Harelbeke e al GP Cerami, guadagna in 2 km qualcosa come 16", anche perché dietro, con Andy Schleck a fare da spauracchio, nessuno si prende la responsabilità dell'inseguimento.
La sfortuna di Marcato è che dopo il Kruisberg arriva l'Eyserbosweg, 1100 metri all'8,1% che fiaccano inevitabilmente l'azione del corridore fatto passare pro' da Boifava nel 2005. Marcato però non si scompone troppo neanche quando quell'indemoniato di Andy Schleck piazza lo scatto che fa male. Gilbert è il più lesto ad annusare il pericolo e riporta sotto anche Cunego, Leukemans e Frank Schleck. Sei corridori a condurre le danze, tra cui due Vacansoleil e due Saxo Bank. Dietro però sono Rabobank, Liquigas e Katusha a non gradire la piega che sta prendendo la corsa e ai meno 17 Kreuziger, Nibali, Kolobnev e Nuyens, quest'ultimo ovviamente in versione stopper vista la presenza di un certo Óscar Freire nel gruppetto inseguitore non troppo lontano.
Andy, Frank e Cunego provano l'anticipo
Sul Fromberg chi sa di non avere troppe chance lungo i 1200 metri del Cauberg, adatti più agli scattisti che agli scalatori, è costretto a provarci. In fondo mancano 16 km e le strade strette non consentono agli inseguitori di organizzarsi nel migliore dei modi.
Il primo a provarci è di nuovo Andy, ma stavolta è Kreuziger ad azzannargli i polpacci. In contropiede prova Frank, ma dopo un attimo di esitazione ("vai tu, no vado io") è ancora Gilbert a tallonarlo da vicino.
Ai meno 15 dà un bel colpo Cunego, che riesce a rompere il gruppetto dei dieci portando via un drappello con Gilbert, Frank Schleck e Kolobnev. Dietro però Evans si sacrifica per Kroon e nel giro di 2 km non si compattano soltanto i dieci, ma tutti i circa 30 corridori che compongono il gruppo buono.
La Katusha ci prova, Gilbert anche
La stabilità in gruppo non dura neanche 500 metri, che Ivanov - dopo il rischio di cadere sul prato - parte deciso su un tratto di falsopiano. È lo stesso punto dove l'anno scorso portò via il gruppetto con Kroon, Nibali e Kreuziger e che gli permise poi di giocarsi la corsa. Stavolta non lo segue nessuno. Andy Schleck funge sempre da spaventapasseri e gli unici coraggiosi sono Van den Broeck, che riesce a riportarsi sul campione russo poco prima dell'inizio del Keutenberg, penultima côte di giornata, e Cadel Evans.
La presenza del campione del mondo non piace ad Ivanov, che riallunga non appena la strada torna a salire. Il vincitore uscente non ha però fatto i conti con il grosso del gruppo; dapprima l'accelerazione di Cunego, poi lo scatto di Gilbert rendono praticamente innocua l'azione di Ivanov.
Gilbert è da solo e se ne va. Mancano 10 km al termine dell'Amstel Gold Race e sente di avere le gambe per andare a vincere da solo. La sua sfortuna è che Ivanov ha ancora energie e che nel gruppetto degli inseguitori del vallone c'è anche il connazionale e compagno di squadra Kolobnev, che gli chiede lo sforzo di aiutarlo. I due Katusha trovano anche la collaborazione di Frank Schleck e di un intelligente e generoso Cunego, che sa come si vince sul Cauberg e non vuole privarsi della possibilità di provarci.
Ancora più dietro è Martens a sobbarcarsi il grosso del lavoro per cercare di riportare Freire e un affaticato Gesink nelle posizioni buone, ma la collaborazione che gli arriva dai vari Kreuziger e Gasparotto non è quella che vorrebbe, e non lo manda di certo a dire ai due.
Gilbert capisce che rimanere da solo in avanscoperta contro quattro avversari che collaborano a poco più di 5" di distacco significherebbe soltanto sprecare energie fondamentali per il finale. Si rialza ed aspetta il ricongiungimento. Anche qui, neanche il tempo di respirare, che Ivanov riparte di slancio. Frank Schleck non si fida e va a stopparlo. Tempo zero ed è Kolobnev ad accelerare. Schleck non vuole fare il gregario di tutti, Cunego si preoccupa più di Gilbert, ed allora il russo già secondo al Mondiale di Stoccarda se ne va.
Il Cauberg fiacca Kolobnev ed infiamma Gilbert
Ivanov a ruota è un ottimo motivo per cui Schleck sr, Cunego e Gilbert non si dannano l'anima ad inseguire Kolobnev, che nel giro di 3 km (dai meno 8 ai meno 5) guadagna 10". I quattro lo tengono comunque a vista, e saggiamente decidono di lasciarlo cuocere senza rischiare di riprenderlo e poi dover correre ancora di nuovo ad Ivanov, che al 99% partirebbe in contropiede.
Le carte si rimescolano a 4500 metri dall'arrivo, col rientro del gruppo che comprende i vari Kreuziger, Schleck jr, Freire, Gesink, Kroon, Gasparotto, Evans e Horner sui quattro inseguitori e con lo scatto in contropiede di Nibali, che non genera particolari problemi a nessuno, ma che è utile per allungare subito il gruppo in una situazione che poteva diventare di stallo. Tant'è che, finita la discesa, è proprio Gesink, e poi ancora l'eccezionale Van den Broeck, a portare nell'ordine dei 4" il distacco dei propri capitani da Kolobnev sotto lo striscione dell'ultimo chilometro.
Ai meno 500 metri Kolobnev è già un ricordo, visto che lo scatto di Barredo (che ha rischiato anche il contatto con uno spettatore parecchio distratto) ha acceso la miccia che ha portato prima all'azione dell'esperto De Waele (classe '75, ha conquistato oggi un 4° posto che sa di premio alla carriera) e poi alla splendida fucilata di Philippe Gilbert, che ai 300 metri ha dato sfogo a tutta la sua straordinaria potenza ed è andato a prendersi, in una volata senza storia su Hesjedal e Gasparotto (giunti a 2") la sua prima Amstel Gold Race e la sua terza classica di spessore, dopo le vittorie alla Parigi-Tours e al Giro di Lombardia ottenute nell'ottobre scorso.
Una vittoria che vuol dire molto per l'Omega Pharma (prima vittoria stagionale per il team diretto da Roberto Damiani, che anche lo scorso anno iniziò a vincere molto tardi) e per il Belgio, che dopo essersi visto costretto a salutare la vittoria di Rosseler alla Freccia del Brabante considerandola quasi come una vittoria di prestigio, va finalmente a registrare il primo successo pesante della stagione 2010. Un successo che, vista la gamba di Gilbert e visto l'avvicinarsi di Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, potrebbe essere soltanto il primo di una strepitosa serie.