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Gasparotto porta l'Italia sul podio - Bene anche Cunego e Marcato | Cicloweb

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Gasparotto porta l'Italia sul podio - Bene anche Cunego e Marcato

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Philippe Gilbert - 9
Si dice che per vincere l'Amstel bisogna correre davanti e lui certamente non è mancato in questo. Manda un uomo (Scheirlinckx) nella fuga del mattino, tenendo al coperto la squadra. Si muove in prima persona per chiudere su Andy Schleck che stava raggiungendo Marcato sull'Eyserbosweg e di lì a pochissimo nasce un'azione importante con Cunego, l'altro Schleck e Kolobnev. Esaurita questa e spente le velleità di Ivanov, commette forse l'unica leggerezza della sua gara, andandosene da solo a 12 km dalla fine, probabilmente per non subire la superiorità numerica dei Katusha. Ha però l'intelligenza di capire quando è il momento di aspettare chi lo seguiva e poi, sul contropiede di Kolobnev, dà sempre l'impressione di avere la situazione sotto controllo. Neanche sul Cauberg perde la calma e vince per manifesta superiorità anche se con un parco contendenti non di primissimo ordine. In ogni caso chapeau e arrivederci a Liegi.

Damiano Cunego - 7
Peccato per gli ultimi 300 metri, che avrebbero coronato una corsa oculatissima, ottima nei momenti decisivi, a parte - come detto - la defaillance finale. Fa lavorare la squadra per ricucire il gap dai fuggitivi e, una volta ripresi, è sempre lui a seguire chiunque forzi il ritmo, con occhio particolare a Frank Schleck e Gilbert, evidentemente battezzati come le ruote più pericolose. Quando c'è da inseguire - prima Ivanov, poi Gilbert e infine Kolobnev - lo fa con generosità e intelligenza allo stesso tempo ma ciò non gli permette comunque di piantarsi e cedere la scena a Gilbert. Chi delude un po' è Gavazzi (5), partito con buone credenziali ma mai nel vivo della corsa e alla fine solo 31esimo a due minuti e mezzo.

Marco Marcato - 7.5
Più che l'onorevole ottavo posto al traguardo, va sottolineata la bellissima accelerazione dell'italiano sul Kruisberg, la prima vera azione della corsa nelle fasi calde. Per andare a riprenderlo si è dovuto scomodare Andy Schleck che poi ha riportato parte dei favoriti sul corridore Vacansoleil. Sicuramente un corridore tutto da scoprire che in futuro potrebbe togliersi ben altre soddisfazioni.

Enrico Gasparotto - 7.5
Ok, aveva vinto alla Tirreno e aveva disputato pure una discreta Sanremo, ma da qui a vederlo sul podio dell'Amstel, quasi un mese dopo, dobbiamo dire che non ce l'aspettavamo. Quando s'infiamma la corsa è nelle posizioni buone ma non riesce ad accodarsi al gruppetto di Cunego ed è costretto a stare sulle ruote (non avendo compagni a supportarlo) fino all'ottima volata finale, secondo dei "terrestri" dietro ad un Hesjedal (un bel 7 anche a lui per l'ottimo piazzamento in una corsa di simile blasone) che dimostra anno dopo anno di essere corridore solidissimo per ogni tipo di percorso.

Alexander Kolobnev - 7
Anche lui fa parte dei magnifici cinque sempre nel vivo della corsa e si gioca le sue carte con un ottimo tentativo ai meno 7 dal traguardo, che tiene tutti in apprensione fino ai piedi del Cauberg. L'alternativa sarebbe stata collaborare con Gilbert&co. per poi giocarsi molto probabilmente solo un gradino del podio. Ci ha provato, gli è andata male, ma saprà rifarsi.

Serguei Ivanov - 6
Deve aver stretto un patto col diavolo, questo russo che ogni anno, puntuale come un orologio svizzero, si presenta all'Amstel con una condizione strepitosa (quest'anno i 31esimi posti di Sanremo e Fiandre erano i risultati più significativi per lui) che lo rende di diritto uno dei favoriti. Anche quest'anno, non appena la corsa s'infiamma è lì ad attaccare appena ne fiuta la possibilità, giocando sulla presenza importante del compagno Kolobnev nelle posizioni buone. Il correre alla garibaldina lo fa ritrovare a corto di energie in un momento topico della corsa ma tutto sommato porta a casa una meritata sufficienza.

Frank e Andy Schleck - 6,5 Finalmente inizia la stagione dei fratellini lussemburghesi ed eccoli lì davanti a dar battaglia. Andy spiana la strada a Frank sulla salita delle antenne con una bellissima progressione, Frank, di par suo, si infila nell'azione più importante, anche se non dà mai l'impressione di poter in qualche modo dare la zampata giusta. Alla fine arriva un settimo posto (per Frank) senz'infamia e senza lode, ma che fa capire che alla Liegi, con questi due in circolazione, ci sarà poco da star tranquilli

Cadel Evans - 6.5
La domanda è: un campione del mondo, pur in una corsa non propriamente tagliata per le proprie caratteristiche, deve mettersi a disposizione di un Kroon qualsiasi (comunque già pluripiazzato su queste strade) o è libero in ogni caso di fare la propria gara? Nel caso di Cadel la domanda neanche si pone e, maglia iridata o non maglia iridata, l'australiano si trasforma nel gregario di lusso che tutti vorrebbero avere, mettendosi in testa al gruppo in un tratto di falsopiano e poi andando a riprendere un tentativo di Ivanov ai meno 12. Alla fine chiude immediatamente a ridosso della top-10 e potrà essere protagonista a Freccia e Liegi, sicuramente più nelle sue corde.

Liquigas - 5
Come la posizione all'arrivo del migliore dei suoi, Kreuziger. Il ceco, con Nibali, ha sempre subito la corsa, senza promuovere alcun attacco, se non quello estemporaneo di Vincenzino ai meno 5, esauritosi in un centinaio di metri (come troppo spesso capita agli attacchi del siciliano). Di positivo c'è il piazzamento, certo, abbastanza difficile ottenere di più, ma l'unico modo per farlo era osare.

Rabobank - 4
Quando si arriva con tre uomini nel gruppo buono (di una ventina) e nessuno di questi entra nella top-10, non si può far altro che recriminare. Se poi hai condotto le operazioni fino ai meno trenta dall'arrivo e corri sulle strade di casa, il termine disfatta non è assolutamente usato in modo improprio. Gli orange, oltre ad una condotta di gara da rivedere (andavano usati sicuramente meglio i comprimari Nuyens, Martens, Ten Dam) pagano la condizione non eccelsa dei suoi uomini migliori, nella fattispecie Gesink e Freire.

Katusha - 7
Come non arrivare nella top-10 e correre ugualmente in maniera dignitosa. Gli uomini di Tchmil sfruttano il lavoro altrui fino alle fasi cruciali nelle quali devono fare sì a meno di Pozzato (s.v) e Joaquín Rodríguez (4, mai visto, non ha concluso la corsa) ma con Ivanov e Kolobnev si trovano stabilmente in superiorità numerica e mettono in difficoltà gli avversari con scatti e controscatti. Kolo è ripreso - senza rimpianti - a poche centinaia di metri dalla fine. Della serie, si perde ma dopo aver dato spettacolo.

Giuseppe Cristiano

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