Valvataggio in Horner - Ale non para le bordate di Chris
Per quanto una parte di sé se lo aspettasse, avendo visto le ultime uscite di Chris Horner al Giro dei Paesi Baschi e conoscendo la sua buona propensione per il cronometro, c'è da dire che Alejandro Valverde non voleva arrendersi all'idea di essere scavalcato dall'americano nell'ultima tappa della corsa in Euskal. Non voleva perché lo spadone di Damocle che il murciano si porta sulla capoccia (ovvero il rischio di essere sospeso a livello internazionale) lo fa propendere per l'idea di mettere in cascina tutto il mettibile, per ora; e poi chi vivrà vedrà. Predisposizione d'animo che gli tornerà senz'altro utile da domenica prossima, sul territorio vallone delle classiche che predilige; ma che oggi non gli ha impedito di farsi, per l'appunto, annullare quel secondino di vantaggio che aveva su Horner, e buscarne altri 7 di distacco dal fido gregario di Armstrong in libera uscita.
Il tutto, sui 22 km della crono conclusiva, a Orio, una salita in avvio a sparigliare i piani dei cronoman più puri e a lanciare Purito: il migliore, Joaquím Rodríguez, all'intertempo posto a metà gara: per lui 8" su Horner e 13" su un Valverde che nemmeno sul terreno a lui più favorevole era riuscito a difendersi dall'assalto dell'uomo RadioShack. E se nella seconda parte della tappa Joaquím è fatalmente scivolato indietro (alla fine ottavo a 33" dal vincitore), i rapporti di forza tra i due contendenti per il successo finale non mutavano: in fondo Horner era a un passo dalla vittoria più prestigiosa di una carriera iniziata tardi (ad alti livelli, prima spaccava solo in America), ma proseguita con soddisfazione fino alla bella età (quella attuale) di 39 anni; ed era quindi prevedibile che ci avrebbe messo tutta l'anima per non lasciarsi sfuggire il primo posto. Limando ancora qualcosina nel finale, Chris ha portato a 8 i secondi di distacco inflitti a Valverde (tramutatisi nel vantaggio di 7" nella generale), e ha raccolto tutto sommato quanto meritato in questa settimana condotta sempre in testa, seppur a difendersi dai fendenti menati ora dallo stesso Valverde, ora da Samuel Sánchez, ora da Rodríguez; e coronata dalla prova contro il tempo forse più importante della sua carriera.
Una crono che, se ha visto ai primi due posti i primi due della generale, ci ha raccontato anche di un Rogers in crescita (primo al traguardo per una lunga fase della gara), a fare il paio col compagno Monfort (che lo precede al quarto posto dell'ordine d'arrivo), di un Intxausti sempre più convincente (quinto a Orio e addirittura risalito al terzo posto nella classifica finale, dopo aver dato a Purito e Peraud, che lo precedevano in graduatoria, 12" a testa).
Ecco, Peraud è un altro dei nomi interessanti di questo scorcio di stagione: ex biker, ci prova ora seriamente su strada, e sta raccogliendo risultati notevoli e forse insperati: diciamo che l'uomo della Omega Pharma è parte attiva nel momento di grande rinascita che il ciclismo francese sta vivendo. L'Italia era presente con Pinotti nei quartieri alti della classifica, ma il bergamasco non è riuscito a esprimere la miglior crono della sua carriera, l'ha chiusa al settimo posto scavalcando nella generale il solo Andy Schleck (autore della solita brutta prova contro il tempo: 41esimo a 2'14" da Horner) e portando così a casa il sesto posto a questo Giro dei Paesi Baschi.
Domani il ciclismo celebra se stesso nella Parigi-Roubaix che chiuderà la parentesi del pavé e lascerà il proscenio, come detto, alle classiche delle Ardenne. Si comincia domenica prossima: all'Amstel Gold Race ritroveremo molti dei protagonisti di questo País Vasco, a partire ovviamente da Valverde, proseguendo con Sánchez e Rodríguez, Gesink (che qui ha pagato la caduta di ieri) e Schleck, e finendo - perché no - con quel Freire che dopo la terza Sanremo, e dopo i tre secondi posti infilati in Euskal nelle prime tre tappe, vorrebbe dimostrare al mondo di essere anche uomo da Cauberg.