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Eisel, valzer fiammingo - Corsa ricca di pathos. Bravo Oss

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Ricordate la Gand-Wevelgem, classico rito di passaggio tra i mostri sacri Fiandre e Roubaix, che spesso si concludeva in volata malgrado il paio di passaggi sul Kemmelberg previsti dal disegno della corsa? Bene, dimenticatela, perché questa qui è tutta un'altra cosa. L'hanno voluta spostare, anticipandola alla domenica pre-Ronde; l'hanno voluta allungare, inserendo tutta una serie di muri e muretti. E la scelta paga: corsa sempre viva, lotta aperta fino alla fine, divertimento e grossi nomi a giocarsi la vittoria. Cosa chiedere di più a una domenica di ciclismo?
Sicuramente i tifosi di Tom Boonen e Fabian Cancellara, protagonisti ieri ad Harelbeke, avrebbero chiesto che i loro beniamini resistessero più tempo tra i migliori, ma i principali favoriti per il prossimo Fiandre, un po' per la stanchezza accumulata nell'E3 Prijs, un po' per non finirsi prima degli appuntamenti più importanti, hanno fatto una scelta conservativa e hanno lasciato subito il proscenio ad altri protagonisti. Poco male, visto che lo spettacolo non è certo mancato. Non tanto per merito di Steurs, Pronk, Madrazo e Bak, pur meritevoli per la loro onesta scelta di andare in fuga nella prima parte di gara, quanto per la decisione della Liquigas di aprire le ostilità a 70 km dall'arrivo.
Il treno verde guidato da Mariuzzo in ammiraglia ha inscenato un attacco di squadra, aprendo paurosi ventagli in un gruppo colto praticamente alla sprovvista dalla brusca accelerazione del team italiano. Tanto alla sprovvista che non sono rimasti più di 20 uomini in testa (5 della Liquigas compreso Bennati, poi tra gli altri Breschel, Hincapie e Farrar), mentre il grosso della carovana risultava sminuzzato in varie porzioni, una delle quali annoverava le presenze importanti di Freire, Gilbert e Gasparotto. Proprio l'italiano dell'Astana, con un bello scatto in faccia a Philippe, è stato il primo a riportarsi, tutto solo, sul drappello di testa; ma subito dopo si son rifatti sotto all'unisono gli stessi Gilbert e Freire, imitati poi da altre decine di corridori: in effetti il ritmo dei Liquigas era scemato parecchio (mancata convinzione delle proprie possibilità? Lampi di sfiducia nei confronti di Bennati?), e così a 50 dalla conclusione i migliori erano di nuovo tutti insieme.
È durata tuttavia pochissimo la fase del rimescolamento, perché sul Berthen uno scatto dello scatenato Gasparotto ha lanciato l'attacco di Maxim Iglinskiy, corridore sempre più rispettato in gruppo (specie dopo il successo nella Strade Bianche), e inseguito nell'occasione da uno dei giovani più interessanti di questo primissimo scorcio di decennio: Daniel Oss, partito un paio di chilometri dopo il kazako e ripresolo dopo il Mont Noir.
Ma prima sul Baneberg e poi sul Rodeberg (a 42 km dalla fine) la sequela dei rientri sui battistrada si è infittita: dapprima Breschel (che appena 4 giorni fa ha vinto la Dwars door Vlaanderen), poi Hincapie con Freire (il cantabro continua a far sognare), infine Gilbert col compagno Roelandts e con Vanmarcke, Eisel e un compagno di Oss, quel Kuschynski che l'anno scorso fu secondo nella Gand di Boasson Hagen. In totale 10 uomini che, ridendo e scherzando, a 40 km dal traguardo avevano mezzo minuto abbondante da gestire su un gruppo inseguitore sfaldato. Tanto sfaldato che Paolini ha dovuto promuovere in prima persona, da solo, una sorta di caccia, destinata a infrangersi sul Kemmelberg.
L'ultimo passaggio sul muro più difficile della giornata ha lanciato Breschel in un tentativo solitario (presto rientrato in base al giusto ragionamento secondo cui mancava ancora troppo e il margine sugli avversari era comunque risicato), e ha definitivamente spezzato il gruppo: e dopo la discesa è toccato ancora a Paolini darsi da fare, isolando un quartetto con Farrar, Knees e Cooke (quest'ultimo però non tirava, avendo Breschel davanti). Non si può dire che l'impegno dell'uomo Acqua & Sapone sia stato vano, visto che il distacco dai primi è sceso da 35 a 25" nel volgere di una decina di chilometri.
Ma i colpi di scena ancora in serbo per gli appassionati erano più d'uno: tanto per cominciare, a 17 km dalla fine proprio Breschel ha forato, trovando però, nella sfortuna, l'appiglio del sopraggiungente gruppetto di Cooke a cui accodarsi una volta cambiata la ruota. Con 5 uomini a inseguire i 9 di testa, i rapporti di forza sono mutati ulteriormente in favore di chi era in caccia, e a 13 km dalla fine il margine era ridotto a meno di 20". A questo punto, però, un fantastico colpo di genio dei Liquigas ha fatto saltare il banco: Kuschynski, meno veloce di Oss, si è immolato alla causa, rinunciando alle sue (comunque poche) possibilità di vittoria pur di far fuori lo scomodissimo Freire. Il bielorusso, infatti, approfittando di un momento di svagatezza di Oscarito (che mai nella vita avrebbe dovuto trovarsi in ultima ruota, sapendo che gli altri avrebbero fatto a gara per aprirgli qualche botola sul cammino), ha fatto il più classico dei buchi allo spagnolo. E Freire, forse offeso da tale lesa maestà, ci ha messo un bel po' prima di arrendersi all'idea che avrebbe dovuto inseguire in prima persona. Ma quando il cantabro è uscito dalla poco ritmata scia di Kusch, il treno era bello che passato, insieme alla possibilità di affiancare alla Sanremo un'altra grande classica in questo suo (di Freire) straordinario inizio di primavera.
Visto che anche Iglinskiy, nel frangente, ha perso la retta via, davanti sono rimasti in 6, e tutti motivatissimi, a questo punto, a rilanciare l'azione, dato che il pesce più grosso era finito banalmente nel retino. E così tra Oss, Hincapie, Gilbert, Eisel, Roelandts e Vanmarcke, la sfida diventava quella di capire chi sarebbe stato il più veloce, con gli altri ormai rimbalzati indietro.
Ai 3 km ci ha provato Vanmarcke ad andarsene solo soletto, ma Roelandts ha tirato gli altri, accollandosi tutto il lavoro sporco in casa OmegaPharma (con Gilbert che intanto lucidava i muscoli da far esplodere nello sprint ristretto), e chiudendo sul connazionale ai 2 km. Da lì in poi, solo preparazione della volata. E se Hincapie, come sempre preso dall'orgasmo di poter vincere una grande classica (in questo caso avrebbe bissato il suo successo del 2001), è partito lungo, finendo puntualmente risucchiato, Eisel si è giocato al meglio le sue carte, sprintando al centro della strada in maniera troppo più veemente di tutti gli altri (a partire dal pur bravo Vanmarcke, secondo), e sottolineando, con questa vittoria, una notevole capacità di adattarsi e diversificare i propri obiettivi (dote primaria per un velocista che deve dividere la squadra con Cavendish e Greipel...).
Quella di Eisel è la prima vittoria austriaca nella Gand, il terzo posto di Gilbert è invece una delle tante sconfitte del vallone nelle corse di questa parte di mondo. In ogni caso, anche se gli OmegaPharma hanno giocato male questa partita (sacrificando il più veloce Roelandts), il Gilbert visto oggi non è lontanissimo da quello ammirato a fine stagione 2009, e non è detto che non gli riesca la magata in una delle prossime Monumento.
Quarto Hincapie, quinto Oss, che a 23 anni fa segnare un piazzamento importantissimo e rivelatore del fatto che forse l'Italia, dopo i Pozzato e i Ballan, avrà altri nomi per cui tifare in queste corse (oltre al trentino, c'è quel certo Fabio Felline che a neanche 20 anni ha impressionato nelle ultime due uscite nordiche, nella Dwars door Vlaanderen e all'E3 Prijs). Insomma, qualcosa di buono nel futuro c'è, teniamone conto.

Marco Grassi

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