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CancellHarel a tutto gas - In Corsica Contador si ammoscia

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Per un corridore che è stato in grado di vincere due monumenti come Sanremo e Roubaix e che ogni anno è tra i più temuti e pronosticati alla vigilia delle corse del pavé poteva sembrare quasi assurdo non essere ancora riuscito a vincere una delle tante semiclassiche belghe che precedono l'Inferno del Nord: Fabian Cancellara è riuscito solo oggi a colmare questa lacuna nel suo palmares imponendosi nella 53a edizione dell'E3 Prijs a Harelbeke. Il successo del campione svizzero era nell'aria da almeno una decina di giorni e bisognava attendere solamente la corsa in cui avrebbe deciso di fare sul serio: già alla Tirreno aveva fatto vedere un'ottima pedalata anche se era rimasto sempre piuttosto nascosto, alla Sanremo nel finale era davanti ed ha cercato di dare una mano a Breschel il quale ha poi capitalizzato al meglio il super lavoro di Fabian nella Dwars door Vlaanderen appena tre giorni or sono.
Questi due successi consecutivi della Saxo Bank potrebbero essere molto pesanti in ottica del trittico Gand-Fiandre-Roubaix perché potrebbero spostare sensibilmente gli equilibri delle corse visto che tutte le attenzioni adesso saranno puntate sui ragazzi di Bjarne Riis piuttosto che sulle squadra di casa, Quick Step e Omega Pharma, apparse ancora una volta meno solide di quanto ci si aspettasse: la Saxo Bank ha gli uomini giusti per riuscire a reggere tutte le pressioni e già domani alla Gand-Wevelgem vedremo quale sarà il loro atteggiamento.
La gara di Harelbeke è riuscita a confermarsi ancora una volta una delle più impegnative e spettacolari ed ancora una volta, per i nomi dei protagonisti e per il tracciato, è sembrata davvero minima la differenza con le altre classiche più prestigiose. La corsa è partita subito forte con molti attacchi fin dalle prime battute: una fuga di ventiquattro uomini è riuscita a guadagnare un paio di minuti ma dopo i primi muri di giornata sono rimasti in testa solamente Klostergaard (Saxo), Rosseler (RadioShack), Tjallingii (Rabobank) e Vantomme (Katusha). Alle spalle dei quattro battistrada la bagarre è iniziata sul Taaienberg (sesto dei dodici muri previsti) con un primo allungo di Tom Boonen ma l'azione decisiva l'abbiamo avuta sul Paterberg, a 42 km dal traguardo: è proprio Boonen a prendere in testa la salita e a forzare subito nel tentativo di portare via un gruppetto.
In vetta alle spalle di Boonen ci sono solamente Cancellara e Flecha, un trio che appena trova l'accordo diventa praticamente imprendibile per un gruppo ormai molto frazionato. Un paio di chilometri dopo vengono ripresi anche gli ultimi fuggitivi con Klostergaard che mette a disposizione di Cancellara le ultime energie: i primi inseguitori con Pozzato, Burghardt e ben tre uomini Rabobank sono infatti ad una ventina di secondi ed ogni frazione di tempo persa o guadagnata può rivelarsi decisiva. Sull'Oude Kwaremont tutti gli ex fuggitivi perdono contatto mentre Pozzato tenta da solo di riportarsi sulla testa della corsa: per lunghi tratti il ritardo del vicentino della Katusha è rimasto tra i 10 ed i 15 secondi ma sul Knokteberg (a circa 25 km dalla conclusione), proprio quando il distacco era ormai inferiore ai 10", un'accelerazione dei tre di testa ha chiuso definitivamente i giochi.
Una volta che Boonen, Cancellara e Flecha sono sicuri di non essere più ripresi la corsa fila via liscia fino agli ultimi due km, quando arriva il prevedibile attacco di chi non vuole sprintare contro Boonen: è Cancellara a partire deciso, Flecha non chiude subito il buco ed una volta persa la scia anche per Boonen non c'è niente da fare; dopo un inseguimento di un centinaio di metri, Tom si rialza preparando la volata per il secondo posto, mentre Cancellara ha tutto il tempo per alzare le braccia e gustarsi il successo.
Quarto posto per Pozzato che ha regolato un gruppetto, da cui era stato ripreso nel frattempo, comprendente Boom, Langeveld, Leukemans, Martens ed uno stoico Marcato, bravissimo a resistere e a chiudere in nona posizione. La condizione di Pozzato probabilmente non è ancora quella ottimale ma la cosa più preoccupante è che ancora una volta il vicentino ha perso il momento decisivo trovandosi poi a dover inseguire da solo contro tre. Sfortunato invece Paolini tagliato fuori da una foratura a 50 km dall'arrivo mentre tra gli italiani dobbiamo segnalare ancora una volta la grande prestazione di Fabio Felline: il piemontese della Footon-Servetto ha chiuso al 10° posto dopo aver vinto la volata del gruppo ed allunga così la striscia di applausi ricevuti in questa prima parte di stagione: chissà che tra qualche anno non lo ritroveremo qui in lotta per vincere?

Ogni tanto anche i ricchi piangono, e anche i Contador steccano. L'epilogo che tutti si attendevano dalla prima tappa del Critérium International era ben diverso da quello materializzatosi davanti agli occhi (incantati dalle bellezze della Corsica) di chi ha seguito la scalata al Col de l'Ospedale: una scalata che ha premiato un tonicissimo Pierrick Fédrigo e ha allo stesso tempo respinto malamente lo spagnolo che ha vinto gli ultimi quattro GT a cui ha partecipato, ma che nel mese di marzo ha ancora qualche rondella da sistemare. Già nel 2009 Alberto incappò in una notevole defaillance alla Parigi-Nizza; quest'anno ha vinto in scioltezza la corsa verso il sole, ma poi a sorpresa ha alzato bandiera bianca pochi giorni dopo, in questo Critérium International che ha lasciato la classica Charleville-Mézières per spostarsi nell'isola meno esplorata d'Europa (almeno dal grande ciclismo): la Corsica, che però potrebbe riscattarsi alla grande con la probabile partenza del Tour de France 2013 (e sarebbe la prima volta che la Grande Boucle tocca la terra di Napoleone).
Di sicuro gli iscritti alla gara si porteranno dentro a lungo il ricordo del vento impietoso che ha segato le gambe a mezzo gruppo, obbligando la carovana a procedere a medie da anni '40: 30 orari per tutta la prima parte (senza difficoltà altimetriche), e raffiche contrarie che hanno tolto efficacia ai vari attacchi che si sono susseguiti anche in salita.
Dopo un tentativo di Cedric Pineau e Timmer, la fuga più duratura della giornata è stata quella di Champion, Rolland e Brice Feillu, i quali però non hanno mai avuto più che un minuto di vantaggio, visto che dietro la Euskaltel prima e l'Astana poi hanno controllato in maniera abbastanza puntuale. Inutile dire che gli occhi erano tutti puntati sulla scalata de l'Ospedale, e quindi il lento esaurirsi dell'azione del terzetto (poi rimasto senza Rolland, che scendendo dal Bacinu, a 40 dall'arrivo, era andato in crisi di fame e si era staccato) non è stato che il naturale sviluppo delle cose: Champion e Brice sono stati presi a 15 dal traguardo, dopo che la salita finale era già iniziata e che Contador (che in precedenza aveva già messo il muso davanti un paio di volte, in occasione di due traguardi volanti in cui aveva guadagnato 1+1 secondi) aveva confermato ai suoi di tenere un buon ritmo in testa. Gli Astana hanno annullato alcuni timidi tentativi (Kadri su tutti) prima che fosse Lagutin a evadere a 11 km dalla vetta.
I rappresentanti del team kazako, rilevati a tratti da quelli della BMC, hanno lasciato che l'uomo della Vacansoleil guadagnasse oltre mezzo minuto, ma nessuno ancora si preoccupava, visto che al ritmo di Navarro si è sostituito ai 5 km quello, ben più baldanzoso, di Vinokourov: un forcing che preparava il terreno alla stilettata di Contador, e che al contempo faceva male a molti: primo fra tutti, un Lance Armstrong reduce da una gastroenterite e sicuramente poco entusiasta, al momento, di perdere così nettamente terreno al cospetto del rivale madrileno.
Ma se il texano, scortato da Popovych, saliva col suo passo (quindi piano), non è che l'altro stesse facendo le scintille, là davanti: un po' ingobbito, anziché presidiare le prime due-tre posizioni del drappello, Alberto era più indietro, e dava l'impressione che il massimo della brillantezza l'avesse già esibito sui traguardi volanti suddetti, e che quell'andatura di Vino servisse più a scoraggiare attacchi di altri, che a fiaccare gli avversari in attesa dell'attacco del capitano Astana.
La conferma di tutto quest'elucubrare è venuta ai 2500 metri dall'arrivo, subito dopo che un Lagutin stremato era stato raggiunto: al contropiede di Moncoutie, Contador non ha reagito in prima persona, né ha preso la ruota di Rogers che provava a chiudere sul francese; e quando, 500 metri più su, Thiago Machado ha proposto il suo scatto, Contador è andato proprio in riserva e si è staccato. Fédrigo, fin lì sempre pimpante in testa al gruppo, è stato veloce e acuto a portarsi su Machado, collaborando col portoghese in vista di un traguardo quantomai vicino e possibile.
Evans e la Caisse d'Epargne (con David López) hanno subito provato ad approfittare della crisetta di Alberto, aumentando l'andatura, ma non riuscendo comunque a riportarsi sulla coppia al comando. Coppia che poi è scoppiata a un chilometro dal traguardo, quando Fédrigo, evitando accuratamente di fidarsi di una volata a due col portoghese, se n'è andato in contropiede a prendersi il successo di giornata nonché la maglia di leader della classifica di questa breve corsa a tappe (che si concluderà domani con una semitappa - facile - in linea e una crono di quasi 8 km, il tutto tra Porto-Vecchio e i suoi dintorni).
Fédrigo ha 15" su Machado, 21" su Samuel Sánchez (terzo all'arrivo) e 25" su Evans, Moncoutie, un ottimo Carrara, Rogers e gli altri del gruppetto giunto in vetta a 15" dal vincitore (che ha preso anche 10" di abbuono). Contador ha chiuso la tappa a 1'13" dal vincitore e tornerà a casa con questa inattesa sconfitta da digerire. Cinquantesimo di tappa Armstrong, 4'51" di ritardo da Fédrigo e la consapevolezza che più passa il tempo, più è difficile essere competitivi ad alti livelli: anche per chi ha vinto 7 Tour.

Oggi si è poi chiusa la "Coppi e Bartali", gara che ha premiato Ivan Santaromita, che a 25 anni centra il successo più prestigioso della sua ancor giovane carriera: il lombardo ha beneficiato sì dell'ottima cronosquadre della Liquigas, ma poi si è difeso egregiamente nella frazione di Faenza ed ha fatto corsa di vertice in quella di Pavullo, dove alla fine si è accontentato del secondo posto di giornata dietro a Niemiec, ma al contempo ha conquistato quella maglia che poi ha portato senza grossi turbamenti fino alla fine.
La tappa conclusiva, oggi a Sassuolo, ha visto la vittoria di Bartosz Huzarski, polacco in fuga con l'italiano Borchi e bravo ad andarsene tutto solo nel finale, respingendo il ritorno di un gruppo in cui Riccò ha fatto vedere altri lampi, senza che però ciò potesse sovvertire l'andamento della frazione né la situazione di classifica. Santaromita vince la Settimana "Coppi e Bartali" con 1'43" su Niemiec e 2'25" su Serpa (che precede di 13" il compagno Bertagnolli). Riccò, il più atteso, chiude al quinto posto (a 2'44" da Santaromita), ma il risultato è già notevole, dopo 20 mesi lontano dal ciclismo professionistico.
Notizie infine dalla Spagna, dove Samuel Dumoulin si è imposto nella sesta tappa della Volta a Catalunya: all'arrivo di Barcellona (col circuito del Montjuich nel finale) il francese ha regolato in volata un corposo gruppo, dopo che la tappa aveva visto la bella fuga di Cataldo e Bakelants e dopo che ai 3 km si era registrato anche il tentativo di Capecchi e Voigt. Dumoulin ha preceduto Taaramäe e Joaquím Rodríguez, che conferma la sua leadership nella generale, con 10" su Tondo. Domani chiusura a Sant Cugat: sarà volata.

Marco Grassi

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