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Malacarne non è debole - Assolo del veneto. Kump alla C&B

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Tempo al tempo e le soddisfazioni arriveranno. Sembrerebbe una massima banale ma che appare quantomai opportuna in una giornata come questa, dopo una tappa come questa. Davide Malacarne ha fatto il numero in questa quinta frazione della Vuelta Catalunya e conquista la prima vittoria nel ciclismo che conta. Chi ne ha seguito la parabola sa bene quanto il suo nome sia iniziato a circolare fin dal termine del suo primo anno nella categoria Under 23 (il 2006, nelle file della Zalf Désirée Fior) quando il suo passaggio al professionismo nelle file della Quick Step, che sarebbe avvenuto ben 3 anni più avanti, era già considerata cosa fatta.
Già il primo anno di apprendistato era stato tutto sommato buono, con la vittoria in Turchia sfuggita per un solo secondo, una serie di tentativi di fuga che avevano comunque denotato una certa indole battagliera e qualche positiva comparsa anche in volate a ranghi più o meno compatti nella seconda parte di stagione. Ma dopo una vittoria come quella ottenuta quest'oggi agli applausi sinceri per una meritata affermazione un dubbio ci sfiora. Non ci siamo ancora scordati difatti della splendida Parigi-Nizza disputata da Peter Sagan, esempio di talento che non si è limitato ad esprimerlo sulla sola strada, o meglio che non si è limitato a cercare solamente in essa la via ideale nel proprio percorso formativo. Ebbene allora ricordiamoci quest'oggi che Davide Malacarne ci regalò un iride nel ciclocross nella categoria Juniores che subito l'aveva fatto indicare come il talento che avrebbe regalato alla nostra Italia tante soddisfazioni nella specialità. Quello che ci chiediamo però non è tanto il se le attese sarebbero state ben ripagate o meno, quanto di che corridore parleremmo quest'oggi se l'attività fuoristrada non fosse stata accantonata troppo presto. Discorsi che stanno diventando ormai annosi, che dividono l'opinione pubblica ma che francamente ci sentiamo di ribadire di fronte a certe risultanze, perché se fuori dai nostri confini nazionali possono sbocciare talenti su talenti forgiati a 360° non vediamo perché ciò non possa divenire possibile anche da noi, forse troppo legati al risultato, agli allori e magari non sempre attenti ai benefici derivanti dalla semplice pratica di determinate in specialità, sia per quel che riguarda la formazione fisica che lo stile di guida del mezzo da parte dell'atleta.
In ogni caso godiamoci questa giornata vissuta in una tappa dal tracciato che lasciava ben poco respiro oltre ai quattro Gpm in programma. Partire già dal secondo dei 181 chilometri in programma sarebbe stata roba da temerari, eppure Malacarne e Ramírez hanno ugualmente deciso di provarci, trascinando nell'avventura poco dopo anche De Lis e Cesar Veloso. Quattro battistrada che non impensierivano di certo il gruppo (l'atleta messo meglio era proprio Malacarne, con un ritardo di poco inferiore alla mezz'ora) ma che comunque hanno spinto a fondo col passare dei chilometri, portando il proprio vantaggio a sfiorare gli 11 minuti in prossimità della vetta dell'Alt de la Teixeta al km 128 di gara. Il gruppo ha iniziato pian piano a reagire sotto l'impulso della Liquigas, anche se il gap restava decisamente a favore del quartetto di testa. La presenza di Cesar Veloso, corridore che già nel corso dell'ultima Vuelta aveva dimostrato di essere cliente scomodo da portare all'arrivo, sarà stata sicuramente ben valutata da Malacarne che, a poco più di 20 km dall'arrivo, ha piazzato il suo attacco prima di affrontare l'ascesa a La Figuera, ultimo scoglio di giornata da superare (mentre Veloso si era riportato in testa dopo una foratura). Il passo del corridore di Lamon è stato notevole, tanto che in prossimità dello scollinamento il vantaggio nei confronti degli ex compagni d'avventura s'è attestato attorno ai due minuti. A questo punto restava solamente da fare molta attenzione nella rapida e tecnica discesa e da spingere ancora dando fondo a tutte le proprie energie, visto che anche il gruppo a quel punto ha iniziato a far sul serio. Ai -5 dall'arrivo, ripresi gli altri tre fuggitivi, è stato ancora una volta Luis León Sánchez a tentare di sparigliare le carte, gettandosi da solo all'inseguimento del veneto. È iniziata pertanto una lotta sul filo dei secondi che ha iniziato a provocare qualche sussulto sulla possibilità di Malacarne di coronare con il successo un'avanscoperta durata ben 178 chilometri ma quest'oggi non era la giornata delle beffe e così, dopo l'ottimo prologo concluso in sesta posizione, per l'atleta della Quick Step è arrivata anche l'affermazione più bella. Dietro all'azione di LLS si è unita anche quella di Klöden, che ha ripreso lo spagnolo in prossimità del traguardo prendendosi la seconda piazza mentre poco più indietro giungevano anche Kreder, Taaramäe, Tiralongo (6° a 40"), il leader Joaquím Rodríguez. Giornata da segno più anche per Eros Capecchi (decimo) mentre Ivan Basso (giunto a 2'19") ha lasciato che fossero ancora Kreuziger e Kiserlovski a preoccuparsi di qualunque gioco di classifica (Denis Menchov invece aveva già salutato la compagnia nella tappa di ieri, vittima dell'allergia). Domani il circuito conclusivo di Barcellona potrebbe regalare gli ultimi acuti prima della probabile volata conclusiva di domenica. Quest'oggi però abbiamo di che essere soddisfatti per un Malacarne che compie un bel passo avanti nella propria dimensione di corridore, in attesa di ciò che dovrà ancora avvenire.

Una giornata quella di oggi che mette in mostra la bella gioventù anche alla Settimana Coppi e Bartali dove lo sloveno Marko Kump, anche in questa stagione nelle file della piccola Adria Mobil, coglie il primo successo di un certo spessore tra i professionisti. Certo, qualcuno potrebbe obiettare ricordandoci l'ecatombe di velocisti andata in scena ieri a Pavullo, che ci avrebbe inevitabilmente fatto assistere ad una conclusione di tappa atipica ma questo farebbe sicuramente torto ad un corridore che si sta via via mostrando come una bella realtà, già in grado di impensierire velocisti affermati (proprio lo scorso anno fu 2° nella prima semitappa di Riccione, oltre che 4° al Costa degli Etruschi) ma a cui l'etichetta di velocista puro non calza proprio, perché altrimenti non avremmo parlato dei suoi successi ottenuti al recente Trofeo ZSSDI aperto anche ai dilettanti o della sesta piazza in un mondiale come quello di Mendrisio.
Eppure questa quarta tappa priva di asperità tra Rovigo e Finale Emilia ha finito col produrre più danni del previsto nel corso del circuito finale, dopo che erano stati per l'ennesima volta Grabovskyy ed il colombiano Carvajal ad animare la tappa con una lunga fuga (partiti al km 11 con un vantaggio massimo di 8' e con l'ucraino ripreso al 170esimo chilometro, dopo che Carvajal si era precedentemente rialzato). Quando stava per essere completato infatti il settimo degli otto giri del circuito finale un frazionamento provocato dall'elevata andatura (costantemente sui 50 orari) ha fatto sì che davanti si formasse un drappello di una decina di atleti, tra cui è stato lestissimo ad inserirsi il leader Santaromita e da cui sono rimasti esclusi non solo Chicchi, grande favorito per il successo allo sprint, ma anche molti di coloro che curavano la classifica generale, a cominciare da Riccò e Pozzovivo, per i quali le speranze di successo si sono infrante beffardamente quest'oggi (1'46" il ritardo del modenese, ora distante 2'44" da Santaromita e passato in quinta piazza; ben 5'15" per il lucano della Colnago, uscito così dalla top-ten). L'accordo dei battistrada è stato perfetto, mentre il resto del plotone si vedeva sparpagliato in più gruppetti per una situazione che rendeva impossibile qualsiasi ricongiungimento.
Si è così giunti allo sprint finale, con Kump nettamente in testa negli ultimi cento metri che è andato a precedere Simone Ponzi (primo successo da pro' ancora rinviato quindi per il bresciano) e Claudio Corioni, mentre Ventoso, rimasto un po' chiuso negli ultimi metri, ha dovuto accontentarsi della quarta piazza. D'Angelo, Damiano Caruso, Anzà, Francesco Gavazzi, il tunisino Chtioui e Finetto hanno completato l'insolita top-ten di giornata mentre Ivan Santaromita ha potuto esultare per una giornata che lo porta alla vigilia della tappa conclusiva con 1'43" da gestire nei confronti di Niemiec e 2'25" su Serpa. Le ostiche rampe del Montegibbio regaleranno le ultime emozioni e saranno magari utili a chi vorrà regalarsi un bel successo di tappa. Per la generale però, a meno di clamorosi cedimenti, appare davvero difficile la messa in discussione della prima affermazione da professionista del varesino.

Vivian Ghianni

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