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Dì del Cobra? No, del Serpa - Altrove squilli di Tondo e Breschel | Cicloweb

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Dì del Cobra? No, del Serpa - Altrove squilli di Tondo e Breschel

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I finali di corsa a Faenza, siano essi in ambito del Giro d'Italia o come nel nostro caso della Settimana Coppi e Bartali, difficilmente si sono rivelati privi di emozioni. Del resto la presenza di salite e salitelle nei dintorni offre una buona scelta su come movimentare le cose prima che si giunga sul traguardo, pertanto in una tappa che prevede due scalate del Monte Carla e poi, negli ultimi quaranta chilometri il Monte Casale e il Monte Trebbio in successione, devi aspettarti che da un momento all'altro qualcosa succeda, a maggior ragione se la tappa in questione arriva nella seconda giornata.
Torniamo quindi al concetto espresso ieri in conclusione, ovvero quello del vivere alla giornata, perché in barba a a qualsiasi dubbio riguardante la propria condizione Riccardo Riccò ci ha provato ad inseguire la prospettiva di riscoprirsi vincente, scattando nel tratto più ostico del Monte Trebbio a poco più di trenta chilometri dal traguardo e inducendo chi vuole concretamente puntare al successo finale a seguirlo in quella che sarebbe potuta diventare a breve l'azione decisiva di giornata.
Pazienza se poi sul rettilineo d'arrivo chi si sarebbe aspettato una volata senza storia ed il gradino più alto del podio tutto per il modenese sarà rimasto deluso. Il test è stato comunque importante, e la sua messa in atto intuibile dal fatto che è stata proprio la Ceramica Flaminia la più attiva ad inseguire in testa al gruppo per ricucire sui vari tentativi di fuga sviluppatisi nel corso della tappa: dapprima un gruppo di sei, poi un nuovo gruppo di sedici battistrada (tra cui qualche giovane interessante come Malori e Cimolai), quindi l'azione più significativa prodotta da Stefano Borchi (primo sul Monte Carla) e dal russo Vladislav Borisov, partiti poco dopo il 70° chilometro e arrivati a guadagnare fino a 6'26" sul gruppo, prima di essere ripresi sul Casale. Vanificato anche il tentativo di Huzarski all'attacco del Trebbio, la scrematura in gruppo ha iniziato a farsi sempre più marcata, fino alla stilettata di Riccò su cui si è prontamente portato a ruota un Domenico Pozzovivo ancora abbastanza pimpante dopo una buona Tirreno-Adriatico.
Neppure gli altri se ne sono stati con le mani in mano e così, dopo che i primi due avevano guadagnato al massimo una decina di secondi, si sono prontamente portati in testa anche Serpa, Rujano (che evidentemente ha voglia di dimostrare a suon di risultati quanto possa far male una definitiva esclusione dal prossimo Giro d'Italia), Bertagnolli (poi staccato) e la coppia Miche formata dal polacco Niemiec (primo al GPM e nuova maglia verde) e da Baliani. Il sestetto è di quelli importanti, per cui non ci vuole molto a filare via e portare a circa 40" il vantaggio sui più immediati in seguitori, tra cui spiccavano Sella, Damiano Caruso e il drappello di Flaminia (Noè, Giampaolo Caruso e Gentili) a controllare la situazione.
Quando ai 10 dal traguardo il vantaggio dei primi si è ridotto a 18" sembrava che il tentativo potesse sfumare ma i chilometri successivi hanno stabilizzato la situazione, rendendo così arduo l'inseguimento alle spalle. 23" ai -4, 35" nei due successivi chilometri e la prospettiva che il successo di tappa diventasse un affare a sei sempre più concreta.
Si è giunti così all'ultimo chilometro dove Serpa ha fatto ben presto dimenticare l'immagine tumefatta trascinatasi con fatica e dedizione verso Colmurano alla Tirreno, per lasciare posto a quella ben più grintosa del colombiano atipico, capace in gioventù di abbinare alle proverbiali doti di scalatore quelle ben più insolite del pedalatore sui velodromi. Chi disconosceva le doti velocistiche del portacolori dell'Androni si è così ben presto capacitato di fronte ad una volata vinta in maniera convincente con un margine netto su Baliani e su Riccò, con Niemiec, Pozzovivo e Rujano ad accomodarsi nelle posizioni di rincalzo.
A 12" Francesco Gavazzi ha regolato il primo gruppetto inseguitore comprendente Sella e lo svizzero Zaugg che, in virtù della prestazione della Liquigas nella cronosquadre di ieri, ha conquistato la maglia di leader (precede ora il compagno di squadra Santaromita con lo stesso tempo e di 8" proprio Serpa e Riccò). Visto il finale odierno sarà lecito attendersi una corsa scoppiettante anche nella frazione di domani con partenza ed arrivo a Pavullo, con le ascese al Barigazzo e a Gaiato a rendere ardui i chilometri conclusivi. Salite che Riccò conosce meglio delle sue tasche, per cui staremo a vedere come andrà a finire.

Tappa movimentata anche in Catalogna, con una serie di saliscendi che caratterizzavano i 185 chilometri da La Vall d'en Bas a La Seu d'Urgell e che hanno prodotto a conti fatti un nuovo festival iberico. Il tutto per merito di Joaquím Rodríguez e Xavier Tondo, che hanno iniziato a menare decisamente le danze sull'Alt de la Josa del Cadí, ultimo Gpm ma collocato ad oltre cinquanta chilometri dal traguardo. Che "Purito" potesse tentar qualcosa lo si è intuito dal lavoro operato dalla Katusha (in collaborazione con la RadioShack) per riassorbire uno ad uno strada facendo tutti i vari protagonisti del principale tentativo di fuga del giorno (una decina di atleti tra i quali Stangelj, Roy, Bono e Dessel). A prendere il treno giusto ci aveva provato anche Oscar Pereiro ma il vincitore del Tour 2006 si è defilato dopo alcuni chilometri.
Restava così una coppia a viaggiare a spron battuto e ad obbligare tutti gli altri (Liquigas in primis) ad un difficile inseguimento, con il vantaggio portatosi fino a 1'40" a -25 dal traguardo. L'ottimo accordo tra Rodríguez e Tondo è proseguito anche negli ultimi chilometri, col margine sempre attorno al minuto, cosicchè il solo Luis León Sánchez ha provato una magata delle sue per tentare il ricongiungimento a meno di 5 chilometri dal traguardo. Tentativo bello ma vano perché l'epilogo era ormai scritto, con Tondo a prendersi un altro successo di tappa dopo quello conseguito alla Parigi-Nizza e JRO, meglio piazzato nella generale, a vestire le insegne del primato.
LLS ha completato il podio di giornata a 30" mentre Sandy Casar ha regolato a 1'20", precedendo un bravissimo Kreder già protagonista della prima fuga del giorno, i primi inseguitori (tra loro Tiralongo, 9°, e poi anche Taaramäe, Karpets, Brajkovic ed il trio Liquigas costituito da Kreuziger, Kiserlovski e Koren). Una frazione che comunque qualche danno l'ha prodotto: Basso, alla ricerca della miglior condizione, ha chiuso a 2'05" (con lui anche Leipheimer) mentre decisamente più indietro sono finiti Mosquera (a 3'54"), Menchov (a 4'24") e Sastre (il leader della Cervélo, alla prima corsa in stagione, ha concluso in un gruppo giunto a 19'56"). Domani altro finale insidioso con la doppia scalata del Paumeres prima della conclusione ad Ascó. (Vivian Ghianni)

E giornata di gara pure in Belgio con una delle tradizionali semiclassiche fiamminghe che fanno da gustoso antipasto alle Settimane Sante del pavé, visto che lo spostamento della Gand-Wevelgem ha diluito lo spettacolo su quindici giorni. La Dwars door Vlaanderen è storicamente uno dei test migliori in vista del Giro delle Fiandre grazie alla presenza di molti muri (l'Oude Kwaremont è il più celebre) e lunghi tratti in pavé: anche quest'anno molti big attivi in prima battuta e vittoria al campione danese Matti Breschel, protagonista di una splendida azione in solitaria negli ultimi 20 km.
A parte la classica fuga da lontano con Mondory e Van Vooren ultimi ad essere ripresi, la corsa è entrata nel vivo a circa 50 km dalla conclusione quando un gruppetto di una dozzina di uomini s'è sganciato dal gruppo in caccia di coloro che in quel momento erano ancora in testa alla corsa: molto bravo il giovanissimo e talentuoso Fabio Felline, piemontese classe '90, a promuovere lui stesso l'azione e sicuramente non sarebbero stati in molti i neoprofessionisti che ci avrebbero provato (ha chiuso poi 28° a 52", dopo una foratura negli ultimi 10 km che l'ha senza dubbio rallentato parecchio).
Il gruppo dopo alcuni chilometri in cui faceva fatica ad organizzarsi ha reagito sulla spinta di Boonen e Cancellara, i due più generosi sui muri e sui tratti in pavé: Fabian si è messo diligentemente al servizio di Breschel, suo compagno di squadra. A questo punto in testa alla corsa s'è formato un gruppetto di una trentina di uomini con tutti i migliori e proprio dopo una lunga trenata di Cancellara è partito Breschel quasi non curato dagli avversari che si sono svegliati quando ormai la corsa era andata. Alle spalle di Breschel hanno provato ad inseguire Leukemans, Terpstra e Chainel ma sono sempre rimasti a circa 15" dal danese e nel finale, seppur incalzati dal gruppo, hanno chiuso in quell'ordine occupando le posizioni dalla 2 alla 4.
Un bravo dunque a Breschel che arriva alle classiche con il morale a mille, un'ottima condizione ed il vantaggio di avere al suo fianco una squadra fortissima che, nonostante un Cancellara in forma strepitosa, potrà permettersi di puntare su più corridori e dividere così marcature e pressioni. Molto bene anche Boonen ma al momento la Quick Step non sembra la solita corazzata e "Tommeke" è rimasto troppo solo nelle fasi decisive della corsa. Noi italiani ci possiamo consolare, oltre che con la bella prova di Felline, con il quinto posto di Luca Paolini: sempre tra i più brillanti sui muri in pavé il capitano dell'Acqua & Sapone ha poi regolato in volata il gruppo dei migliori facendoci salire un po' di rammarico per la sua assenza domenica al Fiandre dato che il team non è stato invitato.

Vivian Ghianni
Sebastiano Cipriani

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