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Esplosione atoMikhail - Vince Ignatiev, Scarponi in difesa

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Dopo questa tre giorni fatta di saliscendi, strappi secchi, finali di gara da gestire con assoluta attenzione avremmo potuto avere una situazione ben delineata, in fondo il terreno per sparigliare le carte c'era eccome. Invece ci presentiamo alla vigilia della tradizionale conclusione sul lungomare di San Benedetto del Tronto ancora con un interrogativo: basteranno appena 2" a Michele Scarponi per riconfermarsi vincitore della Tirreno-Adriatico? Dovessimo pensare alla piega che solitamente prendono le ultime frazioni prive di difficoltà altimetriche e dove a togliere qualunque dubbio interviene una fuga risolutrice, fatta anche di un discreto numero di corridori, la risposta sarebbe sì. Metti però che la fuga non abbia abbastanza vita lunga e ai due traguardi volanti posti nel circuito finale il gruppo si presenti con la concreta possibilità di avere quei secondi d'abbuono in palio ed ecco che l'assoluta certezza la si potrà avere soltanto domani.
Di certo sia Scarponi che l'entourage Androni faranno i debiti scongiuri verso una sorte già abbastanza avversa e che probabilmente qualcosa negli equilibri degli ultimi giorni ha comunque modificato, permettendo al corridore di Filottrano di restare lì in testa vigile nei confronti di ogni possibile movimento ma senza quella possibilità di replicare una dimostrazione di forza come quella offerta sabato a Chieti.
Da par suo invece a Stefano Garzelli probabilmente non entusiasma troppo l'idea di proseguire nel ruolo di collezionista di secondi posti come neanche Toto Cutugno al Festival di Sanremo e quest'oggi qualche maledizione nei confronti di Mikhail Ignatiev deve averla lanciata. Alzi la mano infatti chi non si è lasciato andare ad un sorrisino quando a 8 chilometri scarsi dall'arrivo il corridore russo ha provato quello che in apparenza sembrava l'ennesimo allungo-disperazione, l'ultimo sussulto dell'ennesima giornata vissuta da fuggitivo della prima ora che però poi alla fine porta al massimo qualche pacca sulla spalla e niente più, una volta tagliato il traguardo.
Ed invece Ignatiev ha voluto ricordarci che i suoi quasi 25 anni (li compirà nel maggio prossimo) non sono di certo l'età dell'ultima spiaggia, del resto per molti rappresentano l'inizio di un nuovo cammino. Si sa però che il destino di tutti quelli che vengono indicati come i predestinati, giunti al professionismo con l'etichetta di "nuovo questo..." o "nuovo quest'altro..." è quello di dover dimostrare tutto e subito, perché di titoli mondiali a iosa e di un titolo olimpico vinto a neanche vent'anni si può scordar presto chi vorrebbe veder alimentato quasi sempre il fuoco del talento. Ci ricordiamo l'entusiasmante finale di Laigueglia di quattro stagioni fa, ci ricordiamo i millemila chilometri di avanscoperta fatti al Giro ed è per questo che attendevamo il giorno in cui Mikhail ci avrebbe ridimostrato di essere un corridore che ha classe, che si fa apprezzare nuovamente per la gioia di rialzare le braccia al cielo oltre che per la posizione in bicicletta.
E così quell'allungo all'apparenza velleitario gli ha permeso di lasciare la compagnia degli altri undici temerari scattati al km 8, con più di un bel nome riuscitosi ad inserire: da Tom Boonen, che ha sfruttato questa giornata per un ulteriore test in vista Milano-Sanremo, in attesa di farsi magari rivedere domani allo sprint, a Matti Breschel; da un Lövkvist che ha cercato di riscattare con un'azione a lunga gittata le delusioni dei giorni scorsi e che, al di là della generosità del tentativo, non è riuscito neppure in questa occasione a lasciare il segno, agli esuberanti Spilak e Peter Velits, pronti a lasciare sui pedali gli altri ogni non appena la strada iniziasse a tirare all'insù, come avvenuto anche negli ultimi chilometri. Gruppetto assortito quindi e completato anche dalla presenza di Bazayev, Burghardt, Rui Costa, Maaskant, Martens e Pérez Moreno, ad animare una tappa dal chilometraggio niente affatto proibitivo (appena 135 chilometri) ma con le insidie del circuito finale da ripetere quattro volte, con il muro posto negli ultimi 500 metri finali con pendenze che arrivavano a sfiorare il 20%.
Con i fuggitivi impegnati a giocare le proprie chanche (l'azione di Velits sul muro finale ai -20, che ha seguito un primo scatto di Maaskant, aveva portato ad una frattura, con cinque corridori ad inseguire ed altri cinque ancora più indietro, poi ricompattatisi ai -10 dall'arrivo), in gruppo sono state prevedibilmente le squadre dei primi due della classifica (l'Androni e l'Acqua&Sapone) a condurre l'inseguimento, prima dei prevedibili botti finali, riducendo il vantaggio via via da 2'40" (ai -30) a 1'38" (ai -25) per giungere ad 1'10" circa in prossimità degli ultimi 10 chilometri.
A dar man forte ai maggiori contendenti anche la Colnago-Csf di Pozzovivo (Modolo e Canuti in evidenza sul penultimo passaggio sullo strappo di Madonna del Monte) e poi nell'ultima decina di chilometri anche Caisse d'Epargne, BMC ed una Liquigas che con Bennati, Agnoli e Pelizotti pareva far presagire un tentativo convinto di Vincenzo Nibali nel finale che però poi non è arrivato (il siciliano ai microfoni Rai alla partenza ha lamentato un percorso con finali più adatti a corridori scattanti, il che probabilmente nasconde il disappunto per l'assenza di una prova a cronometro in questa edizione).
L'azione di Ignatiev non si è appesantita sull'ultimo passaggio sullo strappo della Madonna del Monte (culmine a -6,5 km dall'arrivo), in cui il vantaggio del russo era nell'ordine dei 20" sugli immediati inseguitori e di 56" su un gruppo che intanto perdeva Vinokourov e Petacchi (che in precedenza avevano lavorato in appoggio ai propri compagni) e fagocitava Boonen e Burghardt. Azione che Ignatiev manteneva efficace anche in prossimità dei 3 chilometri dall'arrivo, resistendo al tentativo di ritorno di Spilak e Velits e proseguendo verso il triangolo rosso con ancora una trentina di secondi sul plotone, in cui nel frattempo era il francese Kadri a tentare un timido allungo, con un buon Ballan (di buon auspicio il fatto che l'ex iridato sia riuscito a spendersi in questo finale per la causa Evans) pronto a ricucire.
Superato l'ultimo chilometro iniziava il momento più difficile per Ignatiev che però anche nel momento in cui la strada si era impennata di brutto non si è mostrato alla deriva, mentre alle sue spalle il ritmo scandito da Pellizotti veniva decisamente rotto dall'allungo di Garzelli, con Scarponi prontamente incollato alla sua ruota. Mikhail ha resistito anche all'imbocco dell'ultimo tornante che introduceva al tratto lastricato negli ultimi 150 metri ma mentre il russo è andato a prendersi un meritato successo che ha premiato ancora una volta (dopo l'azione di Gasparotto di ieri) chi ha voluto osare e scombinare i piani dei big gestendosi con intelligenza, alle sue spalle è partito deciso Evans a cui ha risposto con prontezza Garzelli.
La serrata volata tra i due sulla linea del traguardo ha premiato il varesino mentre Scarponi, rimasto leggermente più indietro, ha dovuto accusare 2" che sono andati a sommarsi ai 6" di abbuono conquistati dal leader dell'Acqua&Sapone, in un finale in cui il marchigiano ha rivolto più di un'occhiataccia nei confronti di Rogers nella concitazione del momento. Buone prestazioni per Gesink e Vaugrenard (4° e 5° proprio davanti a Scarponi), meno bene rispetto alle attese Pozzovivo (9° e anticipato da Francesco Gavazzi).
Se i rimpianti di Garzelli aumenteranno lo scopriremo soltanto domani, frattanto annotiamo dopo quello di Gerdemann anche il ritiro di Giovanni Visconti a causa di un'infiammazione sopraggiunta nella zona inguinale dopo la tappa di ieri e che lo ha costretto ad alzare bandiera bianca dopo una trentina di chilometri. Ci apprestiamo alla chiusura quindi, attendendo magari anche il tanto sospirato acuto di Mark Cavendish nell'ultima possibilità offerta alle ruote veloci in quel di San Benedetto del Tronto.

Vivian Ghianni

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