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Gasp! Enrico vince a Colmurano - Scarponi resiste all'attacco di Garzelli (2°)

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Con l'approssimarsi della Milano-Sanremo abbiamo quotidianamente cercato di tenere il piede in due scarpe, divisi tra gli spunti di cronaca offerti dalla gara e gli interrogativi sui nomi più attesi in riviera ligure, tra bluff fasulli o veritieri. Bene, questa domenica 14 marzo ci impone di guardare con un occhio di riguardo anche Enrico Gasparotto, che due stagioni orsono la Tirrreno-Adriatico rischiò di vincerla, inchinandosi solo ad un Cancellara strepitoso e a cui la vittoria mancava da un anno e mezzo buono, tanto da suscitare dubbi anche riguardo le sue caratteristiche (perdita di spunto veloce a vantaggio di una maggior brillantezza in salita, non ancora sufficiente però per fare realmente la differenza, lasciando fuori dal discorso i compiti di gregariato in Lampre). Non possiamo non formulare determinate considerazioni dopo aver visto compiere un piccolo capolavoro all'ex campione italiano, che gli ultimi venti chilometri di gara ha fatto vedere tutto quello che serve per primeggiare in una frazione dal finale alquanto ostico: scelta di tempo, collaborazione con il fuggitivo, gestione delle residue energie e sagacia tattica.
Prima di concentrarci però sugli appassionanti chilometri finali occorre spendere alcune parole sull'Androni Giocattoli, ovvero la squadra del leader Michele Scarponi che, dopo la convincente prestazione di ieri, avrebbe potuto assestare un altro duro colpo morale alle ambizioni altrui ma che invece si è trovata costretta alla difensiva da una sorte avversa come non mai. Tra il culmine della salita di Sasso Tetto (con l'evidente testimonianza delle ultime abbondanti nevicate ai lati della strada) ed il primo tratto di discesa sono stati ben tre gli uomini di Gianni Savio ad assaggiare l'asfalto: prima Bertagnolli, finito giù dopo essere entrato in collisione con una moto, poi il colombiano Serpa (già a terra nel finale di ieri) ed infine lo stesso Scarponi, che fortunatamente non ha riportato serie conseguenze ma che ha accusato sensibilmente le botte, forti quanto basta per creare più di un dubbio sull'esito finale nella tappa, soprattutto nella prospettiva di un attacco frontale. Si può dire che le ostilità si siano chiuse meglio del previsto e la stoica dedizione di Serpa, in testa al gruppo a tirare nonostante il volto tumefatto che gli ha conferito l'apparenza del pugile suonato piuttosto che quella del ciclismo è stata l'immagine più fulgida della volontà di difendere il primato ad ogni costo.
Non c'è mai un momento buono per confrontarsi con la sfiga ma il fatto che certe disavventure siano accadute quando la corsa stava entrando realmente nel vivo rendono un'idea ancor più chiara delle difficoltà a cui ha dovuto far fronte l'Androni: mentre negli ultimi chilometri del Sasso Tetto restavano soltanto le briciole del drappello di fuggitivi scattato al km 48 con un vantaggio massimo di 4'50" (i soli Pinotti, Van Summeren, Mazzanti e Pérez Lezaun hanno resistito in testa dopo che Modolo, Oss, Hammond, Grabovskyy e Mondory prima e Bandiera e Klostergaard poi si erano arresi alle pendenze via via più dure) è stato Domenico Pozzovivo il primo a cercare di frantumare sensibilmente il gruppo, ridottosi in quel frangente a non più di una dozzina di unità. Azione di rilievo ma rientrata nei ranghi subito dopo lo scollina mento per via dei quasi sessanta chilometri ancora da percorrere. Marco Pinotti si è concesso un po' di minuti di gloria, allungando ulteriormente in discesa dopo essere scollinato per primo sul Sasso Tetto e portando il suo vantaggio a 1'05" sul gruppo. Quando il bergamasco ha compreso che da solo sarebbe stata ardua anche per un ottimo passista come lui giungere al traguardo, ha alzato bandiera bianca, lasciando che fosse il basco Oroz Ugalde ad avere tutte le attenzioni delle telecamere. Con la discesa ancora da completare il vantaggio dell'atleta Euskaltel è oscillato tra i 20 e 40 secondi quando si erano già superati i meno 30 al traguardo, col gruppo (che andava via via rinfoltendosi nel mentre, con almeno cinquanta elementi presenti) in cui in testa alle maglie dell'Acqua&Sapone si alternavano quelle di Kiryienka (quest'oggi in appoggio a Uran, leader dei giovani) e del sofferente Serpa.
Ai -18 dall'arrivo però è giunto il momento chiave: con Oroz ancora avanti di una trentina di secondi, Enrico Gasparotto ha decisamente "sgasato" dal plotone proprio come nel finale di Chieti e con una notevole progressione ha annullato nel volgere di due chilometri il gap dal battistrada salendo verso il paese di San Ginesio, invitando subito lo spagnolo a collaborale (invito peraltro prontamente raccolto). Superato il traguardo volante però, vuoi per una iniziale sottostima del tentativo, vuoi per aver dato per scontato che un finale come quello odierno avrebbe rappresentato una pugnalata mortale per qualunque azione temeraria, il vantaggio del duo è via via cresciuto: 36" ai -13, 40" ai -10 fino ai 48" ai -8,6. A quel punto la fase di stallo di un gruppo che comprendeva di non poter lasciare ulteriore spazio ad una simile azione ha iniziato ad attenuarsi ed è stata nuovamente l'Acqua&Sapone, pronta a lanciare Garzelli ed un Francesco Masciarelli in cerca di rivincita, ad incaricarsi nuovamente dell'inseguimento, con Miholjevic e Codol a menare le danze. Una caduta a poco meno di 7 dall'arrivo ha costretto Uran a cercare un arduo ricongiungimento (vano, chiuderà a 1'18") in quanto l'azione delle maglie rosse del team abruzzese avevano nel frattempo provocato un momentaneo frazionamento del plotone, ulteriormente ridotto in vista del muro finale.
Ai -2 dall'arrivo il vantaggio della coppia era sui 25" e a quel punto c'è restato solo da fare i conti con la breve ma durissima erta verso Colmurano: le ambizioni di Oroz si sono infrante ai 1700 metri quando Gasparotto lo ha lasciato sul posto ed in gruppo iniziavano le scaramucce con il tentativo di Manuele Mori. La salita si è fatta via via ben più aspra, con il "Gaspa" che iniziava a zig-zagare e Mori nel frattempo riassorbito dalla testa del gruppo, guidata da un Pozzovivo sulle prime ancora brillante, seguito da Garzelli, Scarponi, Evans e Iglinskiy. Altri cento metri e si è capito che era l'ora di fare sul serio: Garzelli affonda il colpo ed i soli Evans e Iglinskiy hanno avuto prontezza e gambe tali da rincorrere il varesino che nel frattempo metteva nel mirino il friulano mentre per il momento non si scorgevano maglie Liquigas nelle posizioni di testa. Ad 1,2 km il ricongiungimento tra Gasparotto, che intanto iniziava ad agire di conserva forte dell'azione di Iglinskiy alle sue spalle, e Garzelli era cosa fatta, così come la composizione del quartetto assieme al campione del mondo e al vincitore delle Strade Bianche. Si sa che con simili clienti nel finale l'unica carta da poter giocare per Evans per sperare nel successo era quella dell'anticipo e così l'australiano ha tentato l'anticipo agli ottocento metri, trovando però la reazione di Iglinskiy mentre Garzelli e Gasparotto iniziavano l'operazione sprint. Ad Evans non è rimasto quindi che proseguire in testa, nella speranza di racimolare preziosi secondi sugli inseguitori, sacrificando quindi le proprie velleità di vittoria, infrantesi nel momento in cui Gasparotto lanciava la sua decisa progressione negli ultimi 150 metri per arrivare a braccia alzate. Appuntamento ancora rinviato per il successo da parte di Garzelli che però si è consolato con i 6" di abbuono aggiuntisi agli 8" guadagnati nei confronti di Scarponi, che nel frattempo giungeva nel gruppetto regolato allo sprint da Nibali su Gesink, Manuele Mori e Rogers, Scarponi e Pozzovivo. Giornata di relativo relax per Pozzato, Visconti e Cancellara (per tutti e tre quasi mezz'ora di ritardo), meno buona invece per chi come Lökvist (5'59") poteva sicuramente provare qualcosa in una tappa del genere. Conclusa invece la Tirreno di Gerdemann, arresosi ai problemi intestinali che gli hanno impedito di prendere il via quest'oggi.
Per il marchigiano, corso in ospedale per accertamenti a fine tappa, ora restano da gestire 10" su Garzelli, 15" su Iglinskiy e 18" su Evans alla vigilia della frazione di Macerata, l'ultima che presumibilmente potrebbe modificare gli esiti della gara. Alla luce degli eventi di oggi però c'è da giurare che qualcuno non se ne starà affatto con le mani in mano.

Vivian Ghianni

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