Tondo trova la quadratura - Fuga dello spagnolo. Poi Valverde e Sagan
La tappa più lunga della Parigi-Nizza (220 km), punteggiata da ben 8 gran premi della montagna (più un'altra marea di strappetti), prometteva di essere un libro già scritto: maxifuga da lontano e qualche fortunato superstite dell'azione a festeggiare al traguardo di Tourrettes-sur-Loup. A frapporsi tra i sogni dei tanti che sin dalla partenza ci hanno provato e la realizzazione dei medesimi, c'era però una salita quasi interessante in prossimità dell'arrivo (il Col de Vance, 10 km di ascesa con vetta a poco più di 30 km da Tourrettes): ovvero una delle ultime possibilità, alla vigilia della classica conclusione nizzarda (con Porte, Turbie ed Eze), per gli uomini di classifica per battagliare e provare (gli inseguitori) a mettere in difficoltà Contador. Oppure per provare (la maglia gialla) a distanziare ulteriormente i rivali. Da qualsiasi prospettiva lo si guardasse, il Col de Vance assurgeva al ruolo di momento topico della giornata.
Oltre a ciò, va detto che nel gruppo che poi è riuscito a prendere il largo (dopo 40 km), c'erano degli uomini non lontani dalla vetta della generale (su tutti Chavanel, che era 14esimo a 1'27" da Contador, ma poi anche Gautier a 2'30" e Seeldraeyers a 2'59"). E quindi, a scanso di equivoci, i team dei più forti non potevano esimersi dall'inseguire per non lasciare troppo spago a questa fuga che - non l'avevamo detto - forte di 23 uomini, comprendeva anche personaggi come Leipheimer, Tony Martin, Tondo, Kolobnev, il giovane iridato Sicard e un solo italiano: Damiano Cunego.
L'Astana principalmente, col suo lavoro, ha impedito che gli attaccanti guadagnassero più di 2'10" (toccati al km 150), e all'approccio del Col de Vance i fuggitivi conservavano 1'50". Sulla salita è stata la Caisse d'Epargne di Valverde e León Sánchez a tirare a tutta per ridurre il gap da un drappello che continuava a perdere pezzi per strada, e che si preparava a vivere la resa dei conti tra i suoi componenti. Stufo del ritmo tenuto da Machado (a beneficio del capitano Leipheimer), Xavier Tondo si è prodotto nel suo primo scatto a 40 km dal traguardo (e a 7 dal traguado Gpm). A chiudere su di lui, Cunego, con Gautier a tenere coi denti la ruota del veronese: tutti gli altri staccati.
Il terzetto sarebbe stato anche ben assortito, se non fosse che lo spagnolo, preso da insopprimibile voglia di fare, a un certo punto ha messo in campo il suo secondo scatto, a 35 dall'arrivo (e 2 dalla vetta): e tanto è bastato per mandare all'aria i piani di Cunego (e di Gautier). Allo scollinamento la situazione era ancora in perfetta sospensione: Damiano (ormai senza Gautier) si trovava a 18" da Tondo e con 1'12" sul gruppo Contador. Ma la lunga e pedalabile discesa susseguente non ha visto l'atteso ricongiungimento in testa: anzi, l'uomo della Cervélo ha aumentato il suo margine sull'italiano, che a sua volta ha perso terreno su chi era dietro, tanto che a 7 dal traguardo il capitano della Lampre e stato fagocitato e poi staccato dal non troppo assottigliato plotoncino dei migliori.
A quel punto, con Tondo a conservare la miseria di 20" sulle tigri nere della Caisse e sulla guardia armata di Contador, chi avrebbe scommesso un penny sul fuggitivo? E invece il ciclismo a volte sa sorprendere: sul più bello, quando si trattava solo di chiudere quell'ultimo piccolo buco, gli inseguitori si sono praticamente fermati a guardarsi e marcarsi: l'affair espagnol ha pieghe molto più sfaccettate di quanto non si possa immaginare, e a volte le gelosie e i dispettucci tra le tante primedonne iberiche (Contador è Contador, ma anche Valverde e LLS la sanno lunga - e rivaleggiano anche tra di loro, in Caisse - per non parlare poi di Samuel Sánchez, che è pur sempre campione olimpico in carica) possono partorire esiti tutt'altro che scontati.
A nulla sono valsi gli sforzi estemporanei di Intxausti, Chavanel, Coppel, Fofonov, Voeckler e Peraud (che hanno tentato una sortita ai 3,5 km), né quelli quasi fuori tempo massimo dello stesso Voeckler e di Taaramäe all'ultimo chilometro: Tondo, con grande coraggio, ottima capacità di gestirsi e anche quel pizzico di buonasorte che ogni tanto deve per forza arridere agli attaccanti (se non altro per la legge dei grandi numeri) è riuscito a salvare quel suo tesoretto fino al rettilineo finale, prendendosi pure la soddisfazione di smettere di pedalare negli ultimi metri, per godersi al meglio questa bella vittoria, ottenuta a 31 anni da un corridore che da una vita vediamo piazzarsi (e a volte imporsi) nelle tante corse spagnole di seconda fascia.
Alle spalle di Tondo, ancora spazio per il collettore di tutti i riflettori della settimana: Peter Sagan, brillantemente superati tutti i saliscendi di giornata, si è impegnato nello sprint per il secondo posto, ma ha perso; da Valverde, però, il che ci può onestamente stare (dopo 220 km siffatti, per di più). Il resto della truppa pedalante nelle zone alte della classifica, senza defezioni di rilievo, ha chiuso tutto in quello stesso gruppo di 41. A Valverde rimane comunque un prezioso abbuono da 6", preso al traguardo, che lo avvicina a Contador (che conserva 14"); e rimane, ad Alejandro, anche un ultimo giorno per provare a far saltare il banco (magari agendo di concerto con LLS, che è quarto a 26"). Qualcosa ci dice che a Nizza domani vedremo altre cosette interessanti.