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Ha Chietato tutti quanti - I muscoli di Scarponi in Abruzzo

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Si volevano delle risposte dalla tappa più dura di questa Tirreno-Adriatico e si è stati accontentati. I giochi non si sono affatto chiusi quest'oggi ma la cosa certa è che Michele Scarponi venderà cara la pelle prima di cedere lo scettro conquistato un anno fa. Sì, perché il buon Michele da Filottrano si è ripreso tutto nel finale di Chieti, che presentava strappi secchi in grado di costituire lo scenario di perfette imboscate ai danni di chi aveva tentato di scoprire le carte in precedenza. Il corridore marchigiano ha così coniugato tutto perfettamente sul terzo Gpm situato in Via De Turre, una lingua d'asfalto con gli ultimi cinquanta metri in pavè e punte che arrivavano fino al 19% di pendenza, che portava decisamente il gruppo verso il centro cittadino: scatto secco a lasciare sui pedali Vincenzo Nibali, con cui aveva condiviso i due chilometri precedenti e passaggio a doppia velocità di fianco a Vasil Kiriyenka, alle ultime battute di una fuga iniziata da una vita e che come vedremo ha avuto notevoli compagni di ventura.
È racchiusa tutta in quest'istantanea la tappa di oggi, con la legge del più forte palesatasi dopo un primo scatto operato a 4,8 km dal traguardo, a cui proprio Nibali (che precedentemente aveva avuto il supporto di Pellizotti) aveva risposto trascinandosi anche Iglinskiy e Pozzovivo. E dopo l'intelligente gestione del momento in cui il giovane siciliano aveva a sua volta provato a smuovere le acque del drappello con lo scatto appena dopo un tornante, mezzo chilometro più avanti. L'azione di Nibali non è riuscita però a creare la dovuta differenza e probabilmente, alla luce degli ultimi due insidiosi strappi, si è rivelata più controproducente del previsto, visto che il drappello comprendente anche i già citati Pozzovivo e Iglinskiy, oltre ad un Kiriyenka che raschiava il fondo del barile per ritrovare le ultime energie in vista del traguardo, si è visto raggiunto dal gruppetto di Evans proprio in prossimità degli ultimi 500 metri che quasi per metà erano ancora tutti all'insù.
Abbiamo detto di Kiriyenka in fuga a lunga gittata, uno dei marchi di fabbrica del coriaceo bielorusso, che per sei ore buone di gara si è visto accompagnato nel tragitto da un Filippo Pozzato che comincia a testarsi sensibilmente in vista della Milano-Sanremo. Due nomi che già bastavano al gruppo per considerare la fuga non meritevole di avere un vantaggio esagerato, aggiungiamoci anche un Vladimir Efimkin (oltre a Wynants, Peréz Moreno, Frapporti e Longo Borghini) ed il gioco è fatto. Un tentativo avviatosi al ventitreesimo chilometro di gara e protrattosi fino ai 5 chilometri dal traguardo dopo aver raggiunto una punta massima di 8'30" circa e dopo che il gruppetto si è assottigliato e ricompattato più di una volta per disavventure varie di alcuni componenti (il solo Longo Borghini, staccato verso la salita di Pretoro, non è più riuscito a rientrare mentre Efimkin e Frapporti sono riusciti a rifarsi sotto rispettivamente dopo una caduta in discesa e un salto di catena in un tratto di salita tutt'altro che agevole).
L'azione di Pozzato è apparsa abbastanza buona, col vicentino passato anche per primo sul Gpm di Pretoro dopo aver scandito il ritmo del gruppetto, ed il vantaggio attestato a 4'15" a 28 chilometri dal traguardo ha obbligato il gruppo ad una decisa reazione, con l'Acqua&Sapone di Garzelli (che ha mandato in testa Codol) e la BMC di Evans (il tedescone Burghardt a trainare tutti salendo verso Bucchianico) in evidenza tra tutte. Il vantaggio ha così iniziato a ridursi e nel primo strappo verso Chieti, a circa 20 dall'arrivo è stato Vinokourov, in cerca di rivalsa dopo i 3 minuti e mezzo lasciati per strada ieri causa caduta, ad allungare prontamente seguito da Serpa.
In questa fase sono apparse abbastanza chiare le intenzioni di Androni e Astana di movimentare il finale, tanto che proprio il colombiano si produceva in un bell'allungo prima di finire a terra in discesa, dopo aver approcciato male la curva mentre nel team kazako è stato Gasparotto a tentare l'inseguimento, rimanendo però a circa un minuto dai battistrada mentre Cancellara, già staccato in salita, tentava di recuperare e non perdere ulteriormente terreno (lo svizzero chiuderà a 1'47"). Dopo circa un chilometro dall'inizio della salita di Via Colonnetta la sorte dei battistrada era pressoché segnata e a capirlo per primo è stato Kiriyenka, andato via con sguardo glaciale a 5,7 dall'arrivo e a cui il solo Peréz Moreno tentava di rispondere per breve tempo.
Il gruppo nel frattempo si era ridotto ad una cinquantina di unità prima di assottigliarsi definitivamente quando l'azione di Scarponi ha operato la deflagrazione determinante. Al diavolo l'infiammazione al tendine ed il virus intestinale che ne avevano rallentato la preparazione nelle scorse settimane, come aveva confidato su queste pagine in una precedente intervista: per battere il marchigiano, prevedibilmente galvanizzato anche dalla prospettiva di rivincere sulle strade di casa, servirà davvero una gran gamba. Ricompattatosi parzialmente sull'ultimo strappo, il gruppetto giunto sul traguardo ha proposto quasi tutti i protagonisti più attesi: Vaugrenard ha confermato l'ottimo momento dei Française des Jeux regolando allo sprint a 14" Bertagnolli (altro Androni sul podio di giornata), Garzelli (forse un po' meno brillante del previsto) e un buon Rigoberto Uran (tra l'altro il francese ha pure esultato, convinto d'aver conquistato la tappa: non sapeva che Scarponi era già arrivato); a 17" hanno fatto capolino Iglinskiy, Gesink ed Evans; a 19" Pozzovivo (ottima prova comunque per il lucano) e Rogers; a 21" un esausto Nibali, giunto davanti ad un Kiriyenka il cui 12esimo posto a 30" dice molto ma molto meno della realtà di tappa.
In chiave Sanremo notevolissima prestazione per Van Avermaet (il belga è giunto 14esimo a 43" in una tappa sulla carta semiproibitiva per le sue caratteristiche), non male anche i riscontri di Freire e Petacchi, niente affatto rassegnati all'idea di far gruppetto (a differenza dei vari Boonen e Cavendish). Bennati si è difeso con onore mentre per Ballan la condizione attuale non permette ancora di trovare riscontri concreti, più nascosto invece Boasson Hagen, che pure avrebbe potuto provare a dire la sua in una tappa simile.
In chiave classifica generale invece l'1'06" accusato da Gerdemann, l'1'15" di Lövkvist e i 2'40" di Francesco Masciarelli costituiscono un margine non semplice da colmare. Si riparte domani alla volta di Colmurano, con altre salite (compreso l'insidioso muro finale) a movimentare e rendere divertente una corsa in cui il gioco è iniziato a farsi duro.

Vivian Ghianni

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