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Up where he belongs - Top Gun-Sagan: supersonico Peter | Cicloweb

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Up where he belongs - Top Gun-Sagan: supersonico Peter

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Mancano due chilometri alla fine di una tappa parecchio movimentata, quando Christophe Le Mevel decide di provare un assolo, su uno dei mille strappetti che hanno punteggiato la strada da Pernes-les-Fontaines a Aix-en-Provence. Corsa a ritmi forsennati sin dall'inizio, la sesta tappa della Parigi-Nizza ha visto molteplici tentativi di fuga, compreso uno - più credibile di altri - orchestrato da Barredo, Gustov, Calzati e Taaramäe; ha visto il costante inseguimento a questo quartetto da parte dei top team da classifica (Astana, Caisse, Euskaltel) visto che l'estone non era lontano dalle prime posizioni (decimo a poco più di un minuto da Contador); quindi ha visto la resa dello stesso Taaramäe, che s'è rialzato ai 27 km per permettere agli altri tre attaccanti di provare le loro chance senza la muta di cani feroci che si agitava dietro. E poi, ancora, ha visto l'AG2R mettersi pancia a terra a tirare come in una cronosquadre, a partire dai 25 km al traguardo, allo scopo di mettere in difficoltà quanti più avversari possibile e permettere così a Roche di scalare qualche posizione nella generale: intento baciato dal successo, visto che tra una trenata e un colpo di vento, il plotone, già sminuzzato di suo in seguito al turboinizio di tappa, si è ulteriormente selezionato, con nomi interessanti (Kolobnev, Voeckler, Leipheimer, Fédrigo, Cunego) caduti nella tagliola del ritardo imprevisto.
Dicevamo, tutto questo è già successo quando, ai 2 km, Le Mevel scatta in testa al gruppo. Una scheggia, a quel punto, esplode dal plotone per incollarsi alla ruota del francese: ha la maglia verde e un nome che, grazie a questa Parigi-Nizza, tutti gli appassionati di ciclismo hanno imparato a conoscere: Peter Sagan.
Con la freschezza dei suoi 20 anni compiuti da poco, e la nettezza di un colpo di pedale nettamente superiore a quello del 98% del gruppo, lo slovacco si è stufato presto della compagnia di Le Mevel, e ha tirato dritto per la sua strada. Una strada lastricata di buone intenzioni che, nel suo caso, si trasformano in esiti reali con una certa facilità. La sparata di Sagan lascia tutti a bocca aperta, chi (i suoi inseguitori) per la fatica di tenere il suo ritmo, chi (il pubblico) per lo stupore di trovarsi di fronte a tanta esplosività gestita da un corpo tanto giovane.
Quando Sagan prende il volo, alle sue spalle si è già creato un notevole buco. Millar sulle prime ha provato a ravvivare il drappello (ulteriormente spezzettato dall'azione dello slovacco), poi si è fatto da parte e ha ceduto il posto a Roche, che in effetti ha avuto un bel rinvenire, trainando gli altri a un passo da Peter. Il quale, pur ben persuaso della sua nuova trovata, ha preso la brutta piega di voltarsi a controllare ogni due pedalate: elemento, questo, che in genere prelude a un ricongiungimento con chi insegue, ma che nel caso odierno non ha rappresentato altro che la geometrica glacialità di due occhi fatti per misurare e regolare di conseguenza il fisico, non per spaventarsi e destabilizzare con flussi di panico due gambe che si sono fatte beffe dell'acido lattico ormai debordante e hanno continuato a mulinare per tenere l'invasore fuori dagli aurei confini dell'impresa.
Non Roche, quindi, non i Caisse d'Epargne, son riusciti ad azzerare il gap dall'ultimo modello di locomotiva attualmente in commercio; e solo il fatto che negli ultimi 200 metri Sagan abbia di fatto smesso di pedalare, ha permesso ai volatisti di fungere da sfondo della foto del vincitore.
Chi mastica più amaro degli altri è Mirco Lorenzetto, bravissimo a tenere sempre coi migliori (il suo capitano Cunego ha perso 2'36"), e a vincere poi lo sprint dei battuti davanti nientemeno che a Valverde: niente male, comunque, a 8 giorni dalla Sanremo.
In classifica non cambia molto (a parte 2" di abbuono guadagnati da Luis León Sánchez, 4" da Valverde, e 12" presi da Sagan tra bonus e distacco), le posizioni restano comunque immutate, con Contador che ha 20" da difendere su Valverde, 25" su Kreuziger, 26" su LLS e 29" su Samuel Sánchez; margini non incolmabili, ma un giorno in meno alla fine della corsa: basteranno le ultime due tappe per ribaltare i valori in campo?

Marco Grassi

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