La lunga caccia di Diana: 4a parte - La splendida carriera della lituana Ziliute: le ultime imprese
Versione stampabile2001: comincia la caccia rosa
Messa in archivio un'altra stagione ricca di successi, il 2001 sarà l'anno per dare la caccia al Giro d'Italia, sempre nella logica della ricerca di nuovi stimoli. «Diana dovrà pensare solo a quello - spiega il presidente Fabretto - vogliamo darle un po' di tregua dopo 4 stagioni in cui ha lottato su tutti i fronti. Anche perché si è iscritta a un corso propedeutico all'università che la costringe a parecchi viaggi per gli esami». La squadra sarà agli ordini di Jean Paul Van Poppel, arrivato in Veneto con la compagna Mirjam Melchers, sicuramente una delle atlete più competitive dei Paesi Bassi.
E il Giro effettivamente comincia benone e già dalla seconda tappa si capisce che Diana sarà nel lotto delle contendenti per la vittoria finale. Con lei la coppia Gas Sport Cappellotto-Stahurskaya (che le negherà in un paio di occasioni la gioia della vittoria di tappa), le Edilsavino Brändli-Luperini e le Alfa Lum Somarriba e Pucinskaite. Scorrono così le prime tappe e la campionessa del mondo bielorussa sembra avere davvero una marcia in più delle altre. Anche se non si affrontano salite importanti, negli arrivi di Adrano, Catanzaro e Fasano fa capire che probabilmente sarà lei la donna da battere. Dopo una prima metà del Giro decisamente meridionale, il giorno di riposo porta le ragazze in Emilia Romagna, e a questo punto Diana paga solo 18" dalla bielorussa e un solo secondo dalla svizzera Brändli. Un'inezia, se gettiamo un occhio all'ultima giornata, a lei favorevolissima con la crono di 34 km che si correrà sulle sue strade e in cui potrà recuperare ben più che una misera manciata di secondi. Ma è la durissima ascesa di Vetriolo Terme (mai ci fu nome più azzeccato!) a spegnere definitivamente le speranze di Diana, il decimo posto a 3'35" da una scatenata Stahurskaya ha il sapore di condanna definitiva: il podio è possibile, ma contro queste Zinaida e Nicole (che finirà in scia alla maglia iridata) in salita c'è poco da fare. I giorni seguenti confermano queste impressioni e ci vorrà una prestazione monstre nella crono finale per agguantare il podio, superando in un sol colpo Luperini, Cappellotto e Pucinskaite. I tribunali sportivi a dicembre muteranno il terzo in secondo posto per la positività della vincitrice, ma questo aggiunge poco a quanto già raccontato.
2002: ancora un podio al Giro
Stessi obiettivi ma squadra diversa per l'anno successivo: partono Melchers e Zabirova e arrivano Beltman e Brändli, quest'ultima sicuramente il più grande talento in circolazione per i grandi giri. In un ciclismo italiano certamente un po' adombrato dallo scarso ricambio generazionale e da una Fabiana Luperini che fa fatica a ritrovare se stessa, nella nuova Acca Due O-Pasta Zara fa capolino una giovane promessa del nostro ciclismo, la ventenne varesina Noemi Cantele. Alla Primavera Rosa, un convulso finale che mette fuori gioco la favoritissima Petra Rossner, regala a Diana la possibilità di giocarsi il successo, ma Mirjam Melchers è più lesta e piazza la zampata vincente. «Potrei anche essere contenta del secondo posto - commenta Diana - ma ho sbagliato l' ultima curva, ho frenato perdendo metri preziosi».
A differenza dei tracciati "classici", il Giro di quest'anno è privo delle salite alpine che hanno spesso deciso la corsa negli ultimi anni. Ogni giorno è quello giusto per accumulare qualche secondo buono, ma Diana non sa andare oltre un paio di secondi posti e un paio di terzi, pagando oltremisura nella tappa di Barzago, che poi si rivelerà quella decisiva per le sorti del Giro. Nemmeno il tic-tac è amico come una volta (Diana è solo quarta nella crono di Suno) e in queste condizioni il podio (dietro Bubnenkova e Stahurskaya) è ancora una volta il massimo risultato possibile.
Come dirà ammetterà lei stessa successivamente, questi anni sono un po' bui, in cui si è voluto a tutti i costi rincorrere - evidentemente invano - la condizione magica del Tour '99, con evidenti strascichi a livello fisico (si snaturano le caratteristiche dell'atleta) nonché psicologico.
2003-2005: stagioni in chiaroscuro e la maternità
Seguirà un biennio abbastanza difficile, con diversi problemi fisici, su tutti un virus intestinale fortemente debilitante, diagnosticato dopo una lunga trafila di controlli medici. Tutto ciò si traduce in una forte discontinuità di rendimento che le permette sì di vincere una prova di Coppa (Norimberga 2003), ma allo stesso tempo le impedisce di programmare al meglio una stagione, dovendosi accontentare di sfruttare al meglio i "momenti sì". Nonostante tutto corre da grande protagonista il Giro d'Italia 2004, vincendo il prologo inaugurale (con un po' di fortuna, in realtà, derivante dalle condizioni meteorologiche instabili che penalizzano un gran numero di concorrenti) e porta la maglia rosa per sei delle successive nove tappe, vincendone un'altra, la sesta. Nell'inedita cronosquadre con arrivo in salita a Leukerbad Diana trascina la sua Safi-Pasta Zara ad un ottimo secondo posto a soli 17" dalla Let's Go Finland di Fabiana Luperini e contribuisce in maniera decisiva alla conquista del Giro d'Italia da parte della compagna Nicole Cooke che due giorni dopo trionferà sul Ghisallo.
In questi anni, ancora per la logica dei nuovi stimoli, Diana si cimenta anche nel ciclismo su pista, raccogliendo anche qualche discreto risultato in Coppa del Mondo.
La stagione 2004 finisce anzitempo per un inatteso "fuori programma": è di fine estate infatti la scoperta di essere in attesa di Ilaria, che la sottrarrà al ciclismo agonistico fino alla fine dell'annata successiva, ma in tempo per partecipare ai Mondiali di Madrid, chiusi con un'onorevole 11esima piazza.
2006-2008: una mamma ancora vincente La stagione 2006 comincia con le vittorie al Gp Liberazione e di due tappe al Giro di San Marino, vinto dalla Bubnenkova, ma certamente ha il suo momento più alto in agosto, alla Route de France. Pur subendo l'ottima Buitenpoort-Flexpoint che con un attacco ben studiato lancia la sua Villumsen verso il successo finale, Diana (in maglia di campionessa nazionale) fa sue ben cinque tappe, facendosi beffe di due fuoriclasse del calibro di Susanne Ljungskog e Judith Arndt che devono accontentarsi della piazza d'onore rispettivamente per due e tre volte, sempre alle spalle della lituana. Impressionante. Ma la consapevolezza di essere mamma, di dover dedicare tempo, pensiero e affetti alla sua figlioletta non rendono semplice la vita da atleta di Diana in questi anni. Trovare un giusto equilibrio tra le due cose non è sempre facile e le prestazioni ne risentono, ancora una volta principalmente in termini di continuità.
Il 2008, pur segnato pesantemente dal caso Safi/Titanedi (le due società furono accusate dall'UCI di essere in realtà riconducibili ad un'unica struttura tecnica e quindi impossibilitate a partecipare contemporaneamente ad una stessa corsa) e, in maniera decisamente più pesante, dalla morte dell'amica e compagna Zita Urbonaite, le porta in dote ben sei corse internazionali vinte (3 tappe alla Grande Boucle, 2 al Tour d'Ardèche e il Gp Carnevale d'Europa). Memorabile resta la vittoria nella Premondiale di Nove nella quale si trova nella fuga decisiva a quattro con ben 3 atlete della Gauss RDZ Ormu, a cui però non lascia scampo.
Ai Mondiali di Varese non si presenta certamente come favorita ma, pronti via, è tra le promotrici della maxi-fuga che caratterizzerà la corsa ma trova scarsa collaborazione. Questo non basta a scoraggiarla, le sue trenate in testa al gruppetto fanno sì che dietro le maggiori nazionali si coalizzino per chiudere sulle fuggitive. Alla fine è comunque splendida sesta, vincendo la volata del secondo gruppo. Si mormora che potrebbe essere questa la sua ultima corsa prima di salire sull'ammiraglia che patron Fabretto le sta tenendo calda, ma le "sue ragazze", come ama definire le sue giovani compagne di squadra, la convincono ad andare avanti ancora un anno.
2009: le ultime vittorie e il ritiro Un anno che le regala ancora tante soddisfazioni. Alla Route de France è tra le favorite ma va via la classica fuga bidone, la squadra ha le spalle ben coperte con la Iturriaga (che finirà terza) e la vittoria sfugge. Poco male, poco dopo c'è il Trophée d'Or e questa volta la squadra è perfetta. Dopo le vittorie nella seconda e terza tappa (con annessa leadership in classifica), Cilvinaite, Leleivyte e Iturriaga difendono con i denti la loro capitana dai mille attacchi che le avversarie le portano e, con la vittoria nell'ultima frazione, arriva anche il successo finale.
Il capolavoro finale Diana lo compie al Giro della Toscana, alla vigilia della sua ultima corsa della carriera. La corsa non comincia nel migliore dei modi, con una cronosquadre conclusa mestamente al 13° posto e il classico tappone di Volterra terminato in settima piazza. In totale fanno 59" da una scatenata Guderzo e una modesta ottava piazza in classifica. Ma dove non arrivano le gambe arriva l'esperienza e la classe di una campionessa senza età. Nella quinta tappa Diana si accoda ad un quartetto nato quasi per caso, in prossimità di un traguardo volante. Le quattro (Teutenberg, Becker, Tamanini e Olds) sono ottime atlete e la reazione della Michela Fanini di Tatiana Guderzo tarda a farsi sentire. Il vantaggio non accenna a diminuire, anzi aumenta chilometro dopo chilometro. Diana è incontenibile, tira in salita, in pianura, in discesa, Brunello Fanini (organizzatore della corsa e presidente della Michela Fanini) è attonito di fronte a questo "furto" in grande stile che si sta materializzando sotto i suoi occhi. Sul traguardo i minuti sul gruppo maglia rosa sono sei, la vittoria va ad Ina Teutenberg, ma nessuna potrà più sottrarre il Giro di Toscana a Diana, che celebrerà il giorno dopo a Firenze il suo trionfo.
Al campionato del mondo di Mendrisio si deve arrendere ad atlete sicuramente più in palla di lei, ma il quinto posto finale, di fronte all'élite del ciclismo femminile, su un circuito forse un pizzico troppo duro per le sue caratteristiche, è l'ennesima dimostrazione di classe in una carriera fantastica che, in qualche modo, abbiamo cercato di farvi rivivere.
Puntate già pubblicate
1 - Da Rietavas a Valkenburg
2 - L'anno della Grande Boucle
3 - La medaglia olimpica