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«Je m'appelle Nathalie Lamborelle» - Ecco la giovane lussemburghese del Team Uniqa Elk

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Cinquant'anni dopo la vittoria della lussemburghese Elsy Jacobs nel Campionato del Mondo, un'altra rappresentante del piccolo Granducato si sta affacciando al mondo del professionismo. Si tratta della ventunenne Nathalie Lamborelle, campionessa nazionale in carica. Andiamo a conoscerla più da vicino, grazie a un'intervista concessa al nostro collaboratore transalpino (petitesreines.free.fr).
Nathalie, a 20 anni sei diventata quasi il simbolo ciclistico femminile dello stato del Lussemburgo: ci puoi spiegare il cammino e le ragioni che ti hanno portato al ciclismo ad alti livelli?
«Nella mia infanzia ho praticato ginnastica artistica, fino all'età di undici anni quando ho cominciato a non avere più stimoli in questa disciplina. A quel punto ho cominciato ad uscire in bici con delle ragazze di una scuola di ciclismo locale e, visto che mi è piaciuto, presto tutto ciò si è trasformato in una passione e, passo dopo passo, eccomi qui!»
In questo momento frequenti gli studi universitari in Francia, quali sono le tue passioni al di fuori del ciclismo?
«In inverno adoro sciare e in questi anni ho approfittato delle vacanze sulla neve per andare a trovare le mie compagne in Austria. Cucinare e viaggiare sono sicuramente altre due attività che adoro».
Il Tour d'Ardèche 2005 ha visto il tuo esordio internazionale in una grande corsa a tappe: quali sono le tue ambizioni per il futuro in questo genere di prove, in particolare per la stagione che sta per cominciare?
«Più che per le gare a tappe mi vedo più protagonista negli sprint delle singole tappe o in corse di un giorno non troppo impegnative. Per la stagione 2009, gli obiettivi sono la difesa del titolo lussemburghese in linea, il Campionato Europeo Under 23 e l'entrata nella Top 100 mondiale».
Nel 2007 hai avuto il privilegio di avere in squadra con te la grande Jeannie Longo. Hai qualche ricordo particolare di lei?
«Il 2007 è stato un anno agonosticamente molto difficile per me poiché ho avuto problemi con i denti del giudizio e contemporaneamente sono stata impegnata nel conseguimento del diploma. Non ho potuto partecipare a molte corse e sfortunatamente non ho corso mai assieme a Jeannie».
Nel 2008, oltre al già citato campionato nazionale, abbiamo visto una tua buona prestazione al GP Elsy Jacobs, terminato al secondo posto e la tua partecipazione a numerose altre gare internazionali...
«Quel piazzamento all'Elsy Jacobs è stata una bellissima sorpresa per me e ha rappresentato senz'altro il più bel momento della stagione. Quel risultato mi ha dato molta fiducia per le gare successive dove non ho esitato a gettarmi nella mischia in occasione degli sprint di gruppo, ottenendo dei buoni piazzamenti al Tour de Montréal».
Con quali criteri la tua squadra sceglie di partecipare o meno alle prove del calendario internazionale?
«Le corse devono piacere a noi atlete, devono essere adatte alle nostre caratteristiche e non devono essere troppo lontane. Un budget piccolo non permette grandissima scelta, in fin dei conti».
Quale è stata la tua più bella vittoria o la corsa che ti ha dato più emozioni?
«Senza dubbio la più bella vittoria è stato il mio primo campionato nazionale, nel 2005, da Juniores. E, nello stesso anno, il quinto posto al Campionato del Mondo in Austria, è stato un risultato che non avevo mai sognato, nemmeno lontanamente».
Pratichi anche del ciclocross, in inverno: quale ruolo occupa questa disciplina nella tua preparazione?
«Il ciclocross mi piace ma lo uso essenzialmente come preparazione per le gare su strada. Mi sento più forte su strada che nel fango e tutta la mia preparazione è fatta essenzialmente per le gare su asfalto».
E la pista?
«La pista l'ho già assaggiata facendo delle corse in Germania, da Junior, nel 2005 e, l'anno dopo, uno stage ad Aigle, in Svizzera. Nel futuro mi piacerebbe praticarla ancora un po', vedremo...»
Quest'inverno la tua squadra, il Team Uniqa, si è fusa con l'altra squadra austriaca, l'Elk Haus. Che ripercussioni pensi che ciò possa avere su di te?
«Certamente quando due team si fondono un po' di gente resta senza squadra e questo è il lato negativo. L'altra faccia della medaglia è che avremo un piccolo aumento di budget che ci permetterà di correre nelle migliori condizioni».
Sei una di quelle ragazze sempre col sorriso sulle labbra, c'è un segreto?
«Tutto l'ambiente che mi circonda nel mondo del ciclismo lo permette. Un ambiente positivo, secondo me, è la base per dei buoni risultati. E se quest'ambiente manca, io cerco di crearlo in tutti i modi! (ride)».
Qual è il consiglio che daresti a una ragazzina che desiderasse diventare una ciclista?
«Le direi innanzitutto di dimenticarsi dell'aspetto economico (ride). In secondo luogo la preparerei a tanti sacrifici, assolutamente impensabili se si è privi di una passione vera per questo sport.»

Traduzione a cura di Giuseppe Cristiano
liberamente tratto da
petitesreines.free.fr

 

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