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De Goede, partenza col botto - L'olandese vince l'Het Niewsblad, Cantele seconda

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Dopo un mesetto abbondante di ciclismo pedalato ad altre latitudini, in terra di canguri, kiwi o sceicchi, per il ciclismo femminile è arrivato anche il momento dell'esordio europeo. La gara è quella che fino all'anno scorso si chiamava Het Volk - quest'anno rinominata Het Niewsblad - e la terra è fiamminga, terra di muri e pavé. A dire il vero il lotto partenti non è dei migliori, con tante squadre che preferiscono rifinire la loro condizione al caldo, a più di un mese dal primo appuntamento importante, la prima prova di Coppa del Mondo.
La corsa presenta dei tratti in comune con l'ultima parte della gara maschile e l'arrivo è sempre a Gent, un paio d'ore prima dei colleghi. La selezione, come prevedibile, la fanno i sette muri che, uno dopo l'altro, scremano inesorabilmente il gruppo, fino agli ultimi due, Wolvenberg e Molemberg, che lasciano una trentina di atlete a giocarsi la vittoria.
La squadra maggiormente rappresentata dopo lo scollinamento sull'ultimo muro è l'Equipe Nürnberger che, già a dare un'occhiata alla starting list, sembrava il team che avrebbe fatto da faro in corsa. Le sorelle Becker, Eva Lutz e Trixi Worrack hanno il loro bel da fare per stoppare i vari tentativi che si susseguono negli ultimi 30 km e per portare nelle migliori condizioni sul rettilineo finale la loro compagna Suzanne De Goede, sicuramente, tra le atlete rimaste, quella dotata dello spunto veloce più apprezzabile. E ci prova anche la nostra Noemi Cantele ma viene riassorbita a 20 km dall'arrivo, insieme ad altre due compagne d'avventura. Sfortunatamente la varesina è l'unica atleta del Team Bigla nel gruppo di testa e, una volta riassorbita dal plotone, pensa bene di riservare le ultime energie per lo sprint.
Sprint che puntualmente arriva e il pronostico è rispettato: la vittoria va a De Goede, con Cantele seconda per un soffio. Terza la diciannovenne Kelly Druyts, una delle ragazzine terribili della Topsport Vlaanderen, fucina di giovani promesse fiamminghe. Nel gruppo buono solo un'altra italiana, Alessandra D'Ettorre, ventesima, le altre nelle retrovie (solo due equipe italiane, Selle Italia e Top Girls, hanno preso il via).
La vincitrice, che bissa il successo del 2006, è prodiga di ringraziamenti verso le sue compagne di squadra: «Sono state veramente perfette e si meritano un grosso grazie. Nel finale eravamo l'unica squadra con 5 ragazze e loro si sono sacrificate per portarmi nelle migliori condizioni a disputare la volata». Rammarico per l'occasione sfumata ma anche consapevolezza di avere già un buon colpo di pedale per Noemi Cantele: «Mi piacciono molto gli strappetti e il pavé che si trovano da queste parti - racconta l'azzurra a fine gara. - Dopo il Molenberg c'ho provato ma il gruppo ha reagito prontamente e a quel punto ho deciso di giocare le mie carte allo sprint e mi è mancato veramente poco, negli ultimi metri, per passare Suzanne».

Se in Europa si comincia, nell'altro emisfero si continua. In Nuova Zelanda il programma prevedeva una breve corsa a tappe di tre giorni, il Tour of New Zealand e una corsa in linea, la Wellington Women's Race, quest'ultima 1.1 per l'Uci, quindi molto sentita a quelle latitudini. E non sono mancate le sorprese. Dopo due volate vincenti di una pimpante Rochelle Gilmore, l'arrivo in salita ha premiato Amber Halliday, trentenne ma alle prime armi col ciclismo élite. Per certi versi ancora più interessante l'esito della gara in linea, dove Gilmore si è dovuta piegare alla volata di una ragazzina diciottenne, che si è presa la sua bella rivincita dopo i due secondi posti colti in settimana proprio dietro la bionda Rochelle. Sempre difficile giudicare un'atleta da un ordine d'arrivo, ma intanto questo nome ce lo appuntiamo: Chloe Hosking.

Giuseppe Cristiano

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