Bastardo, splendido, ciclismo femminile... - Propositi per il 2009: combattere per crescere
Versione stampabile L'idea di questo editoriale nasce come riempitivo a cavallo del Capodanno. Tra qualche giorno, difatti, il 2008 lascerà strada al 2009 e di solito in periodi come questo si fanno i bilanci, si snocciolano numeri o si offrono ai lettori, distratti dalle tombolate e dai panettoni, editoriali nostalgici e un po' disincantati come questo.
E nasce anche dal tentativo, riuscito per niente, di coinvolgere alcune atlete di spicco del panorama italiano in un'iniziativa di protesta verso un articolo di un mensile di ciclismo di un paio di mesi fa; articolo che ci era parso troppo approssimativo per non essere considerato quantomeno fuoriluogo, se non offensivo (soprattutto in alcuni passaggi).
Niente. Le uniche due risposte pervenute al ramo femminile della redazione di Cicloweb.it sono arrivate da Edita Pucinskaite (che, come saprete, su queste pagine ci scrive anche) e da Silvia Parietti, che il 1° gennaio 2009 sarà a tutti gli effetti un'ex-atleta. E Tatiana? E Noemi? Ed Eva? E Luisa? E Marta? E tutte le altre azzurre degli ultimi anni a cui abbiamo mandato l'e-mail? Zitte. E non è tanto il rifiuto dell'iniziativa che ci ha deluso, per carità, sappiamo che si può essere in disaccordo e tifiamo - eccome! - per il dibattito; ma il silenzio no, non ce lo aspettavamo.
Ed allora il riempitivo a cavallo di un Capodanno può essere anche utile per analizzare un po' questo bastardo e splendido ciclismo femminile a due anni dalla nascita della sezione dedicata alle Donne su Cicloweb.it.
Le soddisfazioni sono state (e speriamo saranno!) un'enormità, ma le delusioni ci sono state, inutile negarle, ed anche se non ci sono stati (e speriamo mai ci saranno!) momenti in cui è venuta voglia di mandare tutto all'aria, la fotografia del movimento ciclistico femminile attuale è, in scala, equiparabile al dilettantismo del ramo maschile, anche se i numeri della Federciclismo dicono che l'unico e vero settore in crescita, come iscrizioni nelle società giovanili, è quello delle ragazzine. Ma il ciclismo femminile è pronto a tutto questo? Oppure è ancorato in una sorta di limbo in cui si è autorelegato, con la compiacenza di alcuni dirigenti? Ci sono strutture e tecnici pronti a sterzare, soprattutto in Italia, e capire che il femminile non è solo il ripiego per chi non riesce a sfondare tra i "grandi" e che il materiale sportivo, tecnico ed umano è assolutamente in grado di eguagliare - se non addirittura essere migliore, per certi aspetti - il tanto decantato professionismo maschile?
Gli organizzatori delle corse riusciranno a vedere al di là del misero spazio che viene loro offerto dalla televisione pubblica nazionale, almeno ascoltando le offerte che potrebbero arrivargli da altri canali? L'Italia riuscirà a garantire la serenità a chi vorrà organizzare, di qui in futuro, il Giro d'Italia Donne, che - lo ricordiamo per i distratti - tra le ragazze è la corsa a tappe più importante nel mondo, oppure Rivolta (o chi per lui) dovrà fare sempre mille salti mortali affinché in luglio ci sia una maglia rosa anche in gonnella?
Rischiamo la pazzia e la monotematicità, lo sappiamo, ma anche qui non vediamo altra soluzione se non una seria e cosciente presa di posizione da parte delle atlete, a cominciare - ovviamente! - da quelle più rappresentative: Guderzo, Cantele, Luperini, Bronzini, Tamanini (lasciando anche per un attimo stare Marta Bastianelli, che nel 2009 dovrà ripartire da zero o quasi), perché non pensare anche e soprattutto alla base del movimento femminile, tutelando i diritti delle vostre compagne di squadra o delle ragazze che corrono con team meno facoltosi? Perché non prendersi la soddisfazione di far vedere ai colleghi maschietti - tanto "professionisti" quanto fessi - cosa vuol dire solidarietà, senso di appartenenza, volontà di far valere i propri diritti; insomma, lo spirito sindacale?
Cosa avete da perdere? Un "lavoro" che, per farsi chiamare tale, ha bisogno dell'arruolamento nei Corpi Armati dello Stato? Ma soprattutto, promuovendo come si deve questo bastardo e splendido ciclismo femminile, siete sicure che i team manager in primis, e gli organizzatori in secundis, starebbero dalla parte opposta negli schieramenti delle vostre battaglie?
Veramente gli anni buoni che vivete bastano a cancellare le 200 euro al mese prese dalle vostre giovani colleghe? È davvero impossibile provare a modificare il fatto che la campionessa olimpica e mondiale Nicole Cooke debba lavorare part-time per riuscire a poter correre? E come lei l'altra britannica Emma Pooley, ma ci sono casi molto simili anche in Italia, seppur in proporzione, con Jennifer Fiori (tanto per dirne una che abbiamo intervistato) ed altre. Si può veramente sempre giustificare tutto e far le cose in nome della passione? Capiranno, sponsor, dirigenti, tecnici ed atlete del ciclismo femminile che un'atleta come Marianne Vos non ce l'ha nessuno sport? Fosse stata una duecentista o una pallavolista la conoscerebbero tutti; è una ciclista, poverina, ed aver vinto a poco più di 21 anni un Campionato del Mondo su strada, uno su pista, uno nel ciclocross (per parlare solo della categoria Élite), ed averci abbinato poi un titolo olimpico su pista in un anno e mezzo è un fatto incontrovertibile ed oggettivo di quanto l'olandesina sia un'assoluta fuoriclasse. E il ciclismo femminile che fa? Non può fare spallucce, non può e non deve trascurare Marianne, come non avrebbe dovuto trascurare l'(ex)iridata Marta Bastianelli, con la zozzeria confezionata dalla FCI con la doppia affiliazione concessa a Safi e Titanedi, poi azzoppate dall'UCI, e come non deve trascurare Nicole Cooke (Olimpiade e Mondiale in linea nello stesso anno... nel maschile sarebbe venuto giù il cielo!) e Tatiana Guderzo, e tutte le altre meravigliose protagoniste di questo bastardo e splendido ciclismo femminile.
La fine dell'anno è famosa, oltre che per gli editoriali nostalgici e disincantati, anche per la lista dei buoni propositi per l'anno che verrà. Il nostro proposito è semplice: continuare a voler bene a questo bastardo e splendido ciclismo femminile qualsiasi cosa accada, lottando - speriamo insieme a tante persone - affinché le cose possano migliorare.