Kirch: «Nel 2009 Giro e Mendrisio» - Ecco la trentaduenne brasiliana della Michela Fanini
Scalatrice purosangue, 1,55 per 46 kg, Rosane Kirch è una delle tante scommesse vinte da Brunello Fanini a cui ha regalato, nel giorno dell'esordio, il primo successo stagionale. Andiamo a conoscere la sua storia, quanto meno particolare...
Rosane, perché proprio il ciclismo?
«Eh, bella domanda! Proprio il ciclismo perché è l'unico sport che ho conosciuto, quasi per caso...».
Dài, raccontaci un po'...
«Vivevo con i miei genitori e li aiutavo andando a lavorare. Il tragitto da casa al lavoro (sviluppavo foto per conto di una ditta) era piuttosto lungo, così io avevo preso una bici per fare prima. Un bel giorno - avevo 23 anni - un signore mi avvicina e mi chiede se avessi voglia di andare a fare una gara in bici nel week end successivo. "Ma perché, esistono anche le gare in bici?", pensai. Ad ogni modo, visto che nel fine settimana non lavoravo, presi la mia mountain bike, indossai un paio di jeans e una vecchia maglietta da calcio e mi presentai alla partenza. Vi lascio immaginare l'espressione del tizio a vedermi conciata in quel modo! E vi lascio immaginare anche la sua espressione alla fine della gara, dato che la vinsi!!!»
Che storia... E da quel giorno fino allo sbarco in Europa?
«Da quel giorno ho cominciato a fare un po' di gare, senza però lasciare il mio lavoro. Per me era impossibile pensare di non poter mettere dei soldi da parte per il mio futuro perciò consideravo quello del ciclismo solo un hobby, nonostante vincessi quasi tutte le gare a cui partecipavo. Il tempo per allenarmi era poco e spesso non avevo nemmeno i soldi per comprarmi lo spuntino da portare con me in bici. Comunque, piano piano, hanno imparato a conoscermi e ad apprezzarmi e ho avuto il primo contratto. Nel 2002 ho vinto il campionato brasiliano in linea, a crono e di cronoscalata ed è stata la mia consacrazione. Il 2003, invece, è stato il mio anno migliore e, finalmente, ho cominciato a fare le prime gare in Europa e sono stata convocata per i Campionati Mondiali B, quelli a cui partecipavano i paesi con minor tradizione ciclistica, piazzandomi tredicesima».
Quindi siamo arrivati al grande giorno: il primo contratto in una squadra europea...
«Sì, nel 2004 sono stata ingaggiata dalla Fenixs di Svetlana Boubnenkova, ma l'impatto è stato traumatico. Era tutto diverso dal ciclismo brasiliano e io avevo una paura matta di stare in gruppo. Mi ritrovavo in grupponi di 150 ragazze a fare gare di tre ore quando io ero abituata a correre con 10-15 per mezz'ora o un'ora al massimo. Spesso è capitato che prendessi un sacco di vento in pianura e arrivassi alla salita già cotta e ed ero una delle prime a staccarmi. Come si arrabbiava la Bouba a vedermi andare forte in allenamento e così piano in gara! Ma quello fu un anno che mi servì molto per imparare. Invece l'anno successivo è stato sfortunato in quanto non sono riuscita ad ambientarmi bene nel nuovo team, la Pratomagno di Donnini e così dopo mezza stagione, ritornai in Brasile.»
E, se non abbiamo fatto male i conti, qui entra in scena Brunello Fanini...
«Sì, tramite il suo ds Fanelli mi ha contattato più volte, invitandomi nella sua Michela Fanini e vincendo le mie iniziali resistenze. Ed è stato così bravo che dopo quasi quattro anni, eccomi ancora qui. Brunello per me è stato, ed è tuttora, una figura molto importante. Lui, la sua moglie e i suoi figli rappresentano la mia seconda famiglia e questo è fondamentale per compensare la forte nostalgia che ho della mia vera famiglia. Non vi nascondo che quest'anno ho ricevuto molte offerte, magari anche più vantaggiose economicamente, ma non è stato difficile per me scegliere e firmare il quarto contratto consecutivo con la Michela Fanini».
Prima di iniziare a frequentare i palcoscenici internazionali, cosa conoscevi del ciclismo femminile mondiale?
«Poco, molto poco. Avevo solo il sogno di diventare come Nicole Brändli (ride)...»
Quest'anno hai avuto in squadra ragazze molto giovani, la più "vecchia" di loro aveva otto anni in meno di te. Per te è stato difficile o stimolante?
«Mi sono trovata bene con loro ed è stato sicuramente stimolante. Ci siamo aiutate a vicenda, io guidandole con la mia maturità e loro aiutandomi in corsa, magari a risalire il gruppo in vista di una salita...»
Il 2008 è stato anche l'anno della prima vittoria in Europa, l'8 marzo, a Varazze, battendo nientemeno che Fabiana Luperini. Tra l'altro una delle poche a riuscirci in stagione...
«Quel giorno è stato tutto bellissimo. Pioveva tanto e io adoro quelle condizioni meteorologiche. Sulla prima salita ho provato subito a fare il forcing ma Fabiana mi si è incollata a ruota e presto ha allungato. Io ho stretto i denti, più per difendere il secondo posto che altro, ma in discesa mi sono scatenata e l'ho raggiunta. Così abbiamo fatto insieme la seconda salita di giornata senza che nessuna delle due riuscisse a fare il vuoto, ma nell'ultima discesa sono andata di nuovo fortissimo e ho tirato dritto fino all'arrivo. Fantastico!!!».
Ma nel tuo palmarès stagionale figura anche uno splendido secondo posto alla Route de France. Quale, tra i due, è stato il risultato più significativo per te?
«Direi la Route de France. Quel risultato è stato frutto di tanto lavoro e lì ho capito che, se sto bene, in salita posso lottare alla pari con le migliori del mondo».
Che farai quando ritornerai in Brasile?
«Prima di tutto voglio godermi la mia famiglia che rivedo una sola volta all'anno! Come preparazione cercherò di andare un po' in palestra e tra qualche settimana ricomincerò a prendere la bici, anche se il clima molto caldo non sarà proprio l'ideale... A inizio gennaio correrò la classica brasiliana di inizio stagione, la Copa America de Ciclismo, a Interlagos e dopo quella ritornerò in Italia, agli ordini di patron Brunello!»
Se dovessi esprimere un desiderio per la prossima stagione...
«I miei obiettivi saranno due: Giro d'Italia e Campionato Mondiale. Facciamo così: tappa al Giro e top-10 a Mendrisio, ok? (ride)»