La costernazione del ciclismo - Fiume in piena di ricordi per l'amato Franco
Versione stampabileRenato Di Rocco
«È una perdita enorme, un vuoto per noi incolmabile. Ma sarebbe riduttivo pensare a Franco solo come un ct. Era parte integrante del nostro sistema. Era bravo a fare squadra, anche al di fuori del suo ruolo. Ci siamo lasciati ieri, a ridere e scherzare come sempre. Per me era uno di famiglia, era come un figlio. Anche in questo suo hobby, quello del rally, era sempre prudente: del resto era un ragazzo moderato, non mangiava mai tanto, non beveva. E' stata una fatalità crudele. C'è grande costernazione e senso di smarrimento, ma il lavoro fatto da lui non finisce: era l'esempio di quei valori che noi cerchiamo. È partito dalle categorie minori ed è diventato un modello per tutti. Grande comunicatore, ci consola, in questo momento di dolore immenso, il fatto che lascia una grande eredità. Il profilo futuro del ciclismo azzurro Franco lo ha già disegnato». (www.federciclismo.it)
Gianni Petrucci
«Sono sgomento. Franco era una persona straordinaria sotto tutti gli aspetti: non era solo un grande ct, era anche un grande amico. E questo non sempre succede tra dirigenti e tecnici. Non solo il mondo del ciclismo, ma tutto lo sport piange ora una grande persona. Di lui ho tanti ricordi, ma un'immagine adesso mi torna incessantemente agli occhi: io che alle Olimpiadi di Atene vengo lanciato in aria da Ballerini dopo la vittoria di Bettini, nel primo giorno di gara dei Giochi». (www.federciclismo.it)
Raffaele Pagnozzi
«Era una grande e bella persona con una capacità tecnica straordinaria. Il giorno prima delle gare era capace di prevedere l'andamento della corsa con un'abilità incredibile. Con lui il ciclismo italiano ha ottenuto una serie inavvicinabile di vittorie. Nonostante questo è rimasto sempre umile. Purtroppo, dopo Castagnetti, è un altro grandissimo tecnico che lo sport italiano perde». (www.federciclismo.it)
Riccardo Nencini
«Un lutto senza fine nel cuore di tutti noi. Il mondo del ciclismo, dei suoi atleti, dei suoi dirigenti, dei suoi tifosi, piange Franco Ballerini e lo ricorda con tanto inestinguibile affetto. È morto non solo un amico, un atleta, un uomo che ha onorato lo sport con passione e serietà, ma anche un esempio per tutti. Pochi sanno della sua attività di volontariato, ed è uno dei motivi per cui lo volevamo sempre vicino anche in momenti istituzionalì, come nelle cerimonie di premiazione o di riconoscimento non solo di giovani atleti ma anche in incontri in cui si doveva sottolineare spirito di fraternità, solidarietà, pace. Ora lo piangiamo con tanta tristezza nel cuore e ci sentiamo vicini alla sua famiglia e a tutti quelli che con lui hanno condiviso il suo amore per lo sport e per una vita ricca di valori». (www.federciclismo.it)
Paolo Bettini
«Ho perso un grande amico, anzi un fratello. Ballerini ha rischiato la vita mille volte in corsa. Correva la Roubaix senza casco, si buttava in discesa sulle strade delle Dolomiti e non ha mai avuto problemi. Il destino lo ha preso ora in un momento di divertimento in cui coltivava la sua passione per i motori. È stato lui ad avvicinarmi al mondo dei rally. Se c'era una cosa a cui Franco teneva era la sicurezza. Mai un azzardo». (www.federciclismo.it)
Alfredo Martini
«Era come un figlio per me, come un parente stretto per la mia famiglia. Dovevamo recarci a Prato per festeggiare il novantesimo compleanno di Giovanni Corrieri, mitico gregario di Bartali, ma siamo stati costretti a rinunciare per essere qui, vicini a Franco. Ballerini non mancava di passare da casa mia due o tre volte alla settimana: un caffè, un saluto, due chiacchiere. Per le nostre bambine (le nipoti di casa Martini, ndr) era diventato uno di famiglia. Quando il presidente federale Giancarlo Ceruti mi chiese un consiglio su chi scegliere per la successione di Fusi, gli risposi: non darò una rosa, ma un nome solo.Ballerini». (www.gazzetta.it)
Pat McQuaid
«Franco Ballerini era certamente una delle figure di maggior spicco nel mondo del ciclismo italiano e internazionale, per il suo passato di corridore di straordinarie qualità, ma soprattutto per il carisma e la personalità che ne avevano fatto, in questi ultimi anni, il commissario tecnico piu' conosciuto ed apprezzato - oltre che vincente - dell'intero settore professionistico della strada. Ho conosciuto Franco abbastanza da poterne apprezzare la schiettezza e la sincerità in ogni circostanza, e sono state proprio queste sue doti innate a farne un grande uomo prima ancora che un grande campione dello sport. Dopo le vittorie da corridore, era riuscito a dare al suo nuovo ruolo al servizio del ciclismo italiano - nella continuità del lavoro svolto dal suo predecessore Alfredo Martini - una dimensione rimasta tuttora ineguagliata. L'importanza che Franco attribuiva ogni anno alla maglia della propria nazionale ed ai Campionati del Mondo, trasmettendo questa motivazione a ciascuno dei suoi corridori, costituiva per l'UCI e per l'intero movimento ciclistico un motivo di legittimo orgoglio, e contribuiva a conferire alla prova piu' attesa della stagione un vero e proprio valore aggiunto sul piano umano oltre che tecnico. La scomparsa di Franco Ballerini ci lascia dentro un vuoto incolmabile. In questo tristissimo momento, a nome di tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato per il suo entusiasmo e la sua simpatia, e che gli hanno voluto bene per il suo modo di essere stato un campione ma soprattutto un uomo di ciclismo, mi sento di esprimere alla moglie Sabrina ed ai figli Gianmarco e Matteo l'affetto e la solidarietà di tutto il nostro mondo. A cui Franco mancherà sempre.». (www.tuttobiciweb.it)
Vannino Chiti
«L'improvvisa e tragica scomparsa del commissario tecnico della nazionale di ciclismo, Franco Ballerini, colpisce e addolora. Con lui perdiamo una figura fondamentale del mondo sportivo, un uomo che grazie alle sue capacità aveva portato il Paese a grandi successi mondiali, accompagnando i nostri campioni nel loro percorso verso la vittoria. Sono vicino alla sua famiglia». (www.gazzetta.it)
Francesco Moser
«Trovare un altro come lui non sarà semplice. Tragedie come questa dimostrano che non possiamo mai essere sicuri di niente, ti arrivano quando uno meno se l'aspetta. Certo il ciclismo italiano perde tanto. Ballerini aveva un ruolo ormai fondamentale e certo trovarne un così ora non sarà semplice. Sono quelle cose che ti arrivano come un fulmine a ciel sereno. E pensare che appena 10 giorni fa mi ero incontrato con lui e Bettini a Modena e mi avevano parlato proprio di questo rally, era molto preso da questo evento. La sua corsa era proprio la Parigi-Roubaix che aveva concluso 13 volte e che aveva vinto in due occasioni. Era proprio sul pavè che riusciva a dare il massimo. Ma secondo me il suo ruolo giusto era quello che occupava da tanti anni. Come commissario tecnico riusciva a trarre il massimo da tutti i corridori, sapeva osservare, scegliere, preparare le gare e soprattutto il Mondiale e in quattro occasioni i suoi azzurri si sono imposti per la gioia di noi tutti. Ora questo schianto, questa fine tragica, questo maledetto appuntamento col destino». (www.gazzetta.it)
Moreno Argentin
«Sono amareggiato per quello che è successo, non ci posso credere. Sapevo di questa sua passione per i rally ma questa non può essere certamente una colpa, può succedere anche camminando per strada. Cosa perde il ciclismo? Non la metterei sul piano sportivo perché abbiamo perso tutti una cara persona e il mio pensiero va principalmente alla sua famiglia, la perdita maggiore è per loro. Nello sport Franco aveva prima faticato ma poi era riuscito a creare la sua dimensione e negli ultimi anni tutto era andato a suo favore. Abbiamo perso una cara persona, non ricordo mai una polemica e i suoi commenti erano sempre molto pacati». (www.gazzetta.it)
Giuseppe Saronni
«Ho tanti ricordi, ho conosciuto Franco da giovane, abbiamo corso assieme e vissuto tanti momenti belli e meno belli, ma queste sono notizie che ti sconvolgono e il mio pensiero va alla sua meravigliosa famiglia. Ho saputo la notizia questa mattina da corridori e amici. La passione per i rally l'ha sempre avuta e mi ricordo che negli ultimi anni, quando aveva deciso di smettere, diceva "ora mi potrò divertire e farò qualche rally". Oggi mi viene da dire accidenti, probabilmente era destino. Per me a livello personale è una perdita importante, Franco era un grande professionista. Un ricordo? Ce ne sono mille dopo una vita trascorsa insieme tra gioie e dolori. Abbiamo corso tanto insieme, io ero a fine carriera e lui era all'apice, ed ero una specie di fratello maggiore. Poi quando sono diventato dirigente l'ho avuto alle mie dipendenze. Ma il nostro rapporto andava oltre, ci sentivamo praticamente quasi tutti i giorni. In questo momento mi sento soprattutto di stare vicino alla moglie, ai figli, alla sua splendida famiglia. Per una di quelle strane circostanze che ci regala la vita sono stato proprio io a favorire la sua ascesa a c.t. azzurro. Quel ruolo infatti l'avevano offerto a me ma avevo già preso degli impegni e quindi feci io il suo nome, mi sembrava la persona adatta. Non mi sbagliavo: lui era un grande c.t., un professionista esemplare, aveva carisma e sapeva gestire le varie individualità cementandole in un gruppo. E i risultati parlano più di qualsiasi chiacchiera. La settimana scorsa ci eravamo trovati insieme ad Arezzo per una battuta di caccia, c'era Chioccioli ed altri amici e colleghi. Per due ore a tavola abbiamo riso, scherzato, ricordato mille aneddoti della nostra carriera e della nostra vita. Ecco, lo voglio ricordare così: sorridente, disponibile, un caro amico». (www.gazzetta.it)
Gianni Bugno
«Con lui abbiamo iniziato a correre quando eravamo giovani, abbiamo cominciato e finito la carriera insieme. Sapevo di questa sua passione per le macchine, ma non mi sarei mai aspettato una notizia come quella di stamattina. Come c.t. della nazionale ha avuto i suoi risultati migliori, ha avuto grandi corridori ma li ha saputi gestire in maniera egregia». (www.gazzetta.it)
Mario Cipollini
«Sono totalmente incapace di realizzare che Franco è morto. Sto provando una rimozione inconscia della realtà, come se qualche salva-vita potesse riportarlo in vita. Mi vengono in mente i tanti momenti di gioia che abbiamo vissuto insieme e in particolare quel giorno a Zolder, nel 2002, quando con la sua regia costruì per me la tattica e la squadra per regalarmi il titolo mondiale. Ogni atleta di alto livello come Franco cerca sempre nuovi stimoli, anche dopo l'attività agonistica, ha bisogno di sentirsi sempre competitivo, così mi spiegava la sua passione per i rally. Aveva ancora adrenalina e lui la esprimeva, al di là dell'impegno come c.t. della nazionale, nelle corse automobilistiche». (www.gazzetta.it)
F.C. Internazionale
«Appassionato tifoso dell'Inter, aveva fatto visita alla squadra in più occasioni ad Appiano Gentile e nel ritiro estivo a Riscone di Brunico. Il presidente Massimo Moratti e tutta la F.C. Internazionale, Josè Mourinho e la squadra ricordano un grande campione dello sport italiano e sono vicini alla moglie Sabrina, ai figli e a tutta la famiglia in questo momento di grande dolore». (www.gazzetta.it)
Andrea Noè
«Un amico, collega e compagno di squadra che ricorderò sempre nel mio cuore». (Facebook)
Dario David Cioni
«Sono triste per la perdita di un Amico». (Facebook)
Ivan De Paolis
«È davvero una giornata triste. Ciao Franco.» (Facebook)
Marta Bastianelli
«Posso solo ringraziarlo per le belle parole che ha sempre espresso per me, sia in quel giorno fantastico che in quello più brutto». (Facebook)
Paolo Viberti
«Ho conosciuto Franco come una persona speciale. Mi ha parlato di tante cose, non soltanto di ciclismo, e sempre da innamorato della vita. Ci siamo spalleggiati in giro per il mondo e bastava un cenno per capire. La morte è ingiusta quando porta via persone meravigliose come lui. Spero che lassù possa trovare tanto pavè e cercare di divertirsi come quando lo cavalcava in corsa.» (Facebook)
Cristian Moreni
«È stato un onore per me conoscerlo e far parte della sua nazionale, sarà sempre nel cuore e nella memoria di tutti quelli che amano il ciclismo. Grazie Franco!». (Facebook)
Manuel Quinziato
«Penso che tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere Franco Ballerini sentano che un pezzo del loro cuore sia morto con lui». (Facebook)
Alessandro Brambilla
«Sono a pezzi per quanto è accaduto al carissimo Franco, che sarà sempre nel cuore di tutti. Professionalmente ho ricordi bellissimi di lui. Nel 1987 io ho commentato per la prima volta la Tre Valli Varesine. Quell'edizione l'ha vinta Franco ed è stato il suo primo successo da professionista. Nel 1989 per la prima volta ho commentato il Gran Premio di Camaiore: primo Franco Ballerini. Franco è stato nominato ct dell'Italia nell'agosto 2001. La prima gara che ha seguito nelle vesti di commissario tecnico azzurro è stato il GP di Camaiore. Io, sempre speaker dell'evento, l'ho presentato al pubblico da neo-ct. Il suo Campionato del Mondo più bello da commissario tecnico è stato quello di Varese 2008. Io ero speaker ufficiale di Varese 2008, edizione gloriosissima per l'Italia. Ha vinto Ballan, secondo è giunto Cunego, quarto Rebellin. Nell'era moderna del ciclismo mai una Nazionale aveva ottenuto il primo, secondo e quarto posto al Campionato del Mondo. Carissimi Franco Ballerini, Marco Pantani, Fabio Casartelli, Frank Vandenbroucke, Nicola Panzeri, Emilio Ravasio, Michela Fanini, Diego Pellegrini, Simone Tomi, Antony Orsani, Mario Cioli, Italo Ragnoli e altri amici lassù sappiate che non vi scorderemo mai.». (www.tuttobiciweb.it)
Rocco Crimi
«Sono profondamente addolorato per la scomparsa di Franco Ballerini, uno dei capitani dello sport italiano. E' la classica notizia per cui la ragione inizialmente non vuole credere. Senza dubbio Ballerini è già nella storia del ciclismo italiano. Per la sua professionalità e la stima di cui godeva tra i corridori, mi è sempre sembrato personificare il ct ideale». (www.tuttobiciweb.it)
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