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Fabiana Luperini: «Pechino, via Giro» - La 34enne della Menikini è la superfavorita della prossima corsa rosa

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Dal 1995 al 1998 il regno del Giro d'Italia è stato a totale appannaggio della toscana Fabiana Luperini, classe '74, laureatasi campionessa d'Italia su strada per la quarta volta pochi giorni fa. Era giovedì 26 giugno quando la Luperini anticipava tutte le avversarie e si assicurava il grande onore (ed onere) di vestire la maglia biancorossoverde al prossimo Giro d'Italia Femminile. A meno che non ci sia da far posto ad un colore diverso...
Fabiana, ti è mai capitato di vincere un Giro d'Italia in maglia di campionessa nazionale?
«Una volta, nel 1996».
In vista del Giro cosa hanno detto i Campionati Italiani?
«I Campionati Italiani non hanno detto molto sul Giro che sta per nascere, visto che una cronometro e una corsa in linea effettuati a distanza di giorni sono altra cosa rispetto ad una corsa a tappe. Potrebbe essere stato molto più indicativo il Giro del Trentino».
Giro del Trentino che è stato vinto da una certa Fabiana Luperini.
«È una breve corsa a tappe, ma ci sono salite e spesso tutte le atlete che poi si ritroveranno al Giro. Vincerlo dà sempre molto morale. Tornando al Tricolore, è ovvio che è stato meglio vincerlo che perderlo. Vincere non dispiace mai».
Il Giro di quest'anno sembra essere più incline alle scalatrici.
«È vero. Sono tutte salite belle, dure. Salite che conosco; il Monte Serra è praticamente casa mia e so benissimo quanto dura sia. Le altre salite sono andata a vederle ultimamente ed hanno le pendenze adatte per fare la giusta selezione. Il Cuvignone che si affronterà il venerdì è una salita vera, e tutta la tappa del penultimo giorno è molto impegnativa».
E ci sono pochi chilometri a cronometro...
«...che è una cosa che fa sempre piacere (ride)».
Chi saranno le tue avversarie più agguerrite?
«Le solite, assolutamente, visto che in un Giro d'Italia non si può inventare niente, o quasi. La Pucinskaite, la Brändli, l'americana Neben, la mia ex compagna Ljungskog...».
A proposito della svedese: come mai è tornata al Team Flexpoint dopo aver fatto bene la prima parte di stagione nella Menikini?
«Non saprei con precisione. Credo per questioni di sponsor».
Ci dai anche i nomi di qualche giovanotta di belle speranze?
«Tatiana Guderzo sta pedalando molto forte in questo periodo ed è una brava atleta. Una che potrebbe sorprendere tutte è Claudia Häusler, che in salita va davvero forte».
A proposito della Vos. Contenta che salti il Giro?
«È un peccato che una ragazza forte non venga a correre il Giro, ma lei quest'anno ha corso tanto e vinto altrettanto, spesso lasciandosi dietro anche la sottoscritta, anche in salita. E poi lei ha la possibilità di giocarsi tre titoli olimpici e credo che qualche rinuncia vada fatta: forse salterà gli Europei e sicuramente non sarà al Giro, ma se a Pechino le cose andranno come tutti immaginano, Marianne sarà più che contenta di aver fatto determinate scelte: in fondo gli Europei ed il Giro ci saranno anche il prossimo anno».
A proposito di Olimpiadi. Sappiamo di toccare un nervo scoperto, ma non possiamo non chiederti se nutri ancora qualche speranza oppure ti sei rassegnata a non andare.
«La speranza c'è ancora, anche se ci sono già due capitane designate come Cantele e Bastianelli e quindi è presumibile che la terza atleta possa essere scelta tra quelle ragazze che sanno anche lavorare un po' da lontano, mentre io sarei comunque una terza punta. Però un percorso in linea così duro, perlopiù in un'Olimpiade, non penso capiti spesso, e io mi ci vedo bene lungo quella salita. Ma se dovessi vincere il Giro la mia stagione sarebbe comunque più che positiva anche senza Pechino, visto che la reputo già molto buona così. E poi non ho corso le Olimpiadi neanche quando stravincevo tutte le corse, figuriamoci ora... (ride). La speranza però è sempre l'ultima a morire».

Mario Casaldi

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