Un Rujanito di granito - Alla fine la corsa è sua per soli 3"
Versione stampabileCome si possa perdere per 3 miseri secondi una corsa in bicicletta di quasi 1500 chilometri su e giù per le Ande Venezuelane, e non avere il benché minimo rimpianto, bisognerebbe chiederlo a José Alarcón.
Un mistero che s'infittisce nell'esatta misura in cui questo corridore è più scaltro e veloce del proprio avversario. Doti quindi, col senno di poi, che avrebbe potuto tranquillamente mettere a frutto in uno sprint intermedio con abbuoni tra la miriade disseminata nelle 12 frazioni del tracciato della 45esima Vuelta al Táchira. Forse perché le tre vittorie parziali, compreso il circuito finale di ieri tra le strade di San Cristóbal, sono comunque da considerarsi un bilancio soddisfacente per un giovane di poco più di 20 anni. O magari perché, riflettendoci bene, sarà giunto alla conclusione che perdere dal suo corregionale José Rujano, che esattamente un anno fa aveva in fondo virtualmente battuto negli scontri diretti, non è poi una sconfitta tanto disonorevole.
Rujano si conferma, ormai senza dubbio alcuno, come il miglior corridore del Sudamerica. Non per essere stato l'unico ciclista del continente a salire sul podio del Giro d'Italia, quella ormai è una storia vecchia, e nemmeno per aver riscritto record su record delle manifestazioni d'oltreoceano da un anno a questa parte. Semplicemente perché le sue indiscutibili qualità, accompagnate ora dalla ritrovata consapevolezza di esse ed una generale maturità finalmente raggiunta a suon di batoste, incidenti e confusione d'intenti, non hanno apparentemente eguali in questo momento. Un Rujano, quello prossimo ad entrare negli anni teoricamente migliori per l'atleta da gare a tappe, che con convinzione e condizione ritrovata, non è detto debba per forza essere tanto inferiore in salita all'arrampicatore appena 23enne ammirato nel 2005. Al contrario, la logica imporrebbe di credere il contrario.
Ciò nonostante la classifica generale finale non mente affatto in merito a quanto abbia dovuto sudarsela questa Vuelta al Táchira, l'ora "tricampeón" di Santa Cruz de Mora. La sola giornata a lui veramente proficua è stata la cronometro. Nelle rimanenti s'è più che altro visto costretto a limitare il pericoloso accumulo d'abbuoni da parte di Alarcón ed a contenere le continue scorribande dei Lotería del Táchira, indomiti ma orfani ieri dell'effetto sorpresa e costretti quindi ad accontentarsi del gradino più basso del podio con Noel Vásquez.
La ragione di tante difficoltà è molto semplice e và ricercata nella volontà di Rujano di non presentarsi nel mese di gennaio con quella straordinaria condizione esibita l'estate scorsa nei Giri di Colombia e Venezuela, entrambi ampiamente dominati. In questa stagione avrà difatti l'onere e l'opportunità, nei confronti di se stesso, della sua carriera e di quello che è tornato a dimostrare, di rimettersi in gioco nel ciclismo europeo e provarsi fino in fondo in più prestigiosi traguardi. Il programma di marzo ed aprile in maglia ISD-Neri prevede Tour de Langkawi e Giro del Trentino, prima dell'immancabile appuntamento della corsa rosa. L'altra assoluta protagonista di questa manifestazione, la sua gente, comincia già a sognare ad occhi aperti.