Altra corsa, altro Giro - Cronoscalata e maglia per Rujano
Versione stampabileChissà cosa avrà pensato ieri José Rujano Guillén, per i più impegnato a "tornare ai fasti d'un tempo", fasciandosi nelle insegne del primato alla Vuelta al Táchira, la corsa di casa di maggior importanza.
Si sarà senz'altro sentito soddisfatto. Spazzar via con un solo devastante colpo una settimana intera di nevrotici tatticismi che stavano finendo per inguaiarlo, non è in fondo cosa da tutti con così pochi chilometri nelle gambe.
Ritornare capoclassifica, esattamente a mezzo decennio di distanza da quel trionfale 2005 che lo consacrò nell'olimpo degli scalatori del ciclismo del nuovo millennio, per quanto in modo effimero, dev'esser stata poi una sorta di liberazione, come apprestarsi a riprendere un discorso interrotto troppo bruscamente.
Il tutto, ironia della sorte, proprio in cima ad una vasta piantagione di caffé, appena qualche centinaio di metri soprastante la cittadina di Bramón.
Magari sul podio gli saranno anche passati per la testa i ricordi dell'infanzia, di quelle piantine raccolte fino a consumarsi; ché ritornarne a calcare i palcoscenici veramente prestigiosi del ciclismo mondiale non dev'essere poi tanto più complicato di abbandonare da appena adolescente un lavoro sicuro, per quanto diabolico. Per che cosa poi? Come si può non considerare una follia rincorrere in sella ad una bicicletta il sogno di un futuro migliore, sulle orme di quel celebrato pedalista che viveva appena un paio di isolati più in là, un tale Leonardo Sierra? Lui sì, però, che se l'era sistemata un po' la vita, oltre a quella dei propri cari...
Oppure chissà se, più semplicemente, si sarà convinto che salite pedalabilissime di 7 chilometri, precedute da 10 di comodo riscaldamento e da affrontarsi in rigorosa solitudine, non possono che essere una barzelletta per uno abituato a scalare quasi ogni giorno, in beato silenzio e tra le fitte nubi, i 40 e passa km del Pico El Águila, ad oltre 4000 metri di quota.
A continuare a vincere tra la propria gente, dopo un 2009 sotto quest'aspetto trionfale, in fondo c'è solo da guadagnarci. Un sorriso vale ben più di tante ipocrisie e senza una irriducibile convinzione nei propri mezzi (leggasi: vittorie), al Giro, dopo troppe batoste, è inutile ritornarci se non per rimpinguare il partito degli scettici.
Pedala forte Rujano, ma in prospettiva futura pedala fortissimo il giovane compagno Gálviz, ieri 2° nella cronoscalata ad appena 26" ed ora virtualmente sul gradino più basso del podio. Classe '89, tachirense doc di Santa Ana - dove si arriverà domani - "Carlitos" ritorna alla corsa che più di tutte lo fa comprensibilmente sognare (e che l'aveva già visto sorprendente protagonista nel 2008, da giovanissimo) dopo un'anno di assenza forzata, dovuto ad un problematico infortunio al ginocchio, risolto lo scorso inverno grazie ad un'operazione (evidentemente improponibile per le disponibilità economiche proprie e della famiglia) pagata dalla sua nuova squadra, la Gobernación del Zulia.
Un ritorno prepotente nelle zone alte della classifica che potrebbe convertirlo nel grimardello fondamentale, nel ruolo di deterrente tattico, per scardinare le residue - ma tutt'altro che sopite - resistenze dei rivali della Lotería del Táchira. I corridori di casa, difatti, continuano a presidiare in massa la prima pagina della generale, con ben 8 corridori nei primi 11 (tutti entro i 3' di distacco), a partire dall'ex-leader, il rapido Contreras (ora 2° a 23"), che con i soli abbuoni potrebbe riavvicinarsi pericolosamente. Pure Noel Vásquez, stella - ora un po' decaduta - del ciclismo venezuelano in passato, attende impazientemente la penultima tappa con l'arrivo in vetta al Cerro del Cristo, per colmare il minuto di distacco che attualmente lo separa dal "tricampeonato" della Vuelta. La sua gente sarà ancora una volta lì, a dispetto del passare del tempo.
In conclusione, pur avendo trovato il più solido tra i padroni possibili, c'è da scommettere che questa edizione della Vuelta al Táchira riserverà ancora nuove sorprese e nuovi capitoli da scrivere, già a partire dall'interminabile tappone odierno con arrivo a Pregonero.