Santi, poeti e navigatori - Ma l'Italia cerca pure un campione
Ci siamo avventurati per settimane in un lungo viaggio attraverso tutti e cinque i continenti, ed ora che siamo giunti alla fine di questo 2009 la domanda appare lecita: quali scenari si prospettano per l'Italia dal punto di vista dei giovani talenti?
Molte volte nel corso delle varie discussioni che ci hanno accompagnato nel corso dell'annata ciclistica, abbiamo pensato se oltre a Vincenzo Nibali vi sia realmente qualcun altro in grado di opporsi allo strapotere straniero nelle grandi corse a tappe, senza dimenticare l'attuale situazione che vede il siciliano nella condizione di dover condividere la leadership con i vari Basso, Pellizotti e Kreuziger. Oppure, se in una situazione che ci vede ormai orfani, per vari motivi, dei vari Bettini, Di Luca e Rebellin basteranno i soli Cunego, Pozzato e Ballan a tenere alta la nostra bandiera nelle varie corse di un giorno, in attesa che arrivi prima o poi anche l'acuto di un Giovanni Visconti in una classica monumento. Oppure se Mark Cavendish è destinato a spadroneggiare negli sprint per oltre un decennio, a maggior ragione quando Alessandro Petacchi deciderà di appendere la propria bici al chiodo.
Tanti dubbi, quindi, ed allora proviamo a buttare un occhio per vedere come stanno le cose a casa nostra. Pensiamo che al giorno d'oggi comincia ad apparire creare delle buone basi di partenza, abbracciando quante più discipline possibili senza considerarle quasi un cancro dannoso che possa pregiudicare irrimediabilmente l'attività su strada. Abbiamo visto nel nostro cammino alcuni esempi lampanti (l'Olanda con la Rabobank, i movimenti britannico e australiano in cui molto, se non tutto, parte dalla pista) e qualcuno in parte ha cercato di portare avanti un progetto simile (la collaborazione tra Liquigas e Marchiol ha finito col portare al professionismo atleti più che validi su strada, ma capaci anche di togliersi splendide soddisfazioni su pista). Certo, in questi casi non può che tornare in mente quanto riuscì a fare poco meno di dieci anni fa la Mapei con la creazione di un team professionistico giovanile (oggi sarebbe una Continental) che racchiudesse in sé il meglio dei prospetti del tempo, forgiatisi attraverso le esperienze più disparate, anche in corse di secondo o terzo piano, senza il rischio di perdersi nei meandri del dilettantismo, cosa che purtroppo rischia di accadere anche al giorno d'oggi.
Sarebbe bello poter tornare finalmente a parlare di progetti simili, con giovani atleti che vanno a confrontarsi regolarmente con i più forti coetanei d'Europa e del mondo attraverso brevi corse a tappe - o corse in linea - e poi vedersi magari un giorno "promossi in prima squadra", evitando quindi di trovarci a commentare anche casi come quello del classe '87 Manuele Boaro, vincitore di due corse come il Gran Premio della Liberazione e il Trofeo ZSSDI - che spesso da sole quasi bastano ad ottenere il lasciapassare per il grande salto - costretto ad inseguire almeno per un'altra stagione tra i dilettanti il sogno di diventare finalmente un ciclista professionista.
Non dimentichiamoci neppure dell'importanza che può rivestire la Coppa delle Nazioni che, come si è visto in questo 2009, può offrire una visibilità non indifferente e che quindi farebbe meglio a tornare d'attualità nei programmi federali, visto che già nella categoria Juniores i nostri corridori si trovano a sostenere trasferte all'estero per prendere parte in maglia azzurra ad alcune tra le più importanti competizioni della categoria. Ciò potrebbe dar modo agli atleti nostrani di suscitare l'interesse non solo dei team di casa nostra, ma anche di squadre straniere dal budget importante e con progetti concreti, non rendendo quindi isolati i casi di corridori come Davide Appollonio, di cui parleremo a breve.
C'è chi uno sguardo ai giovani ha comunque deciso di darlo in maniera nient'affatto secondaria, e per una ISD-Neri che purtroppo si è trovata nella condizione di dover abbandonare i progetti iniziati proprio col lavoro di Scinto e Citracca tra gli Under 23 (che almeno - magra consolazione – hanno finito col portare al professionismo nelle proprie fila il classe '86 Pierpaolo De Negri, giusto per fare un nome), vi sono almeno un paio d'esempi che vanno in questa direzione: la Lampre-Farnese Vini, che a fronte di un deciso rimpasto derivato dalle tante partenze e dall'arrivo di Petacchi, con Cunego sempre nella posizione di atleta di riferimento, è riuscita ad accaparrarsi molti dei giovani su cui spesso si è scritto nelle ultime stagioni, e la Colnago-CSF Inox, che ha deciso di puntare su un organico totalmente italiano con un'età media tra le più basse in assoluto, aggiungendo altri tasselli a quelli già inseriti nell'ultima stagione.
Abbiamo accennato in precedenza alla pista ed allora non si può non ribadire l'importanza che d'ora in avanti potrà rivestire il velodromo di Montichiari, che nel 2010 andrà ad ospitare anche la rassegna iridata Juniores su pista, visto che già quest'annata va in archivio in maniera estremamente positiva grazie ai titoli mondiali ed europei di atleti come Dario Sonda, Elia Ongaretto e Loris Paoli (tutti del '91), tutti attesi al debutto nella categoria Under 23 e che si spera possano perseverare nella loro polivalenza. Si va avanti, quindi, con la lotta a colpi di vittorie dilettanti tra i vari squadroni e tra chi magari con un budget inferiore riesce ugualmente a portare i propri atleti al professionismo; tra velocisti come Edoardo Costanzi (classe '88) che si ritrovano e giovani classe '90 come Sonny Colbrelli e Nicola Ruffoni che già al primo anno nella categoria hanno mostrato qualche numero importante; tra chi, come Moreno Moser (del '90 anch'egli), aspira a prolungare una dinastia e chi, come Simone Antonini (vincitore del Giro della Lunigiana e del Trittico Veneto), Francesco Sedaboni (vincitore di 3-Tre Bresciana e Tre Giorni Orobica), Pierre Paolo Penasa o Mirko Ulivieri (tutti del '91), si appresta a debuttare nella categoria dei "puri" cercando di confermare quanto di buono fatto finora tra gli Juniores, dove anche nella prossima stagione sarà ben in evidenza la maglia di campione europeo di Luca Wackermann (classe 1992), altro atleta già molto atteso.
In tutto questo è arrivato il momento di chiudere in bellezza, presentando quindi i migliori talenti del panorama ciclistico italiano.
Under 23 e professionisti in team "minori"
Stefano Locatelli (26/2/1989)
Nelle ultime stagioni in molti si saranno appuntati il suo nome, che appare probabilmente come il più interessante tra coloro catalogabili alla voce "scalatori puri", tipologia di corridore che al giorno d'oggi in Italia sembra esser divenuta sempre meno frequente. Fin dalle categorie giovanili (Juniores, in special modo) ha mostrato una reale capacità di fare la differenza in salita nelle giornate migliori ed anche nelle prime due annate tra i dilettanti non è passato di certo inosservato. Il coraggio non gli manca ed anche il suo fondo è più che buono, come dimostra quella che finora è stata la sua perla: la vittoria nel Palio del Recioto 2009. Nelle corse a tappe, competizioni dove è lecito attenderlo come protagonista e dove il sapersi gestire diviene requisito fondamentale, finora la fortuna non è stata sempre dalla sua parte, ma ha comunque saputo sopperire mettendosi a disposizione dei propri compagni con un notevole contributo. Siamo certi che la chiamata al professionismo non tarderà ad arrivare. Un altro dei papabili di casa nostra per le grandi corse a tappe è senz'altro Angelo Pagani (classe 1988), passista scalatore in grado di offrire prestazioni abbastanza buone a cronometro e di difendersi molto bene in salita, anche su quelle con pendenze più impegnative. Non a caso, finora ha saputo dare il meglio di sé in una corsa come il Giro della Valle d'Aosta e dopo un'altra stagione tra i dilettanti nella Trevigiani Dynamon-Bottoli, sarà professionista dal 2011 nelle fila della Colnago-CSF Inox.
Elia Viviani (7/2/1989)
Chiamato a prendere il posto di Guarnieri nel ruolo di velocista di punta nella Marchiol, ha confermato di essere uno dei giovani più interessanti negli arrivi a ranghi compatti. Non è tutto: è probabilmente uno dei migliori esempi attuali di polivalenza, dimostrando che una formazione che avviene attraverso la pista, senza per questo dover necessariamente sacrificare l'attività su strada, può portare a risultanze tangibili in termini di sagacia tattica e colpo d'occhio. Non a caso sono stati i velodromi a rivelare principalmente il suo talento, con vari titoli europei in specialità come Madison e Scratch, ma anche su strada ha saputo lasciare il segno, aggiudicandosi una corsa prestigiosa come la "Popolarissima" e fornendo buone prestazioni anche in ambito internazionale. La Liquigas, nel suo progetto giovani non se l'è fatto scappare e dal 2010 lo avrà tra le sue fila. Condividerà con lui lo stesso destino anche Davide Cimolai, anch'egli classe 1989 - e compagno di squadra alla Marchiol - che la Liquigas ha messo sotto contratto per il 2010. Formatosi anche lui su pista, è un passista veloce in grado di superare molto meglio di altri velocisti gli strappi brevi e quindi assai temibile in caso di sprint non troppo affollato. Può comunque maturare ancora, soprattutto in quelle gare che prevedono l'attraversamento di strappi o settori di pavé, che sulla carta sarebbero molto adatte alle sue caratteristiche.
Davide Appollonio (2/6/1989)
Il suo approdo al professionismo nelle fila della Cervélo non può non suscitare interesse, vista anche la scarsissima frequenza di giovani italiani che effettuano il grande salto in team di matrice totalmente straniera. Per lui, che diventerà così il secondo ciclista professionista molisano, già abituato a migrare in giovanissima età, inevitabilmente sarà una nuova sfida che potrebbe darci la sua dimensione definitiva di atleta e farci capire se le speranze italiane nelle corse in linea passeranno anche da lui. Per ora, le premesse ci sono tutte: buona capacità di superare gli strappi e le salite di media lunghezza e notevole spunto veloce, che ha già mostrato nelle prime apparizioni da stagista, buttandosi senza remore negli sprint di gruppo. Ha condiviso pressoché l'identico percorso giovanile Enrico Magazzini, di un anno più grande (classe 1988) e già approdato al professionismo dal luglio scorso con la Lampre-NGC. In lui sono molto meno marcate le doti veloci (comunque discrete), mentre ha qualcosa in più in salita. Le prime risultanze sono state buone anche per lui, che ha le carte in regola per ben figurare nelle corse in linea, mentre sarà da valutare in una grande corsa a tappe (dove comunque può ottenere un discreto piazzamento).
Diego Ulissi (15/7/1989)
Per lui è arrivata finalmente l'ora della verità, visto che già da un paio di stagioni si parlava del suo approdo tra i professionisti. Nella categoria Juniores ha fatto il bello e il cattivo tempo, e la conquista di due titoli mondiali consecutivi è divenuta nel tempo molto pesante nell'economia dei giudizi e delle aspettative. Non sarà facile, quindi, debuttare portandosi appresso le stimmate del potenziale fuoriclasse; in più viene da un'ultima stagione dilettantistica nel complesso deludente, anche a causa di problemi fisici. Attualmente sembra poter dare il meglio nelle gare in linea, in virtù delle ottime doti sul passo che possono vederlo protagonista di azioni a gittata medio-lunga e di un ottimo spunto veloce. Molto importante sarà la sua tenuta mentale ed in questo la sua gestione da parte della Lampre-NGC, attraverso un adeguato percorso di crescita, sarà un aspetto da non sottovalutare. Grande protagonista in queste annate è stato il suo coetaneo Daniele Ratto, grande rivale ai tempi della categoria Juniores. L'atleta lombardo ha altresì doti in grado di farlo ben figurare nelle gare in linea più dure (ottima capacità di superare gli strappi, spunto veloce), ma le sue doti da scalatore possono fare di lui anche un protagonista nelle gare a tappe. Del resto, un piazzamento nei primi 5 al Giro della Valle d'Aosta al primo anno tra gli Under 23 è un risultato abbastanza eloquente. Sarà la Carmiooro a tenere a battesimo il suo debutto tra i pro'.
Filippo Baggio (5/6/1988)
Nelle ultime annate il team di Mirko Rossato ha sempre messo in vetrina almeno una ruota veloce, che poi puntualmente è riuscita ad effettuare il salto nel professionismo. L'ultimo in ordine di tempo è il ventunenne veneto, dotato di buon fisico e di uno spunto potente, formato anche attraverso il continuo esercizio dell'impostazione della volata tramite il treno, sia in fase di finalizzazione che di preparazione a vantaggio dei propri compagni. Dopo un ottimo 2008 si attendevano da lui conferme in quest'annata, che puntualmente sono arrivate (spicca il successo nel Circuito del Porto). Può ben figurare anche nelle brevi cronometro ed ha le carte in regola, nel momento in cui avrà la possibilità di disputarle, di essere protagonista nelle classiche del Nord. Sarà la Ceramica Flaminia la squadra con cui affronterà la prima stagione da professionista. Tra i dilettanti, Rossato pare aver già trovato il suo sostituto in Giacomo Nizzolo, classe 1989 rivelatosi come il velocista più vincente dell'ultima stagione e che prima di effettuare il salto, verosimilmente dovrà affiancare al Trofeo Papà Cervi conquistato in stagione qualche altra vittoria di peso nella categoria. Ma molta attenzione andrà prestata anche ad Andrea Guardini, veronese classe 1989 appena passato dalla Neri Promociclo alla Cicli Casati; è dotato di uno spunto molto potente a cui si abbinano anche le perizie del pistard, dal momento che ha continuato a praticare anche l'attività sui velodromi (che gli ha fruttato un titolo europeo nel Keirin da Juniores).
Sacha Modolo (19/6/1987)
In una Zalf Désirée Fior che negli ultimi anni ha sfornato diversi passaggi alla massima categoria, si è segnalata soprattutto la classe 1987. Definirlo un semplice velocista appare riduttivo, vista la capacità di superare abbastanza bene gli strappi e le salite brevi che lo differenziano dalle ruote veloci pure, e vista anche la buona visione di gara che può portarlo ad inserirsi nell'azione decisiva e regolare i propri avversari anche in volate meno numerose. Sa dar sfoggio del proprio sprint non solo nelle volate piane, ma anche su quelle poste in leggera salita. Nel suo 2009 spiccano la perla del Gran Premio della Liberazione ed il bronzo conquistato al Campionato Europeo in Belgio. Approda al professionismo nelle file della Colnago-CSF Inox ed appare un corridore fatto apposta per una classica come la Milano-Sanremo, ma che probabilmente non sfigurerebbe neppure sul pavé del Nord.
Gianluca Brambilla (22/8/1987)
Non solo buoni passisti veloci in casa Zalf. Passista scalatore, ha nella regolarità la sua miglior dote, accentuata a tal punto che forse con un pizzico di fortuna in più ed un maggior spunto veloce, sarebbe sicuramente catalogabile alla voce "vincente". Nelle occasioni importanti, però, difficilmente è mancato, sia che si trattasse di gare in linea molto impegnative (Palio del Recioto 2008), sia che si trattasse di gare a tappe (Giro del Friuli 2009). La capacità di mantenere un rendimento costante nel corso di tutta l'annata, anche correndo in appoggio ai propri compagni, può essere quindi uno dei suoi punti di forza anche nel professionismo, a cui approda con la maglia della Colnago-CSF Inox. Come detto, la velocità non è il suo forte, ma nessun terreno gli appare precluso tra gare in linea e gare a tappe. Un discorso che può essere applicato anche ad Enrico Zen, classe 1986 già professionista da questa stagione con la CSF Group-Navigare (e quindi prossimo compagno di squadra di Modolo e Gianluca Brambilla), anche se probabilmente la propensione di quest'ultimo pende maggiormente verso le gare a tappe, nelle quali andrà valutato sulla base dei buoni risultati ottenuti da dilettante.
Adriano Malori (28/1/1988)
Il suo passaggio al professionismo è uno dei più attesi, visti i risultati ottenuti da dilettante, soprattutto in una specialità - come quella delle cronometro - in cui da sempre l'Italia si è trovata nella condizione di dover colmare la lacuna di un vero e proprio specialista. È già riuscito a vincere tutto contro il tempo, ma dalle sconfitte patite nell'ultima stagione emerge la necessità di ritrovare una certa tranquillità per poter affrontare al meglio il salto e non dilapidare quindi quanto di buono mostrato finora. Il suo motore comunque appare eccezionale, tanto quanto la sua capacità di mettersi a disposizione dei propri compagni quando l'occasione lo richiede. Può essere fondamentale sia nella preparazione di una volata, grazie alle sue trenate, sia nel dare il suo contributo in salita, dove ha i numeri per poter ben figurare in prima persona e dire così la sua anche in una corsa a tappe. Alla Lampre lo raggiungerà anche Alfredo Balloni, classe 1989, colui che è stato in grado di batterlo nel campionato italiano a cronometro e che è apparso come l'altro uomo nuovo per le gare contro il tempo. Rispetto a Malori ha leggermente meno tenuta in salita, ragion per cui le corse in linea sembrano più adatte alle sue caratteristiche. La sua sparata è comunque notevole e può rivelarsi assai utile alla causa.
Professionisti di prima fascia
Francesco Masciarelli (Acqua&Sapone-Caffè Mokambo – 5/5/1986)
Quando la strada sale, l'abruzzese è sicuramente il miglior talento nostrano nel panorama ciclistico attuale: passato anche lui giovanissimo (a 21 anni), ha subito vinto due tappe e la classifica finale del Tour of Japan, che non sarà il Tour de France, ma è pur sempre una corsa di sette tappe che comprendeva la cronoscalata del Monte Fuji, nella quale Francesco ha lasciato il secondo a 2'11" in 11,4 km. Lo scorso anno ha vinto da campione il Giro del Lazio in solitaria, davanti a Pozzato e Di Luca, dopo essersi arreso soltanto a Santo Anzà al Brixia Tour. Quest'anno il debutto al Giro d'Italia (17esimo, col 6° posto sul Petrano) ci ha consegnato uno scalatore di fondo in grado di poter dire la sua per la top 10 già dall'imminente 2010. Il 2° posto alla Tre Valli Varesine e il 15esimo al Giro di Lombardia potrebbero indicare anche una certa predisposizione sul passo, e chissà che l'accesso dell'Acqua&Sapone tra i 17 top team (che vale le corse Pro Tour) non possa regalarci qualche soddisfazione anche sulle strade delle Ardenne.
Jacopo Guarnieri (Liquigas-Doimo – 14/8/1987)
Un velocista vero, col fisico da corazziere e con il colpo di pedale che è sembrato giusto sin da subito, anche nel fatato mondo dei pro'. Il 2° posto dietro a Petacchi a Donoratico è stato il lampo di inizio stagione. Al Giro di Polonia è riuscito a piazzare la zampata vincente nello sprint di Lublin, battendo corridori come Davis, Greipel e Napolitano. Il 10° posto ad Amburgo ed il 16esimo alla Parigi-Bruxelles ci fanno capire che il ragazzo ha qualità anche nelle corse in linea, ovviamente non troppo dure. In Liquigas gli ha fatto compagnia l'altro '87 Daniel Oss, passista veloce al quale è stata fatta assaggiare la campagna del Nord (ed è riuscito a finire Fiandre, Gand e Roubaix) per poi concedergli qualche spazio tra Missouri e Prato a fine stagione. Forte sul passo, non va malissimo a cronometro e può essere uomo da classiche vallonate.
Davide Malacarne (Quick Step – 11/7/1987)
Il suo titolo mondiale nel ciclocross conquistato nel 2005 sembrava aver rivelato all'Italia un nuovo promettente talento nella disciplina, accantonata nelle stagioni successive per dedicarsi totalmente alla strada. Il ciclocross comunque è stato fondamentale per la formazione di quest'atleta grintoso, limitato da qualche problema fisico nell'ultima annata tra i dilettanti. Il suo primo anno da professionista è stato comunque incoraggiante; si è concesso qualche attacco quando la condizione lo consentiva (entrando nell'azione decisiva ha conquistato un bel 4° posto alla Coppa Sabatini), sfiorando il successo in una breve corsa a tappe come il Presidential Tour of Turkey (al momento appare più adatto a queste che ai Grandi Giri), affinando anche lo spunto veloce nell'ultima parte di stagione. Le corse di un giorno appaiono al momento il terreno ideale per emergere, non essendogli preclusi né buoni riscontri nelle classiche del pavé né in quelle che vanno ad affrontare strappi impegnativi, come quelle sulle Ardenne. In una realtà come la Quick Step, poi, c'è anche gente che di determinate gare se ne intende e dalla quale il veneto può imparare molto.
Eros Capecchi (Fuji-Servetto – 13/6/1986)
Passato pro' praticamente saltando la categoria dilettantistica (ha fatto 7 mesi con la Mastromarco prima di passare stagista in Liquigas), il suo nome circola da tempo tra i taccuini degli osservatori proprio per la giovanissima - tuttora - età e per le sue caratteristiche, che sembrano quelle di un passista scalatore adatto anche alle corse a tappe. Il primo approccio con le Ardenne a 21 anni (Amstel e Freccia portate a termine), ma il calendario migliore è riuscito a correrlo l'anno scorso con la Scott, disputando Tirreno, Sanremo, Amstel, Romandia (16esimo) e Giro d'Italia, concluso senza grandi squilli ma con la condizione che gli ha permesso di vincere la tappa di Arrate e la classifica finale della Bicicletta Basca, che rimangono le sue uniche due vittorie da pro'. Quest'anno in Fuji è stato condizionato dall'incertezza del calendario, che forse potrebbe influire anche sul 2010 suo e di Fabio Felline, altro giovanissimo (classe '90) che dopo un solo anno con l'UC Bergamasca ha spiccato il grande salto verso il professionismo con un team Pro Tour. È soprannominato "piccolo Valverde" perché abbina le tante qualità in salita ad uno spunto veloce davvero notevole (4° ai Mondiali Juniores su pista nella Corsa a punti), sperando che abbia la possibilità di mettersi in mostra potendo maturare nelle corse giuste.
Simone Ponzi (Lampre-NGC – 17/1/1987)
È arrivato tra i pro' con credenziali enormi viste anche le tante vittorie tra i dilettanti (e il 2° posto al Mondiale Under 23 di Varese) ottenute grazie alle sue qualità veloci, anche se è più uno scattista da volate ristrette che non una ruota da sprint compatti. Il suo 2009 si può catalogare come un anno di apprendimento/adattamento, visto che il 5° posto al Memorial Pantani e il 10° alla Rund um die Nürnberger Altstadt non possono certo essere il suo target per gli anni a venire. Con una Lampre ringiovanita e aperta a più soluzioni (e più capitani), anche il veneto potrebbe trovare gli giusti spazi per emergere, a patto che non venga relegato a vagone del treno di Petacchi, sorte che invece dovrebbe capitare ad Andrea Grendene (classe '86), che dopo il GP Liberazione vinto nel 2008 è passato subito pro' e non sembra aver ancora trovato la propria esatta collocazione.
Damiano Caruso (LPR Brakes-Farnese Vini – 12/10/1987)
Fin dalle categorie giovanili ha fatto intravedere una certa predisposizione per le gare a tappe e prima di effettuare il salto, nell'estate scorsa era riuscito ad abbinare ad una buona regolarità una certa concretezza che l'ha portato ad ottenere un discreto feeling con la vittoria (dopo il titolo italiano Under 23 nel 2008, nella prima metà del 2009 è riuscito ad aggiudicarsi il Giro delle Pesche Nettarine e una tappa al Giro Baby). Al suo debutto tra i professionisti è riuscito a farsi notare con qualche buona prestazione, anche se la nuova breve parentesi Under 23 coincisa col Mondiale di Mendrisio si è rivelata inferiore alle attese. Ha grinta, coraggio nell'attaccare e col tempo ha lavorato anche per migliorare il proprio spunto veloce. Attualmente può ben figurare nelle brevi corse a tappe e nelle gare in linea di una certa difficoltà, mentre saranno ancora da valutare la sua tenuta in una grande corse a tappe ed in classiche come quelle delle Ardenne che pure sarebbero molto adatte a lui. Col passaggio alla nuova De Rosa-Stac Plastic questi interrogativi rischiano di restare aperti, per il momento, ma l'età è indubbiamente dalla sua parte.
Puntate già pubblicate
1 - Sicard e forse una rinascita - Panoramica sui giovani di Francia
2 - Ci si muove oltre Manica - Gran Bretagna e Irlanda nel mirino
3 - Belgioiellini del domani - Panoramica tra Fiandre e Vallonia
4 - Un oceano di attese - Focus su Australia/Nuova Zelanda
5 - La fioritura dei tulipani - Il nostro sguardo cade sull'Olanda
6 - Scandinavia scandagliata - Focus: Nord Europa e paesi baltici
7 - Operación Triunfo - L'analisi su Spagna e Portogallo
8 - Teutonici e ruspanti - Non brilla solo Ciolek in Germania
9 - Giro di valzer e di promesse - Tutti i nomi dell'Europa centrale
10 - Un balcone sui Balcani - Il nostro sguardo sugli Stati slavi
11 - Tu vuo' fa' l'americano - Il focus su Nord e Centro America
12 - L'incredibile (ex) URSS - Sempre tanti nomi dall'Est Europa
13 - Africa, tu sei tanto giovane - Ma anche l'Asia non è poi vecchia
14 - Scalatori sì, ma non solo - Ecco il futuro del Sud America
(1a parte: Da Mendrisio il segnale... - 2a parte: Sud America, Colombia faro)