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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Alessandro Donati

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Alessandro Donati, trentenne abruzzese in forza all'Acqua&Sapone–Caffè Mokambo, faceva le corse tra gli amatori quando aveva 16 anni. Aveva perso un fratello nel 1994 che era innamoratissimo della bici e questo dolore lo aveva spinto ancora di più a pedalare con passione, ma senza pensare tanto all'agonismo. Un giorno però Palmiro Masciarelli capì che quel ragazzo aveva la stoffa per diventare un vero corridore. Cominciò così la storia di Alessandro sui pedali.
Palmiro Masciarelli ha segnato senza dubbio la tua carriera.
«Un vero e proprio padre. Mi ha messo in sella, mi ha fatto fare le prime corse tra gli Allievi e gli Juniores e poi grazie a lui sono passato con l'Acqua&Sapone. Ma, oltre al lato professionale, devo dire che dal lato umano c'è un rapporto magnifico che continua anche coi suoi tre figli, ovvero i miei compagni di allenamento di tutti i giorni. Ragazzi serissimi coi quali in bici ci si allena tanto e si scherza poco, siamo tutti molto meticolosi, specialmente Francesco: lo ammiro per la maturità che ha e per il modo in cui si allena».
Dalle corse amatoriali a quelle tra gli Juniores: il passaggio è stato traumatico?
«Se consideriamo l'aspetto riguardante la serietà nell'affrontare le gare, direi di si. Mi ricordo che una mattina mi presentai a una gara con poche ore di sonno. Facevo il deejay il sabato sera e capitava di andare a letto molto tardi. Non era il tipo di vita che si addiceva a un ciclista. Anche altre volte capitavano episodi simili, una volta Masciarelli mi diede un ultimatum: se durante la settimana non mi fossi allenato bene, mi avrebbe messo fuori dalla squadra e si sarebbe ripreso la bici. La domenica successiva vinsi io».
E anche tra gli Under 23 succedevano cose simili?
«Anche se ho capito un po' troppo tardi come si deve correre in bici, devo dire che tra i dilettanti ero molto più serio, anche se l'ultimo anno ho avuto un periodo difficile, mi ero abbattuto e volevo smettere. Poi il mio ds Di Lorenzo e anche Masciarelli hanno insistito affinché corressi ancora e fu la svolta perché feci un bel finale di stagione dopo il Giro Baby a fine anno, era il 1° novembre, lo ricordo benissimo, Palmiro mi fece firmare per passare Professionista».
Stai per iniziare la settima stagione da professionista. Ancora nessuna vittoria però sei un punto fermo per la tua squadra e per i tuoi capitani.
«Mi manca tanto la vittoria. Tra i dilettanti ho vinto tanto, 13 corse e adesso vorrei vincere anche tra i pro'. Ma le soddisfazioni si prendono anche quando fai un lavoro prezioso per gli altri. Quest'anno ho tirato molto per proteggere i vari Masciarelli, Paolini e Garzelli. A Stefano piace stare davanti e bisogna sempre tenerlo nelle prime 15 posizioni. Poi le salite impegnative bisogna prenderle in testa e per farlo bisogna che si fatichi molto. Ciò nonostante ho avuto anche io le mie libertà, nel periodo tra marzo, aprile e maggio sono andato molto forte e ho anche rischiato di prendere la maglia di leader in una tappa del Giro di Turchia se non avessi sbagliato strada. Chissà, magari prendendo la maglia l'avrei anche potuta portare fino all'ultima tappa. Comunque è stato un buon 2009 per me: ho corso le gare italiane più importanti come Tirreno, Sanremo, Lombardia e Giro».
È stato il tuo primo Giro?
«Si, ed è stato molto emozionante. E questa emozione nelle prime tappe l'ho pagata, poi è andata meglio. L'emozione maggiore era quella di ritrovarmi gomito a gomito col mio idolo di sempre: Lance Armstrong. Ebbi una sensazione simile, ma non uguale, al debutto tra i pro' in mezzo a gente del calibro di Museeuw, Bettini e Van Petegem. Mi ritrovavo come in un sogno: io all'epoca oltre a essere un corridore ero innanzitutto un vero appassionato di questo sport, e lo sono tuttora».
Hai ancora qualche altro sogno nel cassetto?
«Mi piacerebbe correre prima o poi il Fiandre o la Roubaix. Ho già corso l'Het Volk, la Gand, la Freccia del Brabante, e già li si respira un'aria particolare. Figuriamoci al Fiandre, che è una corsa leggendaria. Oltre a questo mio pallino, mi piacerebbe comunque riuscire ad ottenere presto la prima vittoria, magari al Trofeo Matteotti, che è la corsa di casa e si addice molto alle mie caratteristiche, con strappi secchi e poco spazio per recuperare».
Ti è rimasta la passione per la musica?
«Certo, non faccio ovviamente il deejay, ma ascolto tanta musica: R'nB, House e poi tutte le tendenze del momento. È una delle poche distrazioni che mi concedo, insieme a qualche partita alla Playstation, poi tutto il resto del tempo si deve dedicare al lavoro e alla famiglia. Coi fratelli Masciarelli infatti preferiamo uscire per l'allenamento sul presto così poi abbiamo tutto il pomeriggio libero da dedicare alla famiglia: sono sposato da poco più di un anno e devo dire che ho trovato la moglie ideale per un ciclista, perché mi sostiene sempre. Fa la stessa mia vita, ha gli stessi miei ritmi e questo per lei non costituisce un peso».
Navighi spesso in Internet?
«Si, mi piace navigare. Mi collego quasi tutti i giorni e seguo soprattutto i siti di ciclismo. Cicloweb.it lo controllo sempre, soprattutto - in questo periodo - le sezioni del Ciclomercato e dei senza contratto».
E "Hai voluto la bicicletta"?
«Anche, la leggo sempre e sono molto contento di essere finito dentro questa rubrica».

Marco Fiorilla



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